Cinquantacinque

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Non avevo mai osservato una pistola da così vicino. La canna d'acciaio brunito rivolta verso a me mi faceva uno strano effetto. Non avevo paura, non consapevolmente, semmai inconsapevolmente. Non avendo mai fatto esperienza prima, perché dovrei temere quell'innocuo (!) pezzo di metallo? Mi venne anche voglia di accarezzarlo, per provare e provare l'ebbrezza di impugnarla. Ma chiaramente, io soltanto pensavo a quelle cose. Jaspreet invece era terrorizzata e schiacciata dietro la mia schiena.

"Non una sola parola, Andrea. Non un urlo o la finiamo qui. E non contare sui poliziotti che vi seguivano".

La voce era ancora la stessa, uscita dal viso invecchiato di Diego, ancora rotondo sotto i capelli biondi, artificialmente biondi. E anche la postura era ancora la stessa. Non era ingrassato di niente, il suo fisico parve quello di venti anni prima. Lo stesso della fotografia. Ma nella voce avevo notato una sfumatura diversa: non c'erano più le note che sapevano di orgoglio, né di ideali. Vi era rimasta soltanto la cattiveria, la stessa messa a disposizione per compiere le azioni di cui era stato capace. Di quegli anni doveva essere rimasta soltanto la delusione di chi sa che ha sbagliato, ma non mi parve di sentirla nella sua voce.

"Lasciala andare, ti prego", gli risposi.

"Forse. Dipende da te Andrea. Ora saliamo nell'appartamento. Tu davanti, lei dietro di te. Velocemente".

Diego mi parlava come anni prima. Sapeva che fossi capace di tutto. Di improvvisi colpi di testa, di perdita di controllo. La mia malattia ad un certo punto sancì la fine dell'organizzazione. Ero diventato pericoloso per tutti. Fu quasi un miracolo se siamo sopravvissuti a quella decisione. Anche se...la morte dei miei suoceri fu un chiaro avvertimento.

"Sali Andrea, non perdere tempo", aggiunse Diego più per richiamare la mia attenzione che per darmi un ulteriore ordine. Mi conosceva bene.

Jaspreet si limitava a seguirmi.

Arrivammo al piano e la mia speranza di incontrare qualcuno svanì all'improvviso. Forse era meglio così, non sarebbero state coinvolte altre persone.

"Entra, fai in fretta", mi intimò Diego.

Sapeva già che in casa non c'era nessuno, così pensai, perché non parve essere preoccupato di questo aspetto.

Ed invece.

Ma la sorpresa che ebbi entrando non cambiò la nostra situazione.

A pelo d'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora