Trentanove

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Il grande portone in legno massello di casa Bombati – Bonelli (e di altre sette famiglie) si aprì con uno scatto. Un colpò secco, che rimbombò nell'androne.

Il corpo esile di Ida Gelmini sbucò poco dopo che il suono si era dissipato, poi si mosse attraversando la strada con un passo spedito. Si voltò verso la direzione dell'ispettore Grimaudo e per poco non la riconobbe.

Sempre a passi sveltì, orientò il suo cammino in una direzione diversa da quella che avrebbe dovuto per riprendere l'automobile parcheggiata la sera precedente.

L'ispettore Nicole Grimaudo, si irrigidì nel dubbio: non attendeva una situazione come quella.

Tentennò, poi decise di seguirla.

Arrivati in Piazza Castello, le intenzioni di Ida Gelmini sembravano dirette ai Musei Reali dove fino a pochi giorni prima lavorava Camilla De Luca.

All'ispettore Grimaudo, che si teneva poco lontano, rimase con un punto interrogativo grande quanto la sua curiosità.

Ida Gelmini entrò nell'edificio, si diresse verso gli uffici della Direzione, e dalla sicurezza che ostentava, si poteva comprendere che non fosse per lei la prima volta.

L'ispettore Grimaudo entrò a sua volta. Richiamò l'attenzione dei un inserviente, qualificandosi. Le chiese di chiamare il commissariato e di farla raggiungere da dei colleghi. Era pronta a tutto, sebbene prendesse in considerazione che non sarebbe stato necessario.

La situazione sembrava chiarirsi nei pensieri dell'ispettore: il lavoro di Camilla De Luca era probabilmente collegato a quello del marito, Michele, e il perfetto ufficiale di collegamento altro non era che la segretaria.

Ora, mentre l'ispettore rifletteva su quanto avesse ipotizzato, si rendeva conto che non aveva senso: perché mai i due coniugi non avrebbero potuto comunicare direttamente?

Il motivo della presenza ai Musei Reali di Ida Gelmini doveva essere un altro. Forse doveva controllare qualcosa o recuperare dei documenti.

Certo. Doveva essere così: l'omicidio aveva creato una discontinuità e ora era necessario recuperare le prove o anche semplici tracce che Camilla De Luca aveva lasciato in ufficio.

Ida Gelmini, la segretaria, quella a cui affidare anche gli affari di famiglia, così dovevano aver fatto in casa Bombati, pensò l'ispettore in preda all'ansia di scoprire la verità.

Ed aveva ragione: Ida conosceva molto bene la storia dei Bombati, sia quella dei genitori, deceduti in uno strano incidente, sia quella dei figli.

L'ispettore Grimaudo aveva fatto i suoi controlli... la morte contemporanea dei due coniugi Bombati in un terribile incidente era stata archiviata con un eccesso di velocità. Incidente?

Forse, o forse no.

I Carabinieri, a quel tempo, avevano avuto più di un dubbio e lo avevano anche espresso al magistrato, ma quest'ultimo, con quella che sembrava premura di concludere l'odiosa faccenda che lo tratteneva al lavoro anche in agosto, aveva archiviato, accusando un uomo di aver mal custodito il suo trattore ponendolo proprio sul ciglio di una strada stretta e pericolosa.

E quando il maresciallo a capo delle indagini aveva fatto notare che dagli interrogatori, il proprietario del trattore sosteneva di non ricordarsi affatto di aver spostato il trattore su quel ciglio e che mai prima lo avesse fatto, il magistrato aveva risposto che il proprietario non fosse attendibile visto che aveva trascorso la notte dell'incidente all'ospedale in come etilico.

A nulla era valso l'ultimo tentativo dello stesso maresciallo che aveva appurato che nessuno aveva mai visto bere quell'uomo né quella sera (sua moglie giurava di non averlo visto) né altre volta.

Una grandissima messa in scena.

Ecco cos'era stato quell'incidente.

Perché?

Era questa la domanda alla quale Ida Gelmini sarebbe stata chiamata a rispondere.

Lo squillò del telefono dell'ispettore Grimaudo interruppe i suoi pensieri.

"Abbiamo ritrovato il dottore, Bonelli Andrea".

Era la voce di Mancini.

"Dove?", ma lei già conosceva la risposta.

"A Barcellona. Bonelli è nuovamente in un ospedale, è vivo, cosciente, però ha avuto un altro infarto. È stato lui stesso a chiedere alla Polizia locale di chiamarci. Vuoi che ti faccio acquistare un volo di andata e ritorno?".

Grimaudo sorrise: "No, grazie, i biglietti li ho già", lasciando di sasso Mancini.

"E da Roma? Hai già risposte?", aggiunse l'ispettore Grimaudo

"Per ora no, e non credo mai ne avremmo".

"Perché?", disse Grimaudo preoccupata.

"Non mi ha risposto il tuo amico, ma un'altra persona, ed era abbastanza incazzato!".

A Nicole Grimaudo si gelò il sangue. Quello non era un numero qualunque, lo aveva già usato in altri momenti.

Rimase in silenzio incerta su cosa dire al collega, quando Mancini con un filo di voce le disse: "Abbiamo pestato la coda ad una serpe, ma a chi?".

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