Chapter 62

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Piper's pov

Continuai a ripensare alle parole di Alex anche quando tornammo a casa.
Avevamo deciso di cenare insieme, ed avrebbe cucinato lei dato che aveva insistito.
Mi ero seduta su uno degli sgabelli presenti, appoggiandomi con i gomiti sul ripiano in pietra di fronte a me.
Guardavo in silenzio la mia ragazza, la quale era intenta a tagliare con attenzione dei peperoni.
Aveva legato i capelli in una lunga coda alta che le stava benissimo.
"Grazie" le dissi piano, interrompendo quella quiete.
Lei alzò lo sguardo su di me, osservandomi interessata.
"Per cosa?" chiese.
Appoggiai il mento sul palmo della mano, e mi strinsi nelle spalle.
"Per...esserci. Per ciò che mi hai detto prima" risposi sincera.
Lei mi rivolse un sorriso, e riprese ad affettare la verdura.
"Sicura che non vuoi che ti aiuti?" le domandai, ma lei scosse la testa sorridendo.
"Pipes, non offenderti, ma in cucina non sei il massimo" mi disse ridacchiando.
"Dai!" esclamai divertita.
Scesi dallo sgabello e mi avvicinai a lei, per poi abbracciarla da dietro.
"Andiamo, posso essere d'aiuto" affermai, e lei sospirò.
"Okay...puoi provare. Però non fare casini" mi disse trattenendo un sorriso, ed io annuii sciogliendo l'abbraccio.
Mi posizionai al suo fianco, lei prese un pomodoro e lo affettò in rapidità ricavando delle fette perfette. Io invece rimasi a bocca aperta dato che sembrava uno chef.
"Ti insegno lentamente, segui i miei movimenti" mi rassicurò, ridacchiando per la mia espressione.
Prese un altro pomodoro e fece lo stesso, molto più piano.
"So come tagliare un pomodoro a questa velocità, non sono messa così male" affermai, e lei sorrise.
"Va bene, allora qui fai tu" disse, poi mi lasciò il posto ed andò ad accendere il fornello.
Cominciai ad affettare la verdura, ma curiosa di provare ad imitare Alex, aumentai la velocità.
Presa dalla rapidità, in qualche modo il coltello mi scivolò dalla mano e la lama mi procurò un taglio sull'indice.
"Cazzo" imprecai sottovoce.
Il sangue cominciò a scendere copiosamente anche se la ferita non era grande.
Al si voltò di scatto, e vedendo il mio dito sanguinante si precipitò verso di me.
Mi prese la mano e mi fasciò rapidamente il dito con della carta da cucina.
"Sapevo che sarebbe successo. Porca miseria Piper, non stai mai attenta!" mi sgridò fulminandomi con lo sguardo.
Aggrottai la fronte, non capendo perché mi stesse urlando contro.
"Senti volevo solo-" cercai di obiettare, ma non finii la frase che lei mi prese con sé portandomi in bagno.
"Siediti" mi ordinò sospirando, ed indicò il ripiano in marmo di fianco il lavandino.
Prese del disinfettante, dei cerotti e dei pezzi di cotone.
"Alex, è solo un taglio, non serve chissà cosa" affermai.
Lei non mi diede ascolto, e mi ripetè di sedermi sul piano rialzato.
Sospirai, ma decisi di non fare storie.
Nel mentre continuai a tenere il dito fasciato per impedire al sangue di scorrere.
Intanto anche l'espressione spazientita di Alex non accennava ad addolcirsi.
"Perché fai quella faccia? Non è successo niente di grave" le dissi.
"Sì ma ti sei comunque fatta male" rispose scocciata.
Successivamente aprì il rubinetto, e mi sciacquò il dito sotto il getto d'acqua fredda.
"Posso fare da sola" affermai, ma lei mi ignorò nuovamente.
Versò del disinfettante su un batuffolo di cotone e mi ripulì la ferita.
"Ahia! Fa' piano" esclamai con una smorfia.
"Così magari starai più attenta la prossima volta" rispose lei, poi mi mise il cerotto premendo con forza.
"Ho capito! Non c'è bisogno di prendersela così tanto per un semplice taglio" dissi, ma lei rimase in silenzio rimettendo via la scatola di cerotti che aveva preso prima.
"Ti...sei preoccupata?" azzardai.
"Sì" rispose secca, cogliendomi di sorpresa.
Mi stupii dato che pensavo avrebbe ignorato anche quella domanda.
"Sì?" le chiesi di rimando.
Alex mi rivolse uno sguardo ironico che sembrava dire 'tu cosa credi?'
"Certo che mi preoccupo per te" disse avvicinandosi.
"È una ferita minuscola" la rassicurai.
Successivamente la presi per un angolo della maglietta portandola verso di me.
Le stampai un bacio sulle labbra, e notai immediatamente come la sua espressione si fece più rilassata.
Mi prese per i fianchi attirandomi a sé, così io allacciai le braccia attorno al suo collo e la baciai.
Ero ancora seduta sul ripiano rialzato, perciò Alex mi prese in braccio senza interrompere il bacio.
Io sorrisi sulle sue labbra; adoravo quando mi portava a cavalcioni.
Si allontanò, e mi guardò trattenendo un sorriso.
"Adesso ti porto in giro così" disse, ed uscì dal bagno tenendomi stretta.
Io ridacchiai, mentre lei si diresse in cucina.
"Mettimi giù dai" esclamai divertita.
"Tanto so che ti piace" rispose accennando un sorriso, contagiata dalla mia risata.
La guardai sorridendo dolcemente, mentre le mie gambe le circondavano la vita.
Lei mi fece sedere sul ripiano della cucina, facendomi ridere.
"Potevi farmi sedere su una sedia, come una persona normale" dissi, poco distante dal suo viso.
"La normalità non mi piace" rispose facendomi l'occhiolino.
Con una mano le accarezzai delicatamente la guancia, sorridendo.
Osservai i suoi occhi verdi, che nella luce di quel momento sembravano leggermente più scuri; osservai le sue labbra perfette, quelle labbra che non mi sarei mai stufata di baciare; poi il suo naso, le sue morbidi guance...il tutto contornato da alcune ciocche nere che non volevano stare legate nella coda.
Il mio sguardo scorreva su tutti quei piccoli dettagli che amavo osservare.
"Cosa fai?" mi chiese divertita.
"Ti guardo" risposi semplicemente.
"Se lo fai così intensamente mi consumi" disse.
Io sorrisi, perdendomi in quegli occhi verde smeraldo.
"Ti amo così tanto...lo sai?" dissi come incantata, dopo un breve silenzio.
"Sì" affermò modesta.
La guardai aspettando che dicesse altro, ma anziché rispondere, mi stampò piccoli e numerosi baci sulle labbra, facendomi ridacchiare.
"Anch'io scema" affermò, per poi sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
A quel gesto il mio sorriso si ampliò, e anche quando tornò a cucinare, io continuai a guardarla sorridendo come un'ebete.
Mi rendeva così felice che credevo di essere in un sogno.
"Comunque...è da un po' di tempo che pensavo di tingermi i capelli. Cioè, solo le punte. Di blu" confessò, riportandomi alla realtà.
Inarcai un sopracciglio interessata, soprattutto perché non credevo le piacessero le tinte.
"Blu?" chiesi, e provai ad immaginarmi Alex con le punte colorate di azzurro.
Sarebbe stata tremendamente bella, più di quanto già non lo fosse.
Avrei potuto fantasticare su quell'immagine per non so quanto.
Però sentii una preoccupazione farsi strada in me.
Quanti avrebbero perso la testa per lei?
Ero una che si ingelosiva piuttosto facilmente, e l'idea non mi faceva impazzire.
"Non ne sono sicura..." dissi titubante, e lei si voltò a guardarmi.
"No?" mi domandò, così sospirai.
"Ti starebbero benissimo, non fraintendermi" affermai.
"Ma...?" mi invitò a continuare.
"Ma...piaceresti a troppe ragazze. E ragazzi" dissi mordicchiandomi il labbro, e lei scoppiò a ridere.
"Sei gelosa?" mi chiese divertita.
"Non mi piace l'idea che gli altri ti sbavino dietro, ecco" ammisi stringendomi nelle spalle.
"Lo fanno già" si vantò lei, ed io le diedi un leggero schiaffetto sul braccio.
Poi mi guardò, cercando di tornare seria.
"Se è questo il motivo, non hai di che preoccuparti" mi rassicurò.
Poi aggiunse: "Insomma, tu sei l'unica che mi interessa, Piper. E sei l'unica a cui ho regalato un peluche. Ripeto, un peluche. Io non regalo mai cose simili. Vedi un po' tu se questo non è amore" disse facendo spallucce.
Sentendo quelle parole sorrisi, e mi ricordai anche del collage che aveva fatto con le nostre foto.
"Sì, vorrei vederti con le punte colorate di blu" le dissi, e lei mi sorrise.
"Bene, allora non dovrai aspettare molto" rispose.

Spostai lo sguardo sul pupazzo di lupo che mi aveva regalato quel pomeriggio, e istintivamente ripensai all'unico peluche che avevo in casa. Era un cerbiatto, che mi aveva dato mia nonna quando avevo solo 7 anni.
Ci ero particolarmente affezionata, infatti da bambina non me ne separavo mai.
Ricordavo ancora la felicità provata quando nonna Celeste me l'aveva regalato.
Aveva detto che per lei ero un po' come un cerbiatto, perché anche se all'esterno potevo apparire fragile, dentro avevo un carattere estremamente forte.
In realtà non sapevo quanto fosse vero, ma ripensare a quella frase riusciva sempre a darmi coraggio.
E realizzai che quel pupazzo, a cui ero così legata, lo volevo dare ad Alex.
Sentivo di volerglielo regalare, volevo darle qualcosa di davvero importante, nonostante potesse sembrare banale.
"Mi è venuta in mente una cosa che devo prendere a casa. Scendo di sotto e torno subito" dissi improvvisamente alla mia ragazza.
Lei inarcò il sopracciglio e mi osservò con sguardo interrogativo, ma annuì.
"Okay" rispose, ed io mi fiondai alla porta per scendere al piano di sotto.
Sentii alle mie spalle la voce di Alex che mi disse di rallentare perché sennò sarei caduta, ma la ignorai.
Scesi le scale, e una volta a casa mi diressi subito in camera mia.
Frugai tra vari cassetti, finché non ritrovai il pupazzo del cerbiatto.
Era sempre lo stesso, anche se ne era passato di tempo.
Lo presi ed uscii velocemente di casa per tornare al piano di sopra.
Tornai da Alex, e quando lei mi vide scoppiò a ridere.
"Perché tutta questa fretta?" mi chiese divertita.
Io le sorrisi, poi avanzai verso di lei nascondendo il pupazzo dietro la mia schiena.
"Okay, sembrerà stupido, ma voglio darti una cosa a cui tengo molto" le dissi, e lei mi guardò interessata.
"Intendi dire quello che stai nascondendo?" domandò, ed io annuii.
Le porsi il peluche, e lei lo guardò leggermente confusa.
"Questo pupazzo mi è stato regalato da mia nonna parecchi anni fa, e forse è ciò che ho di più importante. Ma proprio perché è così importante, ho capito che vorrei ce l'avessi tu. Voglio anch'io darti qualcosa...di valore. Non è chissà cosa, lo so, però significa tanto per me" spiegai impacciata.
La sua espressione si addolcì, e mi sorrise.
"Piper, non so se lo posso accettare...insomma, io ti ho regalato un peluche qualunque" disse, ma io scossi la testa.
"Voglio darti ciò a cui più tengo" risposi con un sorriso.
Lei mi attirò a sé prendendomi dolcemente per il polso, poi appoggiò il palmo della mano sulla mia guancia e mi baciò.
"E ogni volta che lo guarderai penserai a me" le dissi, ripetendo la frase che lei mi aveva detto al cinema.
Alex rise, poi mi stampò un altro bacio sulle labbra.
"Hai gli stessi occhioni di questo cerbiatto comunque" mi disse a pochi centimetri di distanza dal mio viso, facendomi ridacchiare.
Dopodiché mi racchiuse in un abbraccio caldo, pieno di amore, ed io non smisi di sorridere.
Purtroppo venimmo interrotte dai nostri cellulari che suonarono nello stesso momento, segnalando l'avviso di un nuovo messaggio.
Aggrottai la fronte guardando Al, poi estrassi dalla tasca il mio telefono e lei fece lo stesso.
Era una notifica di whatsapp: *Nicky ha creato il gruppo 'Montami come un mobile dell'ikea'*
I partecipanti eravamo io, Alex, Allie, Lorna, ed ovviamente Nicky.
Leggendo il nome del gruppo scoppiai a ridere insieme ad Alex.
Lorna scrisse subito: 'Nicky, cambia nomee'
'Perché?' rispose lei.
'Dai 😒' replicò Lorna.
'......va bene. Lo cambio'
*Nicky ha cambiato il nome del gruppo in: 'Sbattimi come il telecomando quando non funziona'*
'Ti blocco🙄💄' scrisse Lorna, mentre io ed Alex continuammo a ridere.
'Questo nome è stupendo' scrisse Allie.
'Io e Piper concordiamo' intervenne Alex.
'I miei fans mi sostengono sempre, grazie🌈' rispose Nicky.

Nella foto profilo era rappresentata un'iguana su un triciclo, e bastava quella per capire il livello di serietà del gruppo.
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*spazio autrice*
Non chiedetemi come o perché mi sia venuta l'idea dell'iguana, so solo che era l'1 di notte ed ero fusa 🧸

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