Chapter 93

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Piper's pov

Quella giornata, nel tardo pomeriggio, io e Alex uscimmo a fare un giro nella relativamente piccola città.
Rimasi affascinata dalle case di ogni colore, dalle stradine strette ma accoglienti, e da tutti i negozietti di vario genere.
Pensai che sarebbe stata l'occasione perfetta per comprare qualcosa ad Alex...ma cosa?
"Cos'è?" le domandai, osservando il libro che teneva in mano.
Eravamo entrate in una libreria, che a quanto pare vantava di una certa popolarità, nella speranza di trovare qualche nuova e piacevole lettura.
"È...un libro che conosco. Solo che non pensavo fosse ancora in commercio" spiegò lei, quasi con sguardo perso.
Sembrò come immersa nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, stringendo tra le mani quel piccolo libro. Notai poi che si trattava di una raccolta di favole, cosa che mi stupì.
Forse le ricordava la sua infanzia? Magari aveva avuto un valore speciale per lei.
Non lo sapevo, dato che infondo sapevo ancora poco del suo passato.
"Nuova edizione" dissi piano, leggendo l'etichetta sulla copertina celeste.
Gli occhi di Alex si fecero cupi, rabbuiati, e subito dopo si voltò dall'altra parte per darmi le spalle e sistemare nuovamente il libricino nello scaffale apposito.
Mi sorpresi nel vederla così, nel vederla quasi improvvisamente fragile.
"Ti ha ricordato qualcosa...vero?" le chiesi con tono comprensivo, facendo un passo nella sua direzione.
Lei abbassò lo sguardo, senza voltarsi verso di me per guardarmi. Capii che quello non era un semplice libro, e che c'era di sicuro qualcosa sotto.
"Mia madre" disse semplicemente, quasi in un sussurro.
Io deglutii, sentendomi il cuore in gola da quella risposta inaspettata.
Sapevo che anche dopo tutti quegli anni la morte di sua madre era ancora una ferita aperta per lei, un evento difficile di cui parlare.
Aveva perso la persona a cui teneva maggiormente, la sua unica famiglia, ad un'età estremamente precoce.
"Alex..." la chiamai preoccupata, allungando un braccio verso di lei.
"È tutto ok, sto bene" mi rassicurò subito, girandosi e sorridendomi debolmente.
Non l'avevo mai vista così...turbata. Era diversa da tutte le altre volte: il verde nei suoi occhi sembrava colmo di una malinconia straziante.
"Sul serio, non è niente. È solo un bel libro, tutto qua" continuò stringendosi nelle spalle.
Odiavo vederla soffrire talmente tanto per via del passato. Avrei voluto almeno tentare di rendere quel ricordo meno doloroso.
"Ti manca, Alex. Non c'è niente di male in questo" le dissi, prendendole la mano per trasmetterle sicurezza.
Per un istante al mio tocco sembrò quasi volersi ritrarre indietro, ma successivamente finì col rimanere immobile evitando il mio sguardo.
"Cambiamo argomento, per favore" sussurrò stringendomi la mano.
A quel punto inspirai profondamente, osservando la sua vulnerabilità.
Non ce la facevo, non potevo forzare il discorso e vederla stare ancora peggio. Così annuii, rivolgendole un debole sorriso.
"Vado a vedere cos'hanno nella sezione dei gialli" mi informò poi, cercando di ricambiare il mio sorriso.
Annuii ancora una volta, mentre lei lasciò andare la mia mano.
"Io penso che rimarrò qui ancora un po'" la avvisai, e con un cenno della testa mi fece intendere che non c'era nessun problema.
Quando si allontanò, tornai a guardare il libro che Alex aveva riposto nello scaffale.
Lo presi in mano, passando un dito sul titolo scritto in giallo.
'Al di là della pioggia' si chiamava.
Lo aprii, sfogliando le pagine che contenevano anche alcuni simpatici disegni.
Magari Alex e Diane leggevano quelle stesse frasi anni prima?
Mi immaginai così una piccola Alex, seduta spensieratamente in grembo a sua mamma, intenta a sorridere e a leggere favole. A quel pensiero mi spuntò un sorriso spontaneo sulle labbra, ed osservando di nuovo il libro mi venne di colpo un'idea in mente.
Chissà, sebbene fosse rischioso, forse avevo trovato il regalo perfetto da farle per il suo compleanno.

*svariati minuti dopo*
Avevo detto ad Alex che avevo trovato un libro che avrei voluto comprare, così le chiesi di aspettarmi fuori dalla libreria usando come scusa la lunghezza della fila alla cassa.
Lei accettò, ignara del fatto che stavo acquistando proprio quel libro che successivamente sarebbe diventato suo.
Dopo aver pagato, ringraziai il commesso ed uscii con la busta contenente il regalo di Al.
Lei, seduta su un muretto poco distante, era intenta a smanettare in modo annoiato col cellulare.
Mi avvicinai, ottenendo la sua attenzione solo nel momento in cui le porsi il sacchetto di carta.
Lei alzò lo sguardo su di me e mise il telefono in tasca, regalandomi un sorriso.
"Cos'hai comprato?" mi chiese incuriosita.
"È per te. Aprilo" risposi.
Lei inarcò un sopracciglio con interesse, per poi prendere la busta che le stavo offrendo. Mi sedetti al suo fianco, impaziente di sapere la reazione che avrebbe avuto.
Aprì il sacchetto, da cui ne estrasse lentamente il piccolo libro.
Lo tenne un attimo tra le mani senza dire nulla, fino a quando si decise ad aprirlo e sfogliarlo con movimenti delicati.
Non riuscivo a interpretare la sua espressione, non capivo a cosa stesse pensando in quel momento. Il suo sguardo era fisso sulle pagine, sui testi che racchiudevano mille parole.
Attesi che dicesse qualcosa, che almeno mi guardasse, ma l'unica cosa che ottenni da parte sua fu un sospiro quasi stanco.
"A-aspetta, non farti l'idea sbagliata, non l'ho comprato per farti star male al ricordo di tua madre" – spiegai, cercando i suoi occhi – "Voglio che con questo libro tu pensi a me. Voglio che tu sappia che ci sono. E che ci sarò sempre. Forse può sembrare egoista da parte mia, ma d'ora in poi vorrei solo vederti sorridere osservando questa copertina"
Sentendo quelle parole si voltò a guardarmi, e vidi nascere un lieve sorriso sulle sue labbra.
"Pipes, non so che dire...se non grazie" rispose con tono sincero.
Non sembrava arrabbiata o infastidita da quel gesto, perciò fui sollevata di non aver commesso un errore nell'averle fatto quel regalo.
Avevo infatti avuto paura di sbagliare nel darle quel libro, di cui ancora sapevo così poco.
"Non era esattamente il regalo che avevo in mente di farti, ma spero vada bene lo stesso. L'importante è che tu sappia quanto io tenga a te" risposi, riprendendo la sua mano ed intrecciando le nostre dita.
"E sentiamo, quale regalo volevi farmi?" domandò poi con un sorriso.
"Beh, volevo portare a cena la mia fidanzata in uno dei ristoranti più in voga del momento" dissi dolcemente, facendola ridacchiare.
"Allora stasera potremmo cenare fuori. Magari in uno di quei ristoranti vicino la spiaggia?" propose, ed io accettai entusiasta.

Continuammo il nostro giro per i vari negozi, fermandoci anche a mangiare il gelato. O meglio, io presi un gelato, mentre Alex optò per una granita al limone.
Mi sorpresi quando lei si fermò in un altro negozietto e, senza dirmi nulla, decise di comprarmi un braccialetto personalizzato. Un bracciale di perline in acciaio, con sopra incise una 'A' ed una 'P', le nostre iniziali.
"Alex...è bellissimo" le dissi, quasi commossa quando me lo mise al polso.
"Anche più bello di quello che ho io, vero?" replicò divertita, ricordandomi del braccialetto che quella mattina le avevo cercato di rubare inseguendola per la casa.
"Sì" risposi ridendo, col cuore che martellava di gioia nel petto.

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