Piper's pov
Dopo un'altra mezz'ora eravamo finalmente arrivate a casa dei miei, anche se si erano fatte quasi le 23.
"Ce ne abbiamo messo di tempo per arrivare" mi provocò Alex scendendo dall'auto.
Non avevo la forza per ribattere, quindi mi limitai ad annuire.
Prima di prendere le valigie mi stiracchiai non riuscendo a trattenere uno sbadiglio, e sentii Al sospirare piano.
"Sei a pezzi" disse con una nota di preoccupazione nella voce.
"Sto bene, ho solo sonno" la rassicurai sorridendo, per poi avvicinarmi ed aprire il bagagliaio.
"Al ritorno guido io però" affermò prendendo le valigie e posandole a terra.
Le avrei voluto chiedere se fosse agitata all'idea di passare il weekend con la mia famiglia, con i miei genitori.
Mio padre non avrebbe creato problemi, ma mia madre...beh, era difficile dirlo. Carol era piuttosto all'antica, perciò non si era ancora completamente abituata all'idea di vedermi con un'altra donna.
Anche mio nonno l'aveva saputo e l'aveva accettato senza troppi sforzi, perché 'basta che il mio fiorellino sia felice' aveva detto. Mi chiamava affettuosamente fiorellino perché da piccola ero solita cogliere i fiori per portarli alla nonna, tanto che ogni giorno ne scovavo di diversi da regalarle.
Mi mancavano quei giorni spensierati, quando passavo i pomeriggi col nonno che mi spiegava come fare gli aereoplanini di carta e la nonna che mi insegnava a colorare senza fuoriuscire dai bordi.
"Sembri assorta nei pensieri" osservò la mia fidanzata riportandomi alla realtà.
Io scossi leggermente la testa per riprendermi, poi sorrisi.
"Scusa, non è nulla" risposi, e la aiutai con i bagagli.
"Pensavi alla tua famiglia?" mi domandò lei, come se fosse riuscita a leggermi nella mente.
"Beh, sì...soprattutto ai miei nonni" ammisi con tono leggermente malinconico.
Feci per prendere l'ultima borsa rimasta, ma Alex mi colse di sorpresa bloccandomi il polso e attirandomi verso di lei.
Mi fece voltare nella sua direzione, ed allacciò le braccia attorno ai miei fianchi quasi racchiudendomi in un abbraccio.
"Andrà tutto bene, non preoccuparti" disse a qualche centimetro di distanza dal mio viso.
Il suo sguardo penetrante e magnetico riusciva a far accelerare il mio battito cardiaco ogni singola volta.
"Stai arrossendo" affermò con un sorrisetto di scherno, per poi accarezzarmi piano la guancia con l'indice.
Sapevo dannatamente bene che stavo arrossendo, ma la colpa non era mica mia. Sentivo il suo corpo aderire al mio mentre mi teneva stretta; era palese che le mie guance stessero andando a fuoco.
"Ti sbagli, fa solo caldo" cercai di giustificarmi come se niente fosse, e lei ridacchiò.
Poi si avvicinò alle mie labbra, e sussurrò: "È la prima e ultima volta che mi sentirai dire questa frase, ma...non abbiamo tempo per quello ora"
Io deglutii, mentre lei mi fece l'occhiolino sorridendo maliziosamente.
Odiavo il fatto che riuscisse a rendermi così...indifesa, come se perdessi ogni controllo e sicurezza in un attimo.
Era sempre difficile resisterle, se non impossibile.
"È una delle poche volte che hai ragione" replicai facendo un passo indietro per riprendermi, e lei rise.
Dopo aver preso tutto dal bagagliaio ci avviammo verso il vialetto di casa. La villa era sempre la stessa, con i muri dipinti di un beige chiaro e un ampio giardino antistante.
Per via del passaggio del tempo nelle pareti di cemento iniziavano ad intravedersi delle crepature qua e là.
"Nervosa?" chiesi ad Alex, voltandomi verso di lei.
"No" rispose tranquillamente, anche se non mi guardò negli occhi.
"Sono sicura che saranno felici di vederti" affermai io sorridendole dolcemente, e lei annuì piano.
Presi un respiro profondo e suonai il campanello, aspettandomi che aprisse mio fratello per primo come faceva sempre.
Non appena la porta si aprì però vidi mio padre, Bill, che ci accolse entrambe sfoggiando un sorriso.
Salutò prima me con un "ciao tesoro" e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Poi passò alla mia ragazza, e sempre con tono gentile disse: "Alex, mi fa piacere tu sia qui".
Lei sorrise ricambiando il saluto, e papà ci fece cenno di entrare in casa.
Entrando notai come fosse tutto in perfetto ordine, tutto sistemato con accurata precisione. Non era cambiato nulla, mia madre rimaneva la solita fissata con le pulizie.
Le pareti bianche sembravano donare all'ambiente uno stile quasi asettico, forse addirittura spento.
Carol ci venne incontro forzando un sorriso a trentadue denti, ed anche Cal si avvicinò per salutarci.
"Alex, sei qui anche tu" osservò con tono distaccato mia madre, squadrando Al velocemente.
Io aggrottai la fronte e le lanciai un'occhiataccia di rimprovero, per poi prendere la mano della mia fidanzata.
"Sì, ho accettato l'invito di Bill" spiegò semplicemente a Carol.
Quest'ultima alzò un sopracciglio leggermente stizzita, notando anche come avessi intrecciato le dita con quelle di Alex.
"Oookay mamma. Fammi spazio che le devo salutare anch'io" disse Cal interrompendo quel momento.
Io lo abbracciai subito allacciando le braccia attorno al suo collo e lui ricambiò la stretta divertito.
"Quando fai così rischi di soffocarmi" mi disse ridendo.
"Forse sto architettando la tua morte e tu nemmeno lo sai" lo presi in giro ridacchiando.
Era incredibile come andassimo d'accordo nonostante non ci assomigliassimo molto.
Cal, oltre ad essere mio fratello, era anche mio amico. In ogni situazione mi potevo fidare ciecamente di lui, e affrontavamo ogni problema insieme.
"Se mi uccidi non potrò salutare la tua fidanzata sai" rispose sorridendo, così sciolsi l'abbraccio ricambiando il sorriso.
Cal salutò Alex con un altro abbraccio, e mi venne da ridere notando come lei inizialmente si irrigidì.
Sapevo che non era esattamente il genere di persona che regalava abbracci a chiunque senza pensarci troppo, anzi, era solita sfoderare un comportamento freddo con molti.
Quando poi ricambiò la stretta mi lanciò un'occhiata fugace che mi fece ridere.
Cal era un tipo socievole, qualcuno con cui non ci si impiega tanto ad andare d'accordo e fare amicizia, perciò gli abbracci erano la sua specialità.
"Come state? Il viaggio è stato lungo?" ci chiese lui sorridendo, dopo aver concluso l'abbraccio con Al.
"È stato...un po' stancante" dissi.
"Per la precisione ci siamo perse, perché ha voluto fare di testa sua" spiegò Alex con un sorriso, così le diedi un leggero spintone.
"Fammi indovinare, non ha usato il navigatore" azzardò mio fratello, e Al scoppiò a ridere.
"Dai, la smettiamo con questa storia?" mi lamentai io facendoli ridacchiare.
"Piuttosto, dov'è il nonno?" domandai poi, cambiando argomento.
"In camera sua" mi informò papà.
Ripresi la mano di Alex come per ottenere sicurezza, e mi avviai verso la stanza che conoscevo meglio in tutta la casa.
Attraversammo il lungo corridoio, e una volta davanti la porta mi fermai un secondo.
C'era lo stesso profumo che sentivo sempre da bambina, un profumo così familiare che mi trasmetteva immediata tranquillità.
Alex mi accarezzò il dorso della mano con un dito, come per farmi capire che era lì con me per ogni necessità.
"Vuoi che rimanga qui fuori?" mi chiese con tono comprensivo, ma io scossi piano la testa.
Lei non chiese nient'altro, e si limitò a regalarmi un sorriso dolce annuendo.
Bussai alla porta socchiusa, e chiamai il nonno.
"Nonno? Sono Piper" dissi entrando.
Lo vidi seduto sulla sua vecchia poltrona, intento a guardare fuori dalla finestra.
Non si era ancora accorto della nostra presenza, probabilmente perché non mi aveva sentita. Infondo il suo udito non era il massimo, anche se si rifiutava di ricorrere ad un apparecchio acustico.
"Nonno Harold?" ripetei, stavolta più forte.
Lui si voltò, e non appena mi vide i suoi occhi si illuminarono.
"Piper? Sei tu cara?" chiese con un sorriso, ed io andai ad abbracciarlo.
"Sono io, sono venuta a trovarti" spiegai sorridendo tra le sue braccia.
"Tesoro, non ti vedevo da tanto. Come stai? Mangi a sufficienza? Non dirmi che fai ancora la schizzinosa col cibo" disse lui, e all'ultima frase sentii Alex sghignazzare alle mie spalle.
"...sì, sto bene. E sì, ho imparato a mangiare tutto. Non preoccuparti sono cresciuta" lo rassicurai, e lui sorrise fiero.
"Prima però ti voglio presentare qualcuno" continuai, facendo cenno ad Al di avvicinarsi.
"Lei è Alex...la mia fidanzata. Te ne avevo parlato, ricordi?" gli chiesi sorridendo.
"Quindi sei tu che rendi la mia nipotina così felice" le disse lui contento.
"Nonno...ti prego" sussurrai in lieve imbarazzo, e Alex ridacchiò.
"Piacere di conoscerla" lo salutò lei.
"Dammi pure del tu, sei di famiglia cara" rispose il nonno sorridendo.
La mia ragazza si stupì un attimo, forse a causa della parola 'famiglia', ma poi sorrise.
"Allora è un piacere conoscerti" si corresse lei, e Harold si alzò per abbracciarla.
Alex stavolta si rilassò subito, e mi guardò mimando con la bocca un: "si danno molti abbracci nella tua famiglia", cosa che mi fece ridere.
"Tu come stai, nonno?" gli chiesi dopo che ebbero sciolto l'abbraccio.
Lui indugiò un po' rimanendo in silenzio, poi sospirò.
"Non devi preoccuparti di me fiorellino" disse.
Fiorellino. Dato che anche Alex aveva sentito quel nomignolo sapevo già che più tardi me l'avrebbe rinfacciato prendendomi in giro, ma decisi di non pensarci.
"Come faccio a non preoccuparmi?" gli chiesi piano.
Al appoggiò una mano sulla mia spalla, e mi guardò come per chiedermi se sarebbe stato meglio uscire per lasciarci parlare. Spesso io e lei riuscivamo a capirci solo con uno sguardo, non sentendo il bisogno di usare parole.
In risposta annuii leggermente, pensando che forse avrei preferito chiacchierare sola col nonno.
"Vi lascio parlare un po'...buonanotte Harold" salutò lei con un debole sorriso.
"Certo cara, buonanotte" disse lui di rimando.
Prima di uscire Al mi guardò nuovamente, e mi sorrise per incoraggiarmi.
Sorrisi anch'io, e quando chiuse la porta mi voltai verso il nonno.
"So che non stai bene...non c'è bisogno di fingere nonno. Specialmente con me" lo rassicurai.
Portai una sedia vicino la sua poltrona, mi sedetti e gli presi delicatamente la mano.
Lui abbassò lo sguardo, e i suoi occhi si incupirono lievemente.
"Tesoro, sai che sono forte. Ce la farò. Mi è ancora difficile da accettare, ma col tempo starò meglio" rispose.
"È solo che...mi fa male sapere che stai male" ammisi, e lui mi strinse leggermente la mano per confortarmi.
"È vero che non riesco ad abituarmi ad aver perso tua nonna, ma lei per me c'è ancora. Conserverò sempre i nostri ricordi insieme. Per questo è come se una parte di lei fosse sempre con me" spiegò con un sorriso triste.
"Di solito non sono proprio i ricordi che ci fanno soffrire?" domandai, e lui mi guardò sorridendo nuovamente.
"I ricordi ci permettono di non dimenticare ciò che eravamo, ci permettono di conservare tutti i momenti; sia belli che brutti. In alcuni casi quelli belli possono trasformarsi in brutti e viceversa, ma è proprio questo che ci caratterizza e ci rende umani. Abbiamo la capacità di riconsiderare il passato, di rifletterci sopra, e la chiave di tutto è la nostra memoria. Soffrire non è sempre una cosa negativa, perché ci porta spesso a maturare e migliorare. I ricordi di tua nonna sono la cosa più bella che ho, e anche se ora mi possono causare dolore rimangono una parte della mia vita che non voglio assolutamente dimenticare" rispose.
Non mi ero nemmeno accorta che sentendo quelle parole avevo involontariamente trattenuto il respiro, stupita da ciò che aveva raccontato.
"E...come hai capito che la nonna era la donna della tua vita?" gli chiesi affascinata.
"Sei sempre la solita curiosa" disse divertito; poi si schiarì la gola e prese un respiro profondo.
"Probabilmente l'amore è diverso per tutti, non sono un esperto in materia. Però tra me e Celeste c'era un legame...speciale. Credimi, io e lei avevamo opinioni diverse su molte cose e di conseguenza finivamo per litigare anche per delle sciocchezze, però non sapevamo stare separati. Non ci capivamo spesso, ma nonostante tutto guardavamo nella stessa 'direzione'. Ricordo per esempio che una volta avevamo discusso per capire se degli occhiali da sole stessero meglio a me o a lei" raccontò facendo una pausa per ridacchiare a quella frase, ed io sorrisi.
Poi proseguì: "Come ti ho detto i ricordi sono tutto ciò che ci resta, mentre il tempo scappa senza aspettare nessuno. Piper, l'amore è davvero complicato, se non inspiegabile, ma quando c'è si sente. Capisci di essere innamorato di qualcuno quando cambi, quando quella determinata persona riesce a cambiare il tuo cuore. Ho visto il modo in cui sorridi vedendo Alex, o come la guardi senza nemmeno rendertene conto"
Io lo osservai, interessata da ciò che stava dicendo.
"Quindi...anche secondo te che ho perso la testa per Alex?" chiesi sorridendo.
"Questo lo puoi sapere solo tu tesoro" rispose ricambiando il sorriso.
In quel momento provai per un attimo ad immaginare come sarebbe stato se al mio fianco non avessi avuto Alex, se non l'avessi mai incontrata.
Sarei restata insieme a Larry, probabilmente. Il rapporto tra me e mia madre sarebbe rimasto quello che era una volta, senza complicazioni. Avrei continuato ad avere quella routine sempre uguale, monotona, che al tempo nemmeno sapevo di ritenere insopportabile.
Sarei stata felice?
Non avrei neanche conosciuto Nicky, così come Lorna. Oppure Stella, anche se quella è un'altra storia.
Era solo grazie ad Alex che avevo aperto gli occhi, che avevo iniziato a provare emozioni completamente nuove.
Non sarei stata felice, no.
Perché lei mi aveva cambiata nel profondo, mi aveva lasciato un marchio indelebile.
Avevo imparato che c'erano varie sfumature dell'amore, l'una diversa dall'altra. Prima di Alex non credevo che qualcuno sarebbe riuscito a farmi provare sentimenti così forti, ad influenzarmi talmente tanto da sconvolgere la mia intera realtà. Ma poi era successo, grazie a lei.
Quindi sì, infondo avevo davvero perso la testa per quella ragazza.
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RomancePiper è una semplice ragazza che va all'università. È calma, ama i libri ed è soddisfatta della vita che ha col suo fidanzato Larry...o forse no? Forse le manca qualcosa, qualcosa che la faccia sentire viva, qualcosa che la renda veramente felice. U...