Chapter 6

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Alex's pov

Non avevo smesso di pensare a ciò che era successo qualche ora prima. Non ci riuscivo, quella ragazza mi faceva un effetto che nemmeno io sapevo spiegare.
Le avevo accarezzato la guancia istintivamente, era stato come se il mio corpo avesse reagito d'impulso.
Lei era arrossita subito, cosa che trovai adorabile.
Ancora però non sapevo il suo nome, e tutto ciò mi fece ridere da quanto fosse assurdo. Come potevo sentirmi così legata ad una persona che nemmeno conoscevo?
Passai il pomeriggio con questi pensieri in testa, mentre sistemavo le mie cose togliendole dagli scatoloni del trasloco.
Il tempo passò in fretta, mi rilassai ascoltando della musica, cucinando e guardando un po' di tv.
Decisi poi di andare a fare una doccia, per togliermi tutta la stanchezza di dosso e non pensare a nulla.
Andai in bagno per accendere l'acqua calda, quando improvvisamente suonò il campanello.
«Ma chi diavolo è che suona proprio ora?» pensai.
"Arrivo!" urlai, e mi incamminai verso la porta.
Se vogliamo essere onesti non ero esattamente presentabile: il mio chignon era spettinato, avevo addosso una felpa enorme, e la mia stanchezza credo fosse stata piuttosto visibile grazie alle magnifiche occhiaie che avevo.
Ma non me ne curai, ed aprii la porta.
«Merda» fu la prima cosa che pensai.
Merda perché avrei voluto sembrare più decente davanti alla ragazza bionda di cui ancora non sapevo il nome.
Ero in completo shock, e non avevo idea di che cosa mi avrebbe dovuto parlare a quell'ora della sera.
Cercai di riprendermi dallo stupore, e visto che lei sembrava non riuscire a proferire parola, io le domandai: "Hey...c'è qualcosa che posso fare per te?"
Lei sbattè le palpebre più volte per poi rispondere: "Ah, ecco...io, niente, ero venuta perché dovevo restituirti questo" e mi porse un foglio accartocciato.
"Cos'è?" chiesi osservandola con aria interrogativa.
"Non ci ho guardato dentro, so solo che è caduto dal tuo zaino oggi all'università, perciò pensavo ti servisse" mi disse arrossendo leggermente.
Io trattenni un sorriso e la ringraziai prendendo il foglio.
Poi improvvisamente dissi: "Senti...vuoi entrare?" indicando la porta.
Non sapevo esattamente il perché l'avessi detto, e non sapevo nemmeno perché speravo dicesse di sì.
"C-certo, va bene" rispose con un sorriso, e la feci entrare chiudendomi poi la porta alle spalle.
"Wow, davvero...Sapevo che questo piano era il più grande, ma non me l'immaginavo così. È enorme" disse sbalordita.
Io ridacchiai, e risposi: "si beh, è stata solo fortuna"
Guardai il foglio che ancora tenevo tra le mani e lo aprii.
"Ah, ecco dov'era! Credevo di averlo perso" dissi sollevata, e lei mi guardò con interesse.
"È uno spartito. Sai, mi piace suonare." le spiegai, e sorrisi abbassando lo sguardo per guardare le note scritte.
"Davvero? Cosa suoni?" mi domandò emozionata.
"Il basso" affermai, e vidi i suoi occhi brillare di curiosità.
"Non ci credo, avrei sempre voluto imparare a suonare il basso, ma i miei genitori mi hanno fatto prendere lezioni di piano." disse.
"Perché? Avrebbero dovuto lasciare decidere a te" risposi, e le feci segno di accomodarsi su uno degli sgabelli in cucina.
Lei si sedette e disse: "Sì, avrebbero dovuto...ma non l'hanno fatto. È stata soprattutto mia madre ad insistere, lei ha una passione per il pianoforte e voleva trasmetterla anche a me" sospirò.
"Con scarsi risultati però" scherzai, facendola sorridere.
"Ti va del vino?" chiesi cambiando discorso e indicando la bottiglia che tenevo in mano.
"Perché no" rispose, e subito dopo aggiunse: "ma non posso trattenermi a lungo, solo un bicchiere okay?"
"Va bene, va bene" accettai, e versai il vino rosso in due bicchieri.
Mi sedetti anch'io e mi girai nella sua direzione, per poi dire: "sai che ancora non conosco il tuo nome?"
Lei mi guardò e portò il palmo della mano alla fronte: "Dio, non mi sono nemmeno presentata, scusa. Sono Piper, Piper Chapman" spiegò sorridendo.
Piper Chapman. Era un nome interessante, o meglio, lei era interessante.
"Io sono Alex Vause, piacere di ''conoscerti'' " e mimai le virgolette sorridendo.
Lei rise e dopodiché mi chiese:
"Quindi, che anno fai all'università?"
"L'ultimo, e tu?" domandai di rimando.
"Pure io, anche se mi sembra di essere ancora al primo; il tempo è volato" ammise.
Sorrisi e annuii, mentre alcuni ricordi del primo anno riaffioratono nella mia mente.
"Per conoscerci meglio perché non mi racconti di più su di te?" domandai improvvisamente, bevendo un sorso di vino.
"Cosa vorresti sapere?" rispose lei divertita.
"Qualsiasi cosa ti venga in mente, non importa se è banale" sorrisi.
"D'accordo, dopo però toccherà anche a te" stabilì ricambiando il sorriso.

Cominciò a raccontarmi un po' di tutto, dalle cose più importanti a quelle più superficiali.
Io l'ascoltai interessata, ridemmo di gusto e continuammo a chiacchierare mentre i minuti scorrevano veloci.
I bicchieri di vino diventarono tanti, sentivo l'alcol scorrere nel mio corpo, e ad un certo punto mi persi osservando le sue labbra.
Il modo in cui si muovevano, quando parlava, quando sorrideva, quando faceva delle smorfie divertenti.
Forse per il vino, forse per la confusione che mi procurava quella ragazza, mi venne una dannata voglia di baciarla.
Cercai di trovare in me un minimo di autocontrollo e buonsenso rimasto, anche se tutto mi diceva di avvicinarmi sempre più a quelle labbra.
Cosa mi stava succedendo?
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*spazio autrice*
Heyy
Innanzitutto scusate se non ho aggiornato questi ultimi giorni ma non ho davvero avuto tempo :(
Spero che anche questo capitolo sia decente, e vorrei ringraziare tutti quelli che stanno seguendo/commentando la storia ♡
Grazie veramente 💞
E nulla, al prossimo capitolo :)

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