Tutti ammutolirono quando la loro giovane regina fece il suo ingresso nella sala.
Non la vedevano da un mese.
Un mese di ritiro, un mese di dolore , un mese di disperazione.
Qualcosa in lei si era spezzato .
Aveva perso suo figlio, una parte di sè.
Ora al suo posto, solo un enorme vuoto.
Era colpa sua, del suo peccato, tuttavia, non riusciva a non avercela anche con il marito.
Era lui che l'aveva portata a questo, era lui che aveva ceduto alle sue futili tentazioni maschili, portandola inevitabilmente a commettere quel gesto punito da Dio.
Ma Edelgyth non capiva perché proprio suo figlio, quell'anima innocente che stava crescendo dentro di lei, aveva dovuto pagare con la vita.
Solo odio c'era nel suo cuore , odio e disperazione.
Si accomodò sul suo trono, facendo scivolare il suo sguardo bruno su tutta la sala.
Poco dopo il suo arrivo, fece il suo ingresso Ivar.
Appena la vide, il suo sguardo si incupì leggermente, ma nient'altro lasciò trasparire , se non un leggero fastidio per il rumore presente attorno a lui.
Si accomodò sul suo trono voltandosi infine verso Edelgyth.
- Vedo che ti sei ripresa , uccellino.-
Non c'era dolore nella sua voce , ma Edelgyth colse la stessa strafottenza che aveva nei loro primi incontri.
- Non potrò mai riprendermi. Ho perso mio figlio.- la voce era apatica, lo sguardo perso chissà dove.
- Nostro figlio.- la corresse il vichingo
Uno sbuffo che doveva somigliare ad una risata, uscì dalle labbra rosee della ragazza.
- Non sembra che tu ci stia molto male. Forse soffri di più per la perdita della tua puttana personale.-
Non avrebbe dovuto parlare così, ma oramai non le importava più nulla e poi erano questi i suoi pensieri.
Ivar non la prese bene, strinse infatti i braccioli del trono, come a volersi trattenere .
Ma Edelgyth non aveva intenzione di smettere.
- La tua cara e dolce Snæfrid. Ti piacciono le vecchie Ivar? -
Che sguardo maligno illuminava i suoi splendidi occhi castani.
- Smettila adesso. Portami rispetto, ti ricordo che sono il tuo re.-
Ivar fremeva di rabbia , stentava a contenersi: il tono provocatorio della ragazza stava sortendo il suo effetto.
Edelgyth rise, sbeffeggiando ancora una volta il marito, che non resistette più.
La ragazza si ritrovò i polsi stretti in una morsa dolorosa e lo sguardo ghiaccio di Ivar su di sè.
- Rammenti cosa ti dissi tempo fa?- quelle parole furono sussurrate , ma gelidamente, tanto che ad Edelgyth venne un brivido lungo la spina dorsale.
- Ti spezzerò le ali, uccellino. Non ti conviene farmi arrabbiare.-
Con uno strattone , la ragazza si liberó i polsi, massaggiandoli leggermente.
***
Edelgyth se ne stava stesa sul letto nuziale.
Osservava il soffitto, lo sguardo leggermente oscurato e i capelli neri sparsi attorno a lei.
Udì uno scricchiolio che la fece voltare, così facendo incontró lo sguardo di suo marito .
Questi si tolse i sostegni e si buttò sul letto.
Edelgyth non si mosse.
Si sentiva svuotata , come un'entità sospesa che galleggiava. Trasportata dagli eventi.
Ivar le si accostò ancora un po', la prese per la vita ed iniziò lentamente a sfilarle il vestito.
- Ivar no.-
Il ragazzo non la ascoltó , fece invece combaciare le loro labbra in qualcosa che assolutamente non era un bacio.
- Ivar no.- ripetè ancora una volta la ragazza , ma il vichingo sembrava non sentire, continuò quindi in quello che stava facendo.
Lasció altri baci sul collo della ragazza che continuava a dimenarsi.
- Smettila non voglio.- alzò la voce, sperando che questo fermasse e calmasse definitivamente gli istinti di suo marito.
- Beh io no. Ho voglia di te, di mia moglie .-
Edelgyth si poté finalmente specchiare in quei pozzi blu leggermente lucidi per il desiderio.
E questo fece scattare anche lei.
Agguantò il ragazzo e lo strinse a sè, facendo combaciare le loro labbra in un bacio che di casto aveva poco.
La ragazza era stufa di pensare, di soffrire, di sentirsi in colpa.
Così spense la mente.
Non fu difficile, le bastó lasciarsi avvolgere da quel vortice peccaminoso in cui Ivar la stava piano piano trascinando.
Lo odiava per quello che le aveva fatto.
Ma lo amava .
Bruciava di amore per lui, il suo spirito affine.
Ma lei più di tutto amava la vendetta .
E sul suo figlio mai nato aveva giurato di vendicarsi.
Non poteva lasciare correre.
La meretrice aveva già pagato con la vita, ma per Ivar doveva essere diverso.
Edelgyth non sapeva ancora come e quando lo avrebbe fatto, ma avrebbe ottenuto la vendetta che il suo cuore bramava.
Ma per ora voleva solo godersi suo marito .
Il suo bello , ma letale sposo che ora sembrava bramare solo lei.
Sciocchezze, si ripeteva la ragazza.
Quello che Ivar voleva era solo soddisfare e appagare i suoi piaceri, ma appunto, Edelgyth aveva spento la mente e lasciato agire l'istinto.
Quando Ivar ricadde sfinito accanto a lei, si prese un momento per osservarlo.
Come sempre aveva un aspetto innocente, quasi angelico, ma dentro di sè nascondeva un 'anima nera, dannata.
Un'anima che Edelgyth amava e odiava , struggendosi nel farlo.
Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
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|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘
Historical FictionIX secolo dopo Cristo, Inghilterra. Edelgyth è una giovane principessa sassone cresciuta nella corte sfarzosa del regno più vasto delle Isole Britanniche: il Wessex. Nipote e cugina di re , si ritrova a destreggiarsi in una società misogina , propri...