Çínqûåntünø

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Edelgyth entrò nella stanza da letto senza rendersi conto di quello che stava succedendo accanto a lei.

Sentì un cigolio alle sue spalle, segno rivelatore della presenza di Ivar.

Aveva una tale rabbia dentro ... una rabbia che aveva provato solo tre volte nella sua vita : quando aveva ucciso.

Si accorse di star piangendo e questo la fece arrabbiare ancora di più.

- Come hai osato! Schifoso! Lurido!-

Ivar guardava la moglie senza proferire parola.

La guardava gridare, distruggere ogni cosa accanto a lei .

Senza tuttavia fare nulla.

Era ben consapevole del suo gesto, tuttavia era accaduto agli inizi della sua campagna militare e lui non ci aveva dato peso.

D'altronde era normale per un uomo avere bisogno di una valvola di sfogo.

Le donne locali non erano belle come sua moglie, ma Ivar non ci aveva dato peso, si era lasciato andare spegnendo il cervello e facendosi sopraffare dalla sua parte irrazionale.

In quel momento stava pensando ad Edelgyth, al fatto che avrebbe tanto voluto che al posto dell'Irlandese dai capelli rossi ci fosse stata sua moglie.

Aveva dimenticato tutto appena compiuto il fatto.

Aveva continuato a razziare e conquistare, fino a quando non aveva scoperto di aver messo incinta quella donna che, a seguito del parto era morta, lasciando il bambino da solo.

Fosse stata una femmina, l'avrebbe di sicuro abbandonata e lasciata a se stessa, tuttavia il piccolo si era rivelato essere un maschio.

Bastardo o meno, un figlio maschio era sempre qualcosa di importante , così il vichingo aveva deciso di tenerlo con sé e di portarlo a Kattegat.

Sven era un bambino grazioso, con quei capelli rossi che aveva ereditato dalla madre e gli occhi tempestosi del padre.

Era anche parecchio intelligente per la sua età: aveva infatti capito fin da subito di non essere stato desiderato, tuttavia aveva accettato questa situazione e si era fin da subito dimostrato devoto al padre.

Ivar tuttavia , sebbene notasse dei tratti simili ai suoi in quel bambino, lo vedeva come un errore, come qualcosa che era sfuggito al suo controllo.

I suoi atteggiamenti nei confronti del bambino riflettevano questi pensieri: il vichingo infatti si mostrava quasi infastidito dalla presenza del bambino , che preferiva lasciare alle cure delle varie serve che si aggiravano per Dublino.

- Come hai potuto?!-

Ivar venne ripotato alla realtà dall'urlo della moglie e solo in quel momento si rese conto della sofferenza che le aveva arrecato.

- Edelgyth...- tentò di avvicinarsi alla moglie, che nel frattempo si era portata le mani a coprirsi gli occhi .

La diretta interessata si riscosse e come se si fosse appena scottata, scattò indietro, guardando il marito con uno sguardo terrificante.

L'occhio sano e quello argenteo saettavano sul volto del vichingo che si sentì quasi intimorito.

- Hai una vaga idea di cosa ho dovuto passare in questi anni?? Mentre ti concedevi a meretrici straniere io ho fatto fiorire questa città! Ho cresciuto i nostri figli!-

Edelgyth tremava dalla rabbia , teneva lo sguardo basso e tentava miseramente di riprendere un qualche controllo.

Ripensò al bambino.

|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora