Ivar se ne stava seduto in silenzio sul molo di Kattegat.
Ascoltava il rumore delle onde,il loro fragore, il loro infrangersi contro la terraferma.
Chiuse i suoi occhi blu, i quali ricordavano molto il colore del mare di quei fiordi.
Alla sua mente riaffiorarono molti ricordi.
Si ricordò di suo padre Ragnar, di sua madre Aslaug e dell'infanzia vissuta assieme ai suoi fratelli.
Riaffiorarono alla mente i ricordi dei soprusi dovuti al suo essere storpio.
Ricordò la sua sofferenza, il suo dolore, ma nella sua mente si fece vivido qualcos'altro.
D'un tratto non era più a Kattegat ,ma nel Wessex.
Si trovava in una prigione buia e umida e il suo aspetto era quello di un ragazzino,ancora troppo arrabbiato con il mondo per essere il re dei Norreni.
Nell' oscurità della cella vide due occhi celesti: gli occhi del grande Ragnar Lothbrok, l' uomo più famoso di tutto il mondo norreno.
Suo padre si avvicinò a lui e gli sussurrò qualcosa.
- È il momento , Ivar. -
D'un tratto la cella e suo padre scomparvero alla vista del vichingo e lui ,aprendo nuovamente gli occhi, si ritrovò ad osservare la grande distesa blu che era il mare che lambiva le coste di Kattegat.
Il suo cuore fu riempito d'un tratto da un forte sentimento di nostalgia e le sue labbra si incresparono in un amaro sorriso.
Percepì una presenza alle sue spalle e voltandosi posò i suoi pozzi blu sulla figura della donna che era sua moglie.
- Ti vedo pensieroso amore mio. -
Edelgyth si sedette accanto a lui, scrutandolo con il suo sguardo intelligente.
Ivar si rilassò e ricambiò lo sguardo della donna.
- Lo sono, uccellino. Sto per muovere guerra a mio fratello d'altronde...-
Edelgyth colse il dispiacere nella voce del marito.
- So quanto questo sia un peso per il tuo cuore, ma è necessario, lo hai detto tu stesso. Solo tu sei l'erede di tuo padre. -
Ad Ivar tornò alla mente il ricordo di poco prima e il suo sguardo divenne più freddo.
- Hai ragione . Come sempre le tue parole dissipano ogni mio dubbio .- concluse la frase prendendo una mano della moglie per depositarvi un bacio.
- Andiamo a casa Ivar. Qua fuori fa molto freddo...
Il vichingo a malincuore si alzò e,seguito da Edelgyth varcò la soglia della residenza norrena.
Sorrise nel vedere i suoi figli ridere e giocare spensierati.
Sigtrygg sguainava la sua spada di legno, duellando contro il piccolo Loki.
Ragnheidür si divertiva a stuzzicare Ælfthryth e Ivar non poté che ghignare nel riconoscere lo sguardo un po' maligno che illuminava i suoi stessi occhi.
Si accorse tuttavia che Sven se ne stava in disparte .
Osservava i fratellastri giocare con aria malinconica.
Il vichingo si maledì mentalmente per il trattamento che aveva riservato a quel bambino che,seppur bastardo, era pur sempre suo figlio.
- Sven, vieni qui. -
Il piccolo , intimorito dalla voce del padre, tentennò nell'avvicinarsi.
Quando fu al cospetto di Ivar, lo guardò con i suoi occhi blu , leggermente impaurito.
STAI LEGGENDO
|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘
Historical FictionIX secolo dopo Cristo, Inghilterra. Edelgyth è una giovane principessa sassone cresciuta nella corte sfarzosa del regno più vasto delle Isole Britanniche: il Wessex. Nipote e cugina di re , si ritrova a destreggiarsi in una società misogina , propri...