Dïčįøttõ

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Edelgyth aprì lentamente gli occhi, disturbata da una lieve pressione sul suo torace.

Quando ebbe definitivamente posato le sue iridi castane sulla causa del suo precoce risveglio, si ritrovò davanti il volto placidamente addormentato del suo sposo.

Finalmente lo vedeva totalmente rilassato, con la fronte libera dalla sua costante ruga di preoccupazione.

Era davvero bellissimo, con quelle labbra leggermente dischiuse e l'espressione non più da tiranno quale era, ma da giovane uomo di poco più di venticinque anni .

Edelgyth non voleva muoversi, non voleva rompere quel piccolo incantesimo che si era venuto a creare.

La notte scorsa era stata qualcosa di fantastico.

La ragazza era rimasta colpita dai modi delicati e per nulla anaffettivi del ragazzo, ma soprattutto dalla sua sincerità.

Aveva affermato che era felice di essere lì con lei, di essere suo marito.

Inoltre le aveva anche chiesto di tornare ad essere sua moglie e la sua regina.

Lei ovviamente ne era stata contenta, il suo cuore , talmente batteva forte, sembrava doverle uscire dal petto da un momento all'altro.

Eppure non riusciva ad essere completamente felice.

Una parte di lei era consapevole che quella notte era stata solo un adempimento ad un dovere e non un vero e proprio atto d'amore, ma questo doveva aspettarselo.

Non era una bambina stupida, ora era una donna a tutti gli effetti e doveva sapere che molto spesso, in un matrimonio combinato, tra i coniugi non vi era amore.

Forse poteva esserci affetto, rispetto, persino odio e disprezzo, ma non amore.

Lui le aveva detto che quella bionda con cui si intratteneva, non era nulla per lui, ma Edelgyth sapeva che mentiva.

L'aveva visto il suo sguardo, quella notte.

Era illuminato da una particolare scintilla, che lei non aveva mai visto prima, almeno non quando lui la guardava.

Se non era amore quello, allora che cos'era?

Eppure lui aveva affermato, non molto tempo prima, che l'amore era da evitare poiché portava solo la morte della ragione.

Lei si ricordava di aver reagito male, ma lui era rimasto apatico, come sempre.

Quindi non c'era davvero speranza.

Lei era caduta in trappola.

Cupido il traditore aveva scagliato la sua freccia maledetta e lei non vi si era potuta sottrarre.

Come era potuto succedere, come era stato possibile che lei, Edelgyth del Wessex, si fosse innamorata di un pagano?

Era amore quello che provava? A questa domanda non sapeva ancora rispondere con sicurezza.

Non riusciva infatti a dare un nome a quella terribile e disarmante sensazione che provava ogni qual volta che si trovava in presenza del vichingo.

Lo stomaco le si contorceva e il cuore le batteva talmente forte nel petto da farle male.

Ogni qual volta lui posava il suo sguardo ghiaccio su di lei, crollavano le sue barriere , le sue sicurezze, facendola sentire improvvisamente vulnerabile.

Era proprio questo quello che provava , che quasi la schiacciava da dentro, ma non avrebbe mai rivelato nulla .

Non voleva soffrire e non voleva che Ivar si allontanasse da lei, magari spaventato dall'improvvisa confessione da parte della moglie.

|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora