Ünø

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L'aria era particolarmente umida.

Troppo umida per una giornata di giugno.

Ma d'altronde quella era l'Inghilterra, o meglio, il Wessex, quindi l'umidità era una caratteristica fondamentale di quei luoghi.

Edelgyth se ne stava appoggiata alla finestra della sua stanza.

Non era una camera molto grande, ma era confortevole.

L'arredamento l'aveva selezionato lei personalmente facendo venire da tutto il paese i migliori artigiani, affinché le costruissero dei mobili adatti al suo rango.

Era il suo carattere: voleva il meglio del meglio.

Il centro della stanza era dominato da un enorme letto a baldacchino dai drappeggi verde smeraldo.

Seguivano poi una toeletta sempre con qualche nota di verde e infine un piccolo tavolo carico di libri, una delle passioni di Edelgyth.

La lettura era uno dei pochi modi che lei aveva per evadere da quella realtà opprimente e maschilista, dove non era altro che una giovane nel fiore degli anni che prima o poi si sarebbe dovuta sposare , magari per costruire una qualche alleanza.

Lei non voleva questo però, non l'aveva mai voluto e il pensiero di dover compiere quel gesto forzato la faceva precipitare in uno sconforto dalla quale usciva soltanto grazie ad una cosa: la scherma.

Era una cosa insolita padroneggiare la scherma per una donna, ma Edelgyth fin da bambina era stata addestrata a quella nobile arte della guerra.

Si sentiva davvero in pace con se stessa quando stringeva le sue dita affusolate attorno all'elsa della spada, preparandosi a colpire.

Avrebbe tanto voluto poter scendere sul campo di battaglia, ma sapeva che suo cugino Ethelwulf non glielo avrebbe mai permesso.

Questo era uno dei motivi per il quale non poteva tollerare il nuovo re.

A differenza di suo zio Ecberth che era molto più permissivo sia nel suo amore per la lettura, sia per la scherma, re Ethelwulf credeva che una donna dovesse solo essere devota al marito e produrre degli eredi, niente di più disgustoso secondo Edelgyth.

Sua madre, la sorella minore di re Ecberth, molto simile a lei di carattere si era sposata in tarda età e quasi per miracolo aveva avuto una figlia, che era nata due anni dopo il principe Alfred, uno dei figli di re Ethelwulf.

Un sospiro si levò dalle labbra rosee della ragazza, un po' screpolate per il freddo.

Aspettava da quasi più di un'ora a quella finestra che l'esercito sassone, guidato dal re e dai principi, tornasse da uno scontro contro i Danesi.

I terribili Danesi che avevano devastato le Isole Britannche.

Si raccontava che il loro capo, nonché re fosse una delle persone più spietate e crudeli che Dio avesse mai creato.

Un menestrello venuto a corte aveva scritto una ballata su come questo re avesse bruciato vivi i suoi nemici.

Edelgyth tuttavia non ne aveva timore.

Quella persona , spietata o no,era solo un essere umano come lei , fatto di carne e ossa e possibile da uccidere.

Oramai stufa di starsene appollaiata lì, decise di ravvivare un po' il suo aspetto.

Si soffermò davanti alla sua toeletta, osservando la sua immagine riflessa nel bronzo lucidato.

I capelli ondulati e neri come l'ebano cadevano in morbidi ricci sulla schiena.

Piccoli ricci ribelli erano tenuti in ordine con una fascetta di stoffa argentata sulla fronte

I grandi occhi castani si soffermarono ancora un po' sulla figura.

Il vestito azzurro che indossava le fasciava armonicamente l'intera sua figura, facendo notare che quello non era più il corpo di una bambina, ma di una donna che ormai aveva superato i sedici anni d'età.

Ravvivandosi ancora un po' la chioma, si diede una occhiata e decise di andare nella sala del trono.

                                     ***

In quanto principessa del Wessex al suo ingresso nella sala l'intera corte si profuse in piccole riverenze.

Ma Edelgyth sapeva che erano in realtà tutti dei falsi e degli arrivisti , il cui unico scopo era quello di guadagnare attraverso subdoli sotterfugi il favore del re o della regina.

Bisbigliavano tra loro che fosse ormai troppo vecchia per sposarsi, il che era vero, sedici anni era un'età troppo tarda , ma comunque quelle piccole frecciatine toccavano l'onore della ragazza.

Se fosse stata un uomo avrebbe gettato ai loro piedi il guanto della sfida e si sarebbe lanciata in un duello mortale contro colui che l'aveva offesa.

Ma lei purtroppo non era un uomo.

Al centro della sala la regina Judith stava conversando amabilmente con un prelato della corte.

La regina esponeva le sue idee con una certa enfasi e se lo poteva permettere dato che era una donna assai colta.

Quando si accorse della presenza di Edelgyth, congedò il prelato e fece scorrere i suoi occhi azzurrini sulla figura della ragazza.

La giovane si profuse in un elegante inchino e si accomodò sullo scranno accanto al trono della regina.

- Vedo che finalmente hai deciso di farti vedere mia cara. Ho appreso che hai rifiutato l'ennesima proposta matrimoniale .Sappi che non potrai continuare a lungo per questa strada ... prima o poi non ce ne saranno più e tu saresti solo una zitella.- la regina la guardava con un sopracciglio alzato e uno sguardo di rimprovero sul volto ancora giovane.

- Cugina, sono contenta che tu ti preoccupi per me, ma trovarmi un marito è l'ultimo dei miei pensieri.-

Edelgyth si accorse di aver utilizzato un tono forse troppo stizzito verso la cugina che, d'altronde, era la sua regina. Ormai però era troppo tardi.

- Hai sempre avuto una lingua tagliente, ma bada bene di fare attenzione. Prima o poi questa tua franchezza potrebbe costarti cara.-

Più che un rimprovero le era sembrato una vera e propria profezia.

Gettò un'occhiata di sbieco alla regina, che nel frattempo si era soffermata ad osservare un uomo che era entrato di fretta nella sala del trono.

I menestrelli interruppero la loro musica e nella stanza calò il silenzio.

- Mia signora- fece l'uomo, inchinandosi frettolosamente dinanzi alla regina.

- Il re sta tornando mia signora. Vengo dal campo di battaglia.-

Nella sala proruppero urli di gioia, tuttavia la regina Judith non si sbilanciò.

- Grazie buon uomo.- si rivolse a due servitori,- Assicuratevi che costui venga rifocillato -

L'uomo, dopo un'ultima riverenza, fu scortato al di fuori della sala del trono.

La regina picchiettò due dita sul bracciolo del trono, la fronte aggrottata.

- Edelgyth. Va nella tua stanza, ti farò chiamare quando sarà il momento.-

Edelgyth aggrottò le sopracciglia.

La regina non l'aveva forse appena rimproverata di stare troppo nella camera?

Tuttavia la ragazza si alzò e , dopo aver chinato leggermente il capo, lasciò la sala.

***

Quando l'odore familiare della sua stanza le riempí le narici, Edelgyth si lasciò andare a peso morto sul materasso.

La regina le era parsa davvero molto strana con quell'avvertimento.

Tuttavia aveva da tempo imparato che la regina Judith era una personalità assai controversa e per nulla facile da decifrare, quindi , colta da un 'improvvisa stanchezza , si abbandonò alle braccia di Morfeo.

|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora