Capitolo extra: La relazione di Deimos e Phobos.
Deimos e Phobos erano amici da molto tempo.
Si conoscevano da quando erano bambini ed avevano giocato molto spesso insieme.
Spesso guardavano i soldati andare e tornare dalle missioni poi un giorno il loro sguardo si posò su Diamond, il figlio dei due sovrani, rimanendone abbagliati.
Il piccolo elfo camminava al fianco dei genitori, i suoi capelli argentei brillavano alla luce del sole e decisero che da grandi l'avrebbero protetto.
Ebbero la possibilità di parlargli quando compì dodici anni durante la festa per il suo compleanno giurandogli che appena fossero diventati maggiorenni si sarebbero uniti all'esercito per proteggerlo.
Gli anni passarono lenti e i due elfi divennero sempre più uniti ed intimi.
Impararono molto l'uno dall'altro e si completavano a vicenda.
Chi li vedeva dall'esterno pensava fossero fratelli, ma per loro quello non era un legame fraterno, era molto più speciale.
Una volta entrati nell'esercito furono chiamati da Diamond, che aveva preso il posto del padre alla sua morte qualche mese prima nell'ultima guerra contro gli orchi.
Quando i due varcarono la soglia della sala del trono, Diamond, alzò lo sguardo dalla mappa e sorrise nel vederli: «Ciao, ragazzi. Mi fa piacere vedervi»
«Maestà, ci avete chiamato?» chiese Phobos inginocchiandosi davanti a loro.
«Sì, ragazzi. Non sono ancora il vostro Sovrano. Non avete bisogno di tutte queste formalità» rispose lui senza giri di parole per poi aggiungere: «Potreste farmi da guardie del corpo il giorno dell'incoronazione?»
I due elfi rimasero senza fiato a quella domanda, ma poi Deimos rispose per entrambi: «Ne saremmo onorati»
Diamond a quella conferma sorrise: «Non me la sentivo di chiedere ad altri che non conosco. Voi siete miei amici e vi conosco da anni»
«Sembrano passati secoli dal nostro primo incontro» ammise Phobos sorridendo divertito.
L'elfo dai capelli argentei li abbracciò entrambi tenendoli stretti per qualche minuto e quando fece per allontanarsi sussurrò all'orecchio di entrambi: «State insieme?»
I due sorrisero imbarazzati e si passarono una mano tra i capelli per cercare cosa dire, ma non sapevano davvero cosa dire.
Diamond sorrise divertito dalla loro reazione certo di averci visto di giusto.
Nel pomeriggio l'elfo fu incoronato e festeggiarono a lungo.
Durante la festa delle elfe ci provarono con Deimos e Phobos sentì una profonda gelosia avvolgergli il cuore.
Senza pensarci troppo raggiunse l'amico e prendendolo per il polso lo fece voltare verso di sé baciandolo. Deimos sorpreso da quella reazione per alcuni minuti non fece niente, ma poi gli avvolse i fianchi con il braccio stringendolo contro il suo corpo ricambiando quel bacio.
Quando s'allontanarono Phobos sarebbe voluto scappare, ma l'elfo lo teneva stretto contro il suo petto tendo la mano immersa nei suoi capelli dorati. Non sapeva perchè facesse così, ma strinse tra le dita i suoi abiti ed attorno a loro tutto quanto perse importanza.
Diamond notando la cosa attirò l'attenzione dei presenti: «Gentili ospiti, la festa è finita. Domani sarà un giorno nuovo, andate a casa e riposate»
Gli elfi tornarono alle loro dimore e l'elfo si avvicinò ai due amici: «Io vado nelle mie stanze voi avete bisogno di stare da soli e parlare»
«Diamond, siete certo che non volete essere accompagnato?» chiese Phobos cercando una scusa per non dover spiegare la sua reazione a Deimos.
«Sicurissimo...» rispose lui lasciandoli da soli.
I due elfi si guardarono negli occhi per alcuni minuti, ma poi senza pensarci troppo andarono nella stanza che condividevano a palazzo.
Quando si chiusero la porta alle spalle iniziarono a baciarsi senza pensarci troppo. Le mani esploravano le une il corpo dell'altro mentre i vestiti cadeva a terra. Una volta nudi andarono a distendersi sul letto.
Phobos era sovrastato da Deimos che lo teneva stretto senza smettere un attimo di baciarlo.
«Deimos...» la sua voce era spezzata.
«Dimmi, Phobos...» gli chiese con dolcezza lui accarezzandogli il volto.
L'elfo assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura e con un sussurro ammise: «Sono vergine...»
«Lo so...» gli rispose lui donandogli un altro bacio.
Con delicatezza si spostò sul suo collo baciandolo e lasciandoci sopra un segno rosso.
Phobos avvertendo le mani del compagno scivolare sul suo corpo fu travolto da alcuni brividi di puro piacere che lo fecero sospirare estasiato.
Con calma Deimos scese verso il basso raggiungendo la virilità del compagno che richiedeva le sue attenzioni dedicandosi ad essa con tutta calma. Non voleva che raggiungesse l'apice del piacere così in fretta, ma si prese attimi di quel loro rapporto per dedicarsi a quel piacevole lavoretto.
Phobos strinse tra le dita i capelli del compagno inarcando la schiena mentre ondate di piacere gli scorrevano su tutto il corpo: «Basta... Non resisto...»
L'elfo si spostò dalla sua posizione e gli sorrise porgendogli due dita.
Nonostante l'imbarazzo le prese in bocca leccandole bagnandole completamente.
Deimos con dolcezza gli sussurrò all'orecchio: «Sentirai un po' di fastidio, ma se resti rilassato ci metterò poco a prepararti»
Quelle parole fecero arrossire ancora di più l'elfo che osservò la mano del compagno andare a stimolare la sua apertura inviolata. Le sentì entrare una per una, avvertì un po' di fastidio, però, rimase rilassato per questo quando il compagno le sostituì con la sua virilità non lo avvertì.
Si sentì completo avvertendolo dentro di sé e sospirò legandogli le braccia al collo.
«Stai bene?» gli domandò preoccupato quando l'abbracciò.
«Sì... Sei enorme...» ammise lui con un filo di voce.
Deimos sorrise con dolcezza e gli rispose: «Sei tu ad essere stretto mio piccolo tesoro»
L'elfo a quelle parole si mosse verso di lui dandogli il permesso di andare oltre in quel loro legame, così asssestò le prime spinte da prima dolci e delicate che si fecero via via più veloci.
Quando raggiunsero l'apice del piacere si baciarono.
Deimos si prese qualche minuto e solo dopo, tenendolo stretto per i fianchi, lo liberò dalla sua presenza. Si distese al suo fianco abbracciandolo con dolcezza accarezzandogli la schiena per poi sussurrargli con dolcezza: «Ti amo, Phobos»
«Ti amo anch'io, Deimos. Non avevo il coraggio di dirtelo» ammise lui senza pensarci troppo.
Non dissero altro, ma rimasero abbracciati addormentandosi l'uno tra le braccia dell'altro finalmente liberi di amarsi senza doversi nascondere.
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Il libro maledetto
FantasíaTratto dal prologo: Questa storia ebbe luogo tantissimo tempo fa, in un regno ricco di misteri e magia. La superficie del pianeta era divisa in cinque parti, ognuna con caratteristiche diverse. Questo è il luogo che i nostri protagonisti conoscon...