Capitolo 23

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Capitolo 23. La maledizione su Felipe

«Ciao, Leorik» lo salutarono i quattro.

Il neo sovrano sembrava piuttosto divertito e la cosa aveva insospettito molto Felipe e Dracorius.

«Ciao, ragazzi. Ho fatto una scoperta esilarante» si accomodò tranquillamente su una delle sedie libere osservandoli per un attimo: «La persona che cercate ha trovato rifugio al castello Demon, nel Regno della Morte Perenne» si rabbuiò a quelle sue parole.

Era pericoloso e non sapeva cosa poteva succedere.

Non aveva mai visto l'uomo che si aggirava per il castello, lo teneva sott'occhio da quando era arrivato ed era fin troppo sospetto.

Aprì una cartina dei regni sul tavolo dicendo: «Le informazioni sono veritiere. Ha scelto quel luogo per regnare. Ci sono poche strade per raggiungerlo e tutte possono essere intercettate dall'esercito che sta creando» guidava il loro sguardo sulla cartina.

La cosa lo preoccupava, se il nemico stava mettendo su un esercito, dovevano riunire al più presto la confraternita dei Cinque Dragoni e unire i loro eserciti.

Non sapeva, però, che la confraternita del Dragone aveva bisogno di cinque elementi essenziali per rinascere infatti la storia diceva: cinque regni per cinque dragoni, cinque cavalieri del drago per farla risorgere.

«Grazie per queste informazioni, Leorik. Se quello che dici è vero, cosa dovremmo fare?» domandò Felipe perplesso.

Aveva la sensazione che mancasse qualcosa di davvero importante.

Non capiva cosa e c'era un unico modo per saperlo: era giunto il momento di lasciare il gruppo e raggiungere Martin.

«Se è vero, Felipe. Sarà necessario riunire i Cinque Dragoni e far risorgere la Confraternita e il suo esercito. Per ora devo risolvere i torti che ha fatto Callisto e sperare che vada tutto per il meglio» disse sospirando con aria sconfitta.

«Ce la farai, Leorik. Tu ne hai il potere...» il giovane mago si mosse leggermente per sfiorargli il braccio, però, si maledisse quando il dolore alla parte bassa del ventre tornò a farsi sentire facendolo gemere di fastidio.

«Grazie. Takashi ti vedo un po' provato. Ieri notte tu e Dracorius avete esagerato. Non è vero?» il volto arrossato del ragazzo lo fece sorridere. Aveva colto nel segno.

Passarono tre settime prima che i quattro ragazzi terminassero di prepararsi per riprendere il cammino, avevano troppe cose da fare, da decidere e poco tempo per farlo.

Dracorius, però, era da tre giorni che si comportava in modo strano e aveva attirato l'attenzione degli altri.

«Draco, tutto bene?» gli domandò il demone osservandolo attentamente.

Il cavaliere non distolse lo sguardo dalla finestra: «Non saprei Ares, vieni qui. Conosci quell'uomo che parla con il giardiniere?»

Ares si avvicinò a lui osservando la persona che gli indicava, però, non l'aveva mai vista in giro per il castello: «No, non la conosco. Però mi fa venire i brividi...»

«Che succede?» domandò Takashi.

Quando Felipe si affacciò alla finestra una sfera di energia lo colpì in pieno. «Felipe cos'è successo?» gli domandò il giovane prestigiatore vedendo una sfera di luce andare contro l'amico.

Per un attimo solo il cavaliere barcollò: «Non saprei. Una sfera di energia mi ha colpito, però, non mi ha fatto niente»

«Meno male» Takashi, però, guardava il ragazzo perplesso.

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