Capitolo 27.

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#Flashback

Sono in camera con Caroline che sentiamo la musica.
È venuta a farmi compagnia da ieri.
Ha dormito qui.
Abbiamo fatto colazione.
Poi siamo uscite un po'.
Abbiamo mangiato qualcosa a pranzo insieme a casa.
E ora sentiamo la musica e chiacchieriamo un po'.
Mamma e Papà sono usciti a fare un servizio per me.
Sono andati a ritirarmi un PC che avevo ordinato.
Mi ero dimenticata.
Hanno detto che sarebbero tornati di pomeriggio siccome si fermavano a mangiare fuori già che ci stavano.
Forse c'è traffico.
Mi stendo sul letto accanto a lei dondolando le gambe sorridendo: "Allora dimmi, secchiona, che farai tra qualche anno? Continuerai a studiare all'infinito?"
Caroline mi da una gomitata leggera ridendo: "Non sono secchiona!" poi guarda il soffitto sorridendo: "Non so, probabilmente."
Metto le mani dietro la testa facendo una risata: "Come minimo diventi una professoressa."

Lei scuote la testa ridendo per poi sollevarsi guardandomi: "E tu?"
Sollevo le spalle facendo un piccolo sorriso: "Spero di viaggiare. Trovare qualcuno con cui sto bene, che mi ama."
Lei si alza dal letto scuotendo la testa e sorridendo: "Romanticona."
La guardo ridendo e, appena sto per parlare, sentiamo dei rumori.
Spengo la radio confusa rimanendo in silenzio.
Si apre la porta della stanzetta e noto Benjamin entrare a testa bassa seguito da Luke.

Che ci fanno qui?
Li guardo confusa senza aprir bocca e Benjamin rimanere a testa bassa: "Lau.. Devo parlarti.."
Continuo a fissarlo senza dire nulla e lui riprende a parlare: "Mamma e papà.. Hanno avuto un'incidente.."
Lo guardo scuotendo la testa e mettendo le mani sulle orecchie chiudendo gli occhi.
Non voglio sentire.
Se non sento, non sarà vero..
Giro lo sguardo e noto Caroline con gli occhi lucidi che mi fissa.
No..
Non voglio sentirlo..
Non è possibile..
Benjamin viene verso di me prendendomi e abbracciandomi.

*Un mese dopo..*

Rimango seduta su questo dannato divano.
Ogni settimana vengo qui.
Da quasi un mese, precisiamo.
Mio fratello ha detto che mi sente silenziosa.
E pensa che una psicologa possa aiutarmi.
Ma io sto bene.
Non ho bisogno di lei.
La psicologa mi guarda tenendo i fogli in mano sospirando: "Io voglio aiutarti.. Sono dalla tua parte.."
La guardo scuotendo la testa seria: "Con tutto il rispetto, ma non è vero. Non ho bisogno del suo aiuto, perché sto bene."
Lei mi guarda in silenzio per poi abbassare la testa sul foglio scrivendo ignorando quello che ho detto: "Ci vediamo la settimana prossima."

#Fine Flashback

Mi sento chiamare e sollevo lo sguardo tornando in me.
Oggi non era proprio giornata di venire dalla Fletcher.
Ma avevo visto Kevin, quindi sono venuta.
Mi sono fatta forza.
Ma decisamente non ho testa di ascoltarla.
Oggi è il giorno che, qualche anno fa, i miei genitori..
Meglio se non ci penso.

Sposto l'attenzione sulla Fletcher e lei mi guarda confusa: "Ehy, Laurel, tutto ok?"
Annuisco senza dir nulla toccandomi il collo.
Non sto bene, questo è ovvio.
Ma meglio mentire.
Mi guarda aggiustandosi gli occhiali seria: "Non sembra.. Sei sicura? C'è qualcosa che non va?"
Giocherello con un bracciale distogliendo lo sguardo da entrambi: "Pensavo solo ai miei genitori,tutto qui."
Mi guarda mettendo una mano sulla guancia appoggiandosi al braciolo del divanetto: "Come mai? C'è qualcosa che non va con loro? Non vi parlate forse?"
Giusto.
Lei non lo sa.
Meglio se vado.
Non ho intenzione di dirglielo.

Guardo Dennis, perché di sicuro è lui, e lui ricambia lo sguardo confuso.
Mi alzo dal divano riprendendo la giacca facendo un sorriso forzato cambiando discorso: "Scusate, devo andare. Ho da fare la spesa per casa e me n'ero dimenticata."
Lei sta per parlare ma apro la porta uscendo e scendendo le scale velocemente.
Mento.
Mento anche alla Fletcher.
Mento su qualsiasi cosa.
Prima mentivo a Benjamin su Kevin.
Ora mento a una psicologa dicendo che sto bene, quando non è vero.

Ma non ho bisogno di passare quello che ho passato qualche anno fa.
Una psicologa mi è bastata.
Non ho bisogno della Fletcher.
Anche perché io sto bene.
E lei ha da pensare a Kevin.
Che è più importante.

(...)

*Qualche ora dopo, al parco..*

Sono seduta su una panchina del parco.
Oggi non ho intenzione di fare nulla.
Voglio semplicemente che passa questa giornata.
E non voglio domande o frasi del tipo 'come stai?'
'Oggi è una giornata difficile per voi.'
'Non ci pensare, loro sono sempre con voi due.'
Ogni anno ho incontrato amici dei miei genitori.
E ripetevano sempre questa cantilena.
Quest'anno non ne ho bisogno.
Sto bene così.
Metto le mani sulla faccia chiudendo gli occhi e sentendomeli lucidi.
Sono passati quasi sei anni.
Avevo 19 anni quand'è successo..
E ancora non l'ho superato.
Fingo di essere forte.
Fingo di non soffrire.
Ma non è così.
Se non fosse stato per quel dannato PC..
Non riesco a non pensare che è colpa mia..

Scoppio a piangere dalla rabbia abbassando la testa.
Sono nervosa anche.
Nervosa del fatto che se loro erano qui..
Christopher era fuori gioco già dal primo mese.
E non mi avrebbe dato fastidio.
Invece no.
A causa mia.
Loro non ci sono e lui ne ha approfittato per farmi del male.
Mi sento toccare la spalla e giro la testa aprendo gli occhi.
È Kevin.
Dennis volevo dire.
Che ci fa qui?

Lo guardo pulendomi una guancia sentendomi ancora gli occhi lucidi: "Che fai qui?"
Si siede accanto a me toccandosi il collo serio: "Ti ho seguito dopo che sei uscita dalla Fletcher."
Strofino un'occhio guardandolo in silenzio e lui riprende a parlare: "Che hai oggi? Perché stai così?"
Sposto l'attenzione a terra toccandomi il bracciale: "Non devi preoccuparti di me, Dennis. Tu hai già tanti pensieri.. Nel vero senso della parola. Non hai bisogno di preoccuparti per me. Domani sarà passato."
Mi mette una mano sulla spalla continuando a fissarmi: "Ma oggi è oggi. Che hai?"

Gl'è lo dico?
Non so cosa potrebbe interessargli.
Alla fine sono passati anni.
Lui mi dirà che forse è ora di andare avanti.
Lo guardo tirando un sospiro girandomi verso di lui: "Anni fa ho perso i miei genitori in questo giorno.. Un'incidente.. Tutto perché erano andati a ritirare una cosa per me.." poi giro la testa guardando a terra: "Non riesco a non pensare che è colpa mia."
Lui si toglie i guanti dalle mani continuando a fissarmi: "Non è colpa tua, Laurel. È successo per caso, tu non c'entri."

Lo guardo in silenzio senza dir nulla e, subito dopo, lo abbraccio chiudendo gli occhi.
Ricambia toccandomi la testa con una mano e la schiena con l'altra.
Avevo bisogno di un'abbraccio.
Oggi non voglio più pensare a che giorno è.
O cos'è successo anni fa.
Ci stacchiamo dopo un po' e lo guardo in silenzio.
Ricambia lo sguardo guardandomi fisso negl'occhi.
Tira un sospiro dopo un po' alzandosi dalla panchina: "Io.. Devo andare dato che.. Barry ha le sue cose da fare.. Ma ci vediamo. Tu riprenditi e non pensarci."
Annuisco in silenzio facendo un leggero sorrisino e lui riprende a camminare toccandosi il collo.

Ringrazio Dennis per essere venuto fin qui.
So che ha i suoi problemi.
Ha altre 23 personalità in sé oltre lui e si è preoccupato per me oggi.
Non me lo aspettavo.
Però da domani, dato che questo giorno sarà passato, devo tornare a concentrarmi su di lui.
Domani starò meglio di sicuro e potrò fare qualsiasi cosa di nuovo.
Non ho intenzione di arrendermi con lui, come ho già detto.
Lui si è preoccupato per me oggi e questa cosa non me la dimenticherò mai.
Ora è il mio turno di fare qualcosa per lui.
Penso che domani è la giornata che devo scoprire qualcosa di più su Kevin.
Anzi, non penso.
Lo è di sicuro.

Darkness Love [Kevin Wendell Crumb]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora