Capitolo 45.

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Sono passati tre giorni.
Altri tre giorni.
E sto pensando a Jackson.
Sto cercando di pensare cosa può essere successo.
Perché il suo cellulare era nel bosco.
Cosa ci faceva lì?
Devo andare da Joseph.
Voglio capirne di più.
Voglio sapere se può vedere le telecamere di sicurezza.
Se può entrare nel loro PC.
Voglio vedere se c'è qualcosa che non va.
Giusto per vedere se Jackson è lì.
O era nel bosco e ha perso il cellulare per un motivo qualunque.
E se è così..
Che fine ha fatto?

Sono nel negozio dove lavora Joseph.
Dove lavora con il padre.
David.
Lavorava più che altro, prima che veniva preso.
Wow, ci siamo proprio incontrati, eh.
Io Kevin e lui David.
Joseph è vicino al PC.
Siamo sul retro.
Dove c'è la sua 'sala computer'.
Praticamente dove fa le sue ricerche e altro.
Continua a digitare qualcosa sulla tastiera per poi fermarsi.
Gira lo sguardo su di me incrociando le braccia: "Quindi, spiegati meglio, che dobbiamo fare?"
Mi siedo accanto a lui appoggiando una mano sulla scrivania: "Riesci ad entrare nelle telecamere di quel posto? Nella loro sicurezza.. Insomma, mi hai capito penso."
Abbssa lo sguardo sospirando per poi riguardarmi: "Lo sai che Kevin è lì, perché-"
Lo interrompo scuotendo la testa leggermente: "Non è per Kevin, penso che Jackson è lì dentro."

Fa una piccola risata sollevando le spalle: "Perché lo pensi, scusa? Tuo cugino non sembra tipo che entra in posti del genere."
Già.
Non sembrava nemmeno tipo che scompariva senza dir nulla.
Ma intanto lo ha fatto.
Sembrava strano in quei giorni dopo che Kevin è stato preso ed ecco perché.
Forse aveva già pianificato tutto.
Tutto quello che voleva fare.
Faccio un sospiro incrociando le braccia seria: "Già, lo dicevo anch'io."
Lui mi guarda tornando serio per poi annuire e iniziare a digitare con le dita sui tasti della tastiera.
Non capisco che sta facendo.
Ma spero che sta facendo quello che gli ho chiesto.

Continua a guardare fisso il PC concentrato e, dopo qualche secondo, mette una mano sul bordo dello schermo.
Mi fa cenno di avvicinarmi e indica un quadrante.
Non capisco.
È una stanza soltanto.
Cosa devo vedere?
Guardo attentamente non capendo e lui tira un sospiro: "Guarda qui, sul letto. Forse è la mia impressione ma sembra che hai proprio ragione."
Guardo attentamente rimanendo in silenzio.
Io speravo di no sinceramente.
Pero a quanto pare penso sia lui.
Jackson.

*Nel frattempo..*

Jackson POV:

Decisamente metterò una recensione pessima a questo posto.
Sono tre giorni che sono qui dentro e non mi lasciano uscire per prendere un po' d'aria.
La dottoressa Staple fa sempre le stesse cose:
Viene qui dentro;
Mi chiede se ho da dire qualcosa;
Mi chiede se qualcuno era con me e poi va via.
Ormai ho imparato a memoria la giornata com'è.
E ormai penso che Caroline sta diventando vecchia ad aspettarmi.
Devo uscire di qui.
In qualche modo.
Mi sollevo mettendomi seduto a letto toccandomi il collo.
Sono anche pieno di dolori a quanto pare.
Preferivo l'altra stanza a questo punto.

Sollevo lo sguardo verso il muro e noto una telecamera in alto.
Oh, lo immaginavo.
Una stanza dove mi possono controllare.
Come quella di Kevin.
E di David.
Fantastico.
Sono uno dei tanti allora.
Sento aprirsi la porta e giro lo sguardo notando uno degl'infermieri.
Alzo un sopracciglio mettendomi la giacca di Jeans ed ecco che lui si sposta facendo spazio alla dottoressa.
Me lo aspettavo.
Il corso.
Dirò che non so nulla, che ero solo e va via.
Come ogni giorno.
Ogni santo giorno.

Fa un sorriso incrociando le braccia rimanendo vicino alla porta: "Hai riposato bene?"
Roteo gli occhi toccandomi il collo facendo una smorfia: "Passiamo subito al dunque, non ho da dirti nulla e ero solo. Finito?"
Si guarda intorno per poi girarsi facendomi cenno con la testa: "Seguimi." infine si gira incamminandosi.
Dove vuole portarmi ora?
Una terza stanza?
Ormai vengo spostato sempre.

Mi alzo lentamente sospirando e seguendola aggiustandomi la giacca.
Sono veramente stanco.
In tutti i sensi.
Continuiamo a camminare quando passiamo di fronte una stanza.
Mi fermo d'istinto girando lo sguardo e vedendo il cartellino della porta.
Stanza '343'.
Che casualità.
Questa è la stanza di Kevin.
Sto per fare un passo verso la porta quando mi sento spingere.
Cado a terra, girando lo sguardo subito dopo e notando una guardia che mi fa cenno di proseguire.

Che educazione.
Mi alzo lentamente facendomi forza sospirando.
Chiudo gli occhi per mantenere la calma e riprendo a camminare.
Odio questo posto.
Se a me trattano così, non immagino a Kevin.
O David.
Non ci voglio nemmeno pensare.
Entriamo in una stanza e noto che è l'ufficio di lei.

E noto il mio zaino sul divano.
Vado verso di esso quando lei mi ferma indicandomi la sedia sorridendo.
Faccio un movimento facendogli mollare la presa dal braccio andando a sedermi.
La odio.
Non ho nemmeno bisogno di parlare per farglielo capire.
Si siede dietro la scrivania appoggiandoci le mani sopra sorridendo: "Allora.. Jackson, giusto?"
Alzo un sopracciglio appoggiando la schiena allo schienale della sedia: "Se lo sa, perché me lo chiede allora?"
Gira lo sguardo verso il computer ignorando la mia domanda riprendendo a parlare: "Dalle registrazioni delle telecamere ho visto che sei andato verso la stanza dei monitor.. Da dove controlliamo ogni singola stanza.. Dimmi, perché?"

Chiudo gli occhi mettendo una mano sulla faccia.
Sono stanco di queste domande.
Però questa è nuova.
C'è da dirlo.
Riapro gli occhi sospirando e muovendo una mano: "Avevo semplicemente sbagliato stan-"
Lei mi interrompe alzando le sopracciglia: "Io mi chiedo.. Se vado a prendere tua sorella o i tuoi cugini.. Mi diresti la verità?"
La guardo rimanendo in silenzio serrando la mascella.
Deve lasciarli in pace.
Loro non c'entrano nulla.
Non sanno nemmeno che sono qui.

Lei fa un sorriso scuotendo la testa togliendo le mani dalla tastiera del PC: "Prevedibile. Non hai nulla di 'speciale' ma sei come gli altri. Come Kevin, come David.. Digli un nome di qualcuno a cui tiene ed ecco che iniziano ad ascoltare."
Alzo un sopracciglio facendo una piccola smorfia: "Io non sono pazzo, sia chiaro e non ho bisogno di una dottoressa da strapazzo per farmelo capire. Lascia perdere la mia famiglia perché altrimenti, Staple, se la vedrà con me."
Mi guarda trasformando il suo sorriso in una smorfia seria senza dir nulla.
Spero sia chiaro.
E questa volta non sto scherzando.
Sono più che serio.
Non li deve toccare.

Gira lo sguardo verso la porta facendo cenno a qualcuno.
Mi sento prende dal braccio e, appena giro lo sguardo, noto una guardia.
La stessa guardia.
Quanto non la sopporto.
Mi alzo iniziando a seguirlo per poi fermarmi.
Giro lo sguardo verso la dottoressa Staple serio: "Ricorda quello che ho detto. Io non ho paura di lei."
Mi guarda ancora senza dir nulla e senza far un minimo movimento.
Faccio una smorfia per poi girarmi e riprendendo a camminare.
Spero lo ha capito.
Può tenermi chiuso tutti i giorni che vuole.
Ma se tocca la mia famiglia..
Se la vedrà con me.

Darkness Love [Kevin Wendell Crumb]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora