Mattina.
Dopo quella STRANA serata, passata ovviamente ad osservare Louis ed Emma che sembravano non smetterla più di rincorrersi, aveva ricordato a suo padre dei compiti, e per fortuna quella volta l'aveva ascoltata. Seppur li avesse finiti subito dopo cena, era rimasta tutta la notte a fissare la propria scrivania, per due motivi: il sonno sembrava averla abbandonata per sempre, e ogni volta che chiudeva gli occhi per diversi secondi, rivedeva due occhi rossi come il sangue che la fissavano.
Aveva paura di dire tutto questo a sua madre, la conosceva e sapeva che, anche dopo aver visto un graffio sul suo indice - provocato dalla carta - urlava come una dannata quando non riusciva a trovare l'acqua ossigenata. Le voleva un bene enorme, ma non voleva farla preoccupare, voleva essere prima sicura di ciò che le stava accadendo.«Sakua?» la chiamò Stéphane, tirandole un lato della maglietta.
«Sì Steph?»
«Stai... Bene?» le chiese guardandola negli occhi, visibilmente preoccupato.«Sì lupacchiotto... Sto bene.» rispose lei, scompigliandogli i capelli mori.
«Va bene!» rispose lui sorridendo.
«Ok, oggi è una giornata piena!» esclamò Fleur, sbucando dal corridoio.
«Cosa succede mamma?»
«Oggi devo restare in ospedale tutto il giorno...» disse subito dopo, passandosi entrambe le mani tra i capelli: «Mamma mia che guaio...»
«Ma mamma non può venirci a prendere papà a scuola?»
«...Non... Ti disturba andare a casa loro?»
«Disturbarmi? Perché dovrebbe? Quella famiglia è uno spasso!» rispose subito Sakura, sorridendo.«...Ci penserai tu a Stéphane?»
«Parola d'onore!» giurò Sakura alzando la mano destra, ridacchiando dopo che Stéphane avesse imitato il suo gesto.«Ok ok va bene, adesso però sbrighiamoci perché altrimenti perdiamo troppo tempo!»
«Oui Maman!» esclamarono i due all'unisono, facendo ridacchiare Fleur.- - - - - - - -
Quel giorno la migliore amica di sua madre sarebbe venuta a cena, con il marito e il figlio... Samuel.
«Altro che figlio di una spalla e di un secchione... È una spina nel fianco...» disse subito dopo, ricordandosi di quando l'aveva visto per la prima volta.
Quel sorriso di un tipico 'sottuttoio', due occhi verdi acqua, i capelli bruni, la pelle chiara e... Un carattere odioso che lui non era mai riuscito a sopportare.
«Su Claude, non dovresti dirgli certe cose alle spalle...» gli disse Jean, posandogli una mano sulla spalla.
«E lui secondo te cosa fa alle MIE spalle? Quello che fanno anche i miei genitori: ripetere in continuazione quanto io sia una DELUSIONE!»
«Claude, non abbassarti al loro livello... Non hanno ancora compreso quale sia il tuo vero valore...» lo rassicurò il maggiordomo, vedendolo socchiudere gli occhi e abbassare lo sguardo: «Tu sei diverso dai tuoi genitori, e ciò si aggiunge a quello che è la tua diversità. Non devi diventare quello che loro vogliono che tu sia, devi restare quello che tu vuoi essere...» gli disse subito dopo, sorridendogli.«Ok... Grazie Jean» gli disse Claude, prendendo il suo zaino in spalla, scendendo velocemente dalla limousine.
Jean gli sorrise, puntando di nuovo lo sguardo di fronte a sé, poco prima che l'autista facesse ripartire il mezzo.
Claude rimase fermo di fronte alla rampa di scale pochi secondi, poco prima di sobbalzare al sentire due pacche su entrambe le spalle.
«Bonjour mon ami!» esclamò poi una voce a lui familiare, che gli fece comparire un sorriso sul volto.
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All'Inizio Era Solo Un Sogno - Sequel Di "A Dream?"
FanfictionPrendersi una lunga pausa dopo una brutta lotta con il male è di dovere per ogni supereroe, ma davvero i nostri protagonisti hanno sconfitto una volta per tutte il male? In questo sequel, verrete tutti quanti a conoscenza della nuova minaccia che st...