Capitolo 8

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*Nella foto: gli occhi di Jane.*

Mi sveglio in un piacevole terpore, che mi invita a non uscire dalle coperte.
Sbadiglio stiracchiandomi, ma i movimenti mi sono difficili a causa del corpo di Sean.
Apro gli occhi e mi ritrovo protetta da un suo abbraccio, anche se sta dormendo e non sa di darmelo.
Tecnicamente non è un abbraccio, ma praticamente si, quindi mi guardo intorno furtiva e ricambio l'abbraccio sorridente.
Dopo un po' di tempo, Sean non si è ancora svegliato ed io decido di andare in cucina a fare colazione, dove per altro ci sono già tutti.
Mi aggiungo ai miei amici con la mia solita tazza di latte e caffè, coi biscotti.
"Buongiorno." Li saluto pigramente e ricambiano assonnati.
La colazione passa in silenzio, poi a rompere il piacevole quiete è Kate, "Propongo di sciogliere l'obbligo di fare dei regali."
Oh sia ringraziato il cielo, che fortuna! Prevedevo già una giornata sfiancante passata nei centri commerciali con le mani tra i capelli e a scervellarmi come una pazza.
"Acconsentito." Dico alla bionda che sospira di sollievo. 
"Io non li avrei fatti comunque." Dice una voce profonda che conosco molto bene, mi fa sorridere quel che dice, è proprio nel suo stile.
"Oggi dobbiamo fare la spesa per la cena di sta sera." Continua Kate ignorando Sean e comunica a tutti della cena a cui noi ragazze avevamo pensato ieri in macchina.
"Spesa? Io direi che pizza e Americano Vero vadano più che bene per la sera della vigilia." Propongo io eletrizzata all'idea giocare di nuovo a quel gioco meraviglioso. 
La mia amica frena il mio entusiasmo, "Sei impazzita? Non posso averne un post-sbornia il giorno di Natale, combinato a quell'isterica di mia sorella equivarrebbe alla mia morte!"
Oh già poverina, avere Jessica come sorella deve essere una croce davvedo pesante, questa potrebbe essere una dimostrazione di punizione divina.
"Buona fortuna." Sghignazzo da brava stronza.
"Penso che le darò un tranquillante quando nessuno potrà accorgersene." Borbotta irritata.
"Hai tutto il mio appoggio." Le sorrido.
Poi April prende la parola, "Scusate, ma come mai non sopportate così tanto Jessica?"
Kate le risponde con degli scleri che le reccontano un paio di cosucce che le succedono quotidianamente con la sorella e conclude con un "Sono felice che almeno Jane le abbia dato un pugno in faccia, certo avrei voluto farlo io ma mi accontento."
La rossa si affoga con il liquido, "Le hai dato un pugno in faccia?"
Io arrossisco leggermente, non sapendo cosa possa pensare adesso di me, "Divento un po' violenta quando mi fanno arrabbiare parecchio." Borbotto giustificandomi.
"Solo un po'? Sembravi davvero incollerita quando hai pestato Megan." Ride Metthew di gusto ed April chiede chi sia questa Megan, "Con Jessica sono pappa e ciccia." Le chiarisce Kate.
"Spero di non incontrarle mai." Ridacchia in modo scherzoso April, quando lo dice però mi fa venire in mente una cosa a cui nessuno aveva pensato, "Quando finiranno le vacanze di Natale, noi dovremmo tornare a scuola, non sarebbe il caso che April venga con noi? Giusto per tenerla sempre con noi."
"Meglio pensarci su per un po', è vero che l'avremo sott'occhio e non dovremo essere preoccupati per lei che sta sola a casa, ma la esporremmo di parecchio." Mi risponde Metthew.
La comversazione si chiude lì e il silenzio della colazione non viene più interrotto da nessuno se non fosse per il tintinnio delle posate che sbattono sulle tazze colorate.

Nel reparto macelleria Kate corre per prendere l'ultimo tacchino intero rimasto, lo posa nel carrello che abbiamo preso vicino le casse del supermercato. "È proprio bello avere questi giorni di pace, non è vero, ragazze? Ormai abbiamo delle vite davvero frenetiche." Dice Kate dando una pacca al tacchino.
Io ed April annuiamo, "Hai davvero deciso di cucinare il tacchino? Non lo mangio da... da anni, forse da quand'ero piccola!" Ho già l'acqualina in bocca.
April, arrampicata nel carrello, si sporge verso di noi "Io ho intenzione di farvi assaggiare la mia deliziosa Pumpkin Pie, mi aiuterai Janny, vero?" Chiede speranzosa.
In realtà io, non l'ho mai nemmeno vista fare, ma annuisco sorridendole e lei, giunti ormai al reparto ortofrutticolo, prende una zucca di medie dimensioni, e le fa posto nel carrello, accanto al tacchino e al resto degli ingredianti delle ricette già presi.
Andiamo insieme alle casse e aspettiamo, facendo la lunga ed interminabile fila composta da coloro che come noi, sono tremendamente in ritardo con i preparativi.
"Allora... abbiamo visto che non hai dormito sola, questa notte." Sussurra Kate maliziosamente, facendo un sorriso da pervertita.
Scuoto la testa, sperando che l'imbarazzo scivoli via, "Non è successo niente, ve lo assicuro." Rispondo con un filo di tristezza.
April afferra una barretta di cioccolata nello scaffale accanto a lei, ne prende un penso e ce lo porge, poi lo addenta lei, "Come mai quel muso lungo?"
Sollevo le spalle sospirando, "Mi sta evitando, oggi non mi ha rivolto completamente la parola."
Vedo Kate aggrottare le sopracciglia, "E perché dovrebbe?"
Arrivato quasi il nostro turno alle casse, cominciamo a mettere la roba che abbiamo messo nel carrello sul nastro trasportore che si blocca di tanto in tanto.
"Non ne ho idea..." quando il cassiere finisce di passare la nostra spesa, preno la mia carta e pago il tutto, fregandomene delle proteste di Kate.
Mettiamo i cibi nei sacchetti, che dividiamo tra di noi e ci diriagiamo verso l'auto di Kate.
"Ci deve pur essere un motivo..." borbotta lei che si volta a guardare April, chiedendole silenziosamente se per caso lei avesse qualche idea, ma la rossa scuote la testa.

Apriamo la porta del nostro appartamento, con le mani ancora piene di sacchietti contenti la spesa, la poggiamo sul tavolo e Kate ed April cominciano a preparare sul tavolo della cucina, tutti i contenitori, piatti ed utensili che dovremo usare per cucinare.
April ha capito sin da subito la poca destrezza che ho in cucina e ha capito anche che non ho idea di come cucinare la torta di zucca, quindi ha cominciato ad impartirmi ordini come un chirurgo che chiede gli strumenti all'infermiera durante un'operazione.
La metafora non è poi così lontana, perché le due ragazze sembrano davvero concentrate, l'una a lavorare il tacchino e l'altra a muovere la frusta.
Io ho cercato di essere il più utile possibile dall'inizio, ma la cosa non mi riesce esattamente bene.
Se avessi dei figli probabilmente vivrebbero di cibo da asporto.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora