Capitolo 53 - Sean pt. 5

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"Guardami insomma, ho gli occhi di un grande ricordo, ma vissuto di fretta
Ho le lacrime in viso, sì lo so che è cretino
Io che ho sempre odiato tutti adesso piango per te
E mi sento un bambino, forse lo sono in fondo
Ma ho attraversato il mare solo per averti accanto"
-Ultimo, la storia di un uomo

Mi sveglio stiracchiandomi, avvolto da un terpore così alto che accaldato sono obbligato a togliere la maglia
Apro gli occhi trovando quello di Jane ancora chiusi, le lascio un bacio a fior di labbra felice che lei sia viva.
Sprizzante di energia mi alzo dal letto, guardandola bene un'ultima volta prima di uscire dalla stanza e andare in cucina.
Avvio la macchinetta del caffè che comincia a macinare i chicchi marroncini, espandendo in cucina l'odore di caffè tostato.
Lentamente la macchinetta lascia fuoriuscire il liquido scuro in una tazza, e una volta riempita la porto alle labbra.
Bevo tutto il contenuto in poco tempo, svegliandomi completamente e lascio la tazza sporca nel lavabo.
Con l'energia che mi fa frizzare la pelle lascio la cucina andando verso la sua camera.
Quando apro la porta, mi cristallizzo per un momento sul posto trovandola semisdragliata sul letto, che si guarda attorno attorno disorientata con quegli occhi azzurri ghiaccio che tanto mi erano mancati.
Mi fiondo vicino a lei, lasciando la porta aperta e mi siedo sulla sediolina prendendole le mani.
"Come ti senti?" Chiedo apprensivo con voce roca.
Lei mi sorride timidamente, mandandomi in tilt, "Bene."
Quanto mi era mancata la sua voce? Tanto, troppo. "Pensavamo che fossi morta." Sussurro con voce rotta.
Mi stupisco, mi sorprendo, mi sbalordisco quando sento gli occhi inumidirsi e la vista appannarsi, per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo. 
La abbraccio, stringengola a me dalla vita, e nascondo gli occhi annacquati nell'incavo del suo collo.
"Io pensavo che fossi morta." Le sue braccia ricambiamo la stretta delicatamente e al contempo con decisione.
"E ho rimpianto con tutto me stesso di non averti chiesto il perché quella mattina anziché dirmi che mi volevi, non mi avessi detto che mi amavi, quando l'ho letto nei tuoi occhi." Mormoro sentendola per un attimo irrigidirsi, il timbro della mia voce è profondo come mai, perché cerco di non lasciarlo contaminare dalle lacrime che cominciano sgorgare copiose dagli occhi.
La sento sussultare quando le gocce salate cadono sulla sua pelle bagnandola.
Le sue mani mi accarezzano tranquille, consolatrici, sfiorandomi i capelli con cura.
"Ho pensato che se avessi potuto tornare indietro, avrei insisto per farti dire la verità nascosta dietro quel Ti voglio. Cosicché anche io avrei potuto dirti che ti amo." Il mio respiro trema, lo controllo a stento.
Con la coda dell'occhio vedo delle figure fermarsi sulla soglia per un momento, poi una più grande ne trascina due più piccole via, chiudendo la porta e lasciando questo nostro momento solo per noi.
Jane arresta per un momento le sue mani, poi si allonta un po' per sollevarmi il viso caldo, in contrasto con le sue mani fresche.
Di riflesso chiudo gli occhi, per proteggere in quel momento la mia vulnerabilità.
Le sue dita tolgono le scie umide dalle mie guancie, e dalla curva della mandibola dove le lacrime sostavano un momento, raccigliendosi, per poi cadere giù.
Poi beve le gocce trasparenti calde e salate direttamente dalle mia ciglia umide.
"Hai ragione, non avrei dovuto nascondermi con un ti voglio. Avrei dovuto dirti semplicemente ti amo." Sussurra nel mio orecchio.
Schiudo gli occhi, puntando lo sguardo verso il basso.
"Guardami, non hai bisogno di vergognarti. Non devi. Piangere non ha niente di sbagliato." Mormora.
Sono realmente rimasto colpito dalle sue parole, vere fino al midollo, ma non posso fare a meno di esclamare, "Veramente guardavo giù perché in effetti, ho un panorama niente male." Sghignazzo, strizzando gli occhi arrossati.
Porto le mani a coppa sui suoi seni, coperti solamente dal tessuto del pigiama.
Al contatto delle mie mani su di lei e e sussulta ed io alzo lo sguardo, sollevando gli occhi scuri nei suoi così azzurri.
Lascio scivolare le mani sotto la sua maglia, stringendo il seno prosperoso nudo.
"Mi distruggeva pensare che non avrei mai più potuto toccare queste meraviglie." Dico con un sorriso sghembo e aria melodrammatica.
La mi guarda stupita e mi rifila un'occhiatacchia, "Ed io che pensavo che avessi patito chissà quale dolore."
Il mio sorriso cade, guardandola seriamente, "Non immagini nemmeno."
Poso per un breve istante le mie labbra sulla sue, per godere di lei.
Nei suoi occhi nasce veloce come un fulmine una scintilla pericolosa.
Amo le sue scintille pericolose.
Afferra il lembo della sua maglia, tirandola verso sopra e togliendola.
I miei occhi si alternano lussuriosi tra il suo viso e i suoi seni scoperti.
Ho come la sensazione di stare per bucare i boxer.
"Sai mi viene in mente una cosa molto sexy che potresti fare." Grugnisco eccitato.
Evidentemente lei non è da meno, probabilmente anche lei è in astinenza di me e dai nostri corpi fusi, perché si toglie i pantaloni del pigiama, rimanendo in mutandine, "Che cosa?" Mi chiede con voce sensuale.
La guardo bramoso, "Prova a pensarci, tu sei mezza nuda ed io sono seduto." Le do un indizio.
L'arte della seduzione, si è completamente impossessata di lei e le impedisce di arrossire.
Si alza serrando le tende alla finestre, ed io la seguo mentre sculetta e ondeggia con lo sguardo
Si siede di nuovo accanto a me, sollevando un sopracciglio ed eccitandomi ancora più, "Cioè vuoi che io ti faccia un lap dance?"
Sorrido ammicante, "Non sarebbe una cattiva idea, non mi ha mai attirato però sono sicuro che in questo caso, apprezzerei."
Sfacciata si alza osservandomi come una leonessa che sta per azzannare la sua preda, mi cammina attorno accerchiandomi diverse volte, ma desideroso di un contatto fisico allungo una mano per accarezzarla.
Lei compie due passi indietro, "Sai che è contro le regole toccare la ballerina?"
Annuisco guardandola con occhi bramosi, mentre lei si avvicina di nuovo, pendo dalle sue labbra, "Facciamo tante cose io e te contro le regole." Le poso un bacio sul vetre, sentendola trattenere un gemito.
Davanti a me comincia a toccarsi il corpo, il collo, il ventre, i fianchi che vorrei stringere.
"Sicura sia la tua prima volta?" Chiedo ammaliato, seguendo ogni suo più piccolo movimento.
La sento ridacchiare dietro di me, poi torna davanti a me avvicinandosi con convinzione, ma anziché baciarmi come mi serei aspettato, mi posa un bacio sulla guancia e si ritrae.
Siede su di me, rimanendo ferma ed io le stringo in fianchi girandola verso di me. La prendo dalle gambe, facendola stendere sul letto sotto di me, il mio corpo incombe sul suo così piccolo e mi fiondo sulle sue labbra baciandola con trasporto, assaporando le sue labbra e il suo sapore con bramata cupidigia.
Mordo le sue labbra, in balia di una rinnovata consapevolezza e felicità.
"Mi sei mancata." Sussurro nel suo orecchio, impedendole di rispondere perché le tappo la bocca con la mia.

Circa un'ora dopo Jane mi guarda sorridendo dall'alto, con il viso poggiato sulla mano e un gomito sul mio petto, che mia accarezza con nostalgia, completamente nuda, come me.
Ripasso il suo sorriso passando il pollice sulle sue labbra, mentre l'altra mano è distesa sulla sua schiena, poi le accarezzo il viso, venerando quella pelle tanto morbida.
"Forse dovremmo vestirci e andare dalle ragazze e da Metthew." Sussurra guardandomi.
"Si, dovremmo anche fare le valigie e andare via, non ci metteranno molto a venire qui." Annuisco tranquillo.
Lei prova ad alzarsi, ma in quel momento la mia mano sulla sua schiena impone la mia forza e lei ricade su di me, ridendo spensierata, con alcune ciocche di capelli che ricadono in avanti.
"Sean!" Mi richiama sorridente.
Io la guarda con espressione neutra, fingendomi tranquillo, "Dimmi."
Ridacchiando si avvicina a me posando un bacio sulle mie labbra casto, ma io poggio una mano sulla sua nuca e lo approfondisco.
Sollevo il busto, poggiando la schiena al muro, e lei è obbligata a mettersi a cavalcioni su di me quando piego le ginocchia.
Stacca le sue labbra dalle mie guardandomi negli occhi ed accarezzandomi i capelli, con fare innocente.
La guardo rilassandomi, lasciandole fare quel che desidera su di me mentre io seguo ogni suo gesto.
Mi avvicino a lei piegando la testa, e posando un bacio sulla sua clavicola, poi ne lascio un paio sul suo collo, le lascio un bacio sulla curva dell mandibola, ancora qualcuno sulla guancia, ed infine gliene dedico altri sulle labbra.
Non posso farci nulla, questa sua posizione su di me mi fa eccitare oltre modo e lasciargli dei baci non troppo infuocati sulla pelle è il modo migliore per contenermi e non cominciare da capo.
Si solleva dal mio corpo, facendo scivolare le lenzuola via dal mio corpo, e sotto il mio sguardo attento si veste di nuovi abiti.
Si avvicina a me, ma proprio in quel momento la porta si spalanca e Jane si affretta a comprimi dal basso ventre in giù con le lezuola.
Kate ed April entrano come dei razzi stringendo in mano un vassoio con su una torta al cioccolato, "Guarda che ti abbiamo preparato Jay-Jay." Dice euforica Kate.
Mentre Jane arrossita sorridere, ringraziandole e guardando quella torta con un certo appetito.
Metthew raggiunge la stanza, ansimante, sulla soglia della porta "Ho cercato di fermarle... ma in branco sono tremende."
Kate ed April si girano verso si me come se mi vedessero per la prima volta, poi guardano Jane con aria maliziosa.
"Non avete perso tempo." Sghignazza Kate.
"Almeno non fanno rumore la notte come certi due biondi." Tossisce fintamente la rossa, facendo arrossire la bionda.
Jane soffoca una risata avvicinandosi alla torta, "Avete davvero scritto Siamo felici della tua resurrezione?"
Le due ragazze annuiscono soddisfatte.
"Andiamo a mangiarla in cucina." Consiglia April.
"Sean, ti aspettiamo." Ride la bionda, uscendo dalla stanza seguita da tutti gli altri e richiudendo la porta.
Mi alzo dal letto indossando un paio di boxer, un jeans e una maglietta nera e mi affretto a raggiungere gli altri in cucina.
Trovo Metthew tagliare concentrato la torta con un coltello, mentre le ragazze distribuiscono piatti e bicchieri e Jane si siede.
Mi siedo anche io, accanto a lei, seguito dalle ragazze.
Metthew ancora in piedi distribuisce le fette ti torta e tutti cominciamo a mangiare.
"Non hai idea di quanto siamo felici che tu stia bene, Janny." April mangia con gusto la sua razione.
"Già, eravamo tutti a terra." Annuisce Kate, tra un boccone e l'altro.
"Proprio così, sopratutto Sean." Mi affogo alle parole della rossa, tossendo un paio di volte.
"Non è uscito dalla tua stanza per un giorno intero, né ha mangiato qualcosa." Le sorride ammiccante la ragazza dagli occhi blu.
Jane mi lancia qualche occhiata in tralice ed io punto lo sguardo sui rimasugli della mia porzione di dolce, "Non c'è bisogno di specificare tanto." Borbotto.
"Ed invece si!" Sghignazza Kate, "Mett, cosa ti ha detto esattamente Sean la sera dopo la finta morte di Jane?"
Metthew ingoglia un pezzo di cioccolato, schiarendo la gola, "Pubblica tutto quello che abbiamo trovato di compromettente su di loro. Pubblica tutto ovunque, su qualsiasi piattaforma, su qualsiasi social. Devono pagarla, la pagheranno tutti. Dal primo all'ultimo." Cita con una precisione disarmante quello che dovrebbe essere il mio migliore amico.
Il secondo, o forse il terzo, pezzo di torta cade dalle mani Jane fino al piatto.
Jane ci guarda stutti stupiti, "Tutto quello abbiamo trovato in rete? Ragazzi, che cosa è successo mentre sono stata via?"

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora