Capitolo 11

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Suono il campanello, la porta si apre dopo poco tempo rivelando una donna dagli occhi e i capelli castani, dall'espressione sopresa e lo sguardo che si alterna tra me e April.
"Oh, Ciao." Ci saluta, "Accomodatevi."
Si fa da parte, lasciandoci entrare in casa, quindi ci accomodiamo nel salone; io ad April ci sediamo nel divanetto, mentre lei nella poltroncina.
"Non ci siamo ancora presentate, sono Brianna la mamma di Jane." Sorride, anche se sembra che lo faccia forzatamente, dato il suo sorriso tirato.
"Salve signora, io mi... mi chiamo Brooke." Si presenta la rossa tentennando col suo falso nome, congratulandomi mentalmente con lei dato che non me ne ricordavo assolutamente.
"Hai un bellissimo nome, Brooke. Jane non mi aveva mai parlato di te." Dice mia madre, quindi April si gratta la nuca a disagio cercando di sorridere, "Oh, non saprei il perché. "
La mamma annuisce, evitando di fare altre domande "Volete che vi prepari un thè caldo? Una cioccolata?"
Alla parola cioccolata, gli occhi scuri della rossa si illuminano e accetta di buon gradi, annuendo.
Quindi mia mamma si rifugia in cucina mentre noi rimaniamo in silenzio.
Non sembra abbia bevuto e anzi, sembra cambiata per davvero, sembra che non voglia usare April contro di me come ha fatto con Kate.
Non so esattamente che effetto mi faccia rivederla, in cuor mio spero di riavere mia madre indietro.
Brianna torna nel salotto con due tazze piene e fumanti, ce le porge e le prendiamo chi più e chi con meno entusiasmo.
Mia madre si avvicina timidamente, estrando dalla tasca quello che sembra essere una sorta di sacchettino piccolo in vellutato blu, legato da una cordicella color pruga e me la porge, "Jane, ho deciso di regalarti questo... me lo aveva regalato tuo padre per il secondo anniversario di matrimonio, ma... credo stia meglio a te."
Poso la tazza di cioccolata tra le gambe e prendo il piccolo sacchettino, lo aprendo e ne estraggo un braccialetto d'oro, largo meno di un centimetro.
Nel braccialetto ci sono incise delle parole, che leggo contro luce:
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Le mani mi tremano al pensiero che quel braccialetto possa averlo toccato mio padre, alzo il viso puntandolo lo sguardo sulla donna che mi ha messo al mondo che mi guarda titubante e speranzosa, so quanto costa per lei.
Le prendo la mano, stringendola, "Grazie, mamma. Sono sicura che lui ne sarebbe felice."
Lei annuisce, con gli occhi inumiditi e mi accarezza i capelli come se ne avesse il bisogno; poi lo indosso conservando la bustina di velluto in tasca.

Il pomeriggio passa abbastanza in fretta, la luce del giorno comincia a diminuire per lasciar spazio alle tenebre e all'oscurità della notte.
"Senti mamma, devo fare una commissione e... Brooke può rimanere qui con te? È solo per qualche ora."
Lei mi guarda sopresa, "Oggi? Ma è il giorno di Natale."
Annuisco evasiamente, "Ma certo, non ho alcun problema ad ospitare qui Brooke, sempre se per te va bene cara."
La rossa annuisce affermativamente, facendo un sorriso di cortesia.
Quindi io vado a prendere la giacca seguita da April, che mi chiede dove io debba andare e le dico la verità.
Lei annuisce a disagio ed io frettolosamente saluto entrambe le donne, salgo in auto e parto verso il magazzino abbandonato.
Proprio come aveva detto Erick, le strade sono deserte fatta eccezione per qualche coppia che passeggia abbracciata o qualche barbone seduto sul ciglio della strada che beve una bottiglia d'alcool per riscaldarsi.
Quando arrivo, posteggio l'auto e scendo, entrando dalla porta principale.
Alcuni concorrenti che parlano sono in piedi attorno al rosso, Erick, che nel frattempo parlotta al telefono, nella lingua straniera.
Adocchio una chioma bionda che conosco bene e mi accosto accanto a Mett, accendendomi solo dopo che c'è anche Sean; quest'ultimo mi saluta con un cenno della testa, mentre il primo mi guarda sorridente "Buon Natale bambolina."
Alzo gli occhi al cielo, ricambiando l'augurio anche se ormai il Natale è quasi finito, "Dov'è... Brooke?"
Chiede Sean, facendosi più vicino e il cuore comincia a galoppare, come se mi avesse chiesto chissà cosa, magari una notte di sesso selvaggio.
Arrossisco per la depravazione che i miei pensieri stanno raggiungendo, riporto alla mente la notte che io e lui abbiamo condiviso, desiderando la stessa vicinanza.
Non posso nascondere che mi manchi, cioè lui è qui ma allo stesso tempo non lo è.
Perché mi stai evitando, Sean? Questo mi ferisce, lo sai?
Sospiro, "Al sicuro... credo."
Aggrotta la fronte e nello stesso momento solleva un sopracciglio, con fare dubbioso.
La voce di Erick richiama tutti all'attenzione, il silenzio s'impossessa dei gareggianti e lui ci guardia serio, "Bene, questa sera avrò un socio molto importante quindi esigo che non mi facciate fare brutta figura..." sospira, colpendo il viso con la mano aperto, "Ma che vi dico a fare? Farete schifo esattamente come le altre sere, la vera gara sarà contesa tra i soliti tre." Si volta a guardarci, come per chiarire qualsiasi dubbio inerente ai soggetti mensionati.
Ci studia calcolatore, guardandoci da capo a piedi mentre il mio corpo diventa teso, ed io comincio a sudare freddo.
"Buona fortuna, ne avrete bisogno... e Buon Na- no anzi, spero che vi rompiate le corna."
Sollevo un sopracciglio, Erick non sembra di buon umore, non che la cosa faccia chissà quale sostanziale differenza.
Usciamo dopo poco, dirigendoci tutti nelle nostre auto mentre una piccola folla si raggruppa.
Entro dentro la mia auto mettendola in moto, il motore ruggisce così come quello dei concorrenti e ci mettiamo in posizione.
Tocco il braccialetto di papà, mentre la ragazza seminuda fai il countdown, facendolo girare come una ruota, "Forza papà, portami fortuna."
Accellero quando la ragazza da il via, così come la mia adrenalina che sale mentre le ruote dell'auto sgommano, curvo a sinistra improvvisamente e l'auto sculetta.
I primi tre posti sono segnati rispettivamente da Metthew, Sean e me.
Ho come l'impressione che a questa gara non vincerò, Mett questa sera pare molto agguerrito.
Col cuore in gola, vedendo la fine del percorso, questa sera molto corto, accelero schiacciando l'acceleratore superando i due ragazzi.
Quando credo di star vincendo però, ad un passo dalla vittoria, Sean mi sorpassa.
Sbuffo, ha vinto di nuovo.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora