Capitolo 56

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"La velocità è piacevolissima per se sola, cioè per la vivacità, la forza,la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell’infinito, sublima l’anima, la fortifica."
-Giacomo Leopardi


Le auto sono piene, i familiari sono stati avvertiti, chi con una bugia e chi con la verità.  Io, Sean ed April siamo davanti ad un piccolo supermercato, mentre Mett e Kate sono rimasti nelle loro auto. Ebbene, stiamo partendo con ben quattro auto: la mia, quella di Sean, quella di Mett e quella di Kate. Abbiamo deciso di fare qualche provvista per il viaggio, dormiremo in un B&B nei pressi di Phoenix e poi ci divideremo.
Chissà per quanto tempo.
Le porte automatiche del supermercato si aprono quando le nostre figure vengono rilevate in prossimità di questa. Il supermercato è ben illuminato, principalmente grazie alle grandi vetrate  che sostituiscono i muri che danno sulla strada, e che lasciano passare i raggi del sole ancora ben visibile, nel pomeriggio.
Alcune mamme trascinano i loro bambini, chi sul carrello della spesa e chi impugnando le loro manine. Altri uomini anziani, a coppie, si sorridono oppure litigano. Ragazzi sui vent'anni fanno una piccola spesa, solo per una persona o due, probabilmente quelli che vanno al college.
Invece noi ci avviciniamo agli scaffali dedicati alle schifezze come pop corn, cioccolato, pacchetti di tutte le dimensioni e colori di patatine, bevande gassate e alcoliche. April, con gli enormi occhiali da sole che le coprono gran parte del viso, il cappellino con la visiera e il cappuccio della giacca sul capo, prende creckers e alcune barrette di cioccolato. Sean con il cappuccio della felpa calato sul capo e lo sguardo vacuo, prende due bottiglie di liquore e qualche pacco di patatine e pop corn; mentre io, conciata come lui, prendo un pacco di pane con le gocce di cioccolato. 
April corre goffamente al reparto della frutta, comprando qualche mela e acqua. 
Almeno qualcuno che pensa a mangiare sano c'è.
In fretta ci dirigiamo alla cassa, riponendo la spesa sul nastro trasportatore ma qualcuno picchietta sulla spalla di April, un ragazzo con il cappuccio sulla testa e gli occhiali da sole. Dal cappuccio scappano delle ciocche ricce e bionde ribelli, e un sorriso nervoso fa capolinea sul suo volto, inquietandomi. "Hey, potresti farmi passare? Ho una certa urgenza, se non torno a casa... mia madre potrebbe preoccuparsi."
Io e Sean ci cristallizziamo sul posto alla voce frettolosa e balbettante di Mark. Non ci ha riconosciuti, è evidente, ma April non conosce la sua voce ed il suo viso è coperto, potrebbe commettere un passo falso e saremmo spacciati. Né io né Sean possiamo dire qualcosa, ci riconoscerebbe e non è un'idea così inverosimile credere che sia armato, sopratutto di questi tempi che sia lui che tutti gli altri sono ricercati.
April corruga la fronte, "Non puoi aspettare il tuo turno? Non mi sembra che tu abbia così poca roba e anche noi siamo di fretta." Col mento indica il cestello pieno di spesa, come latte e uova, acqua e pane e diverse altre cose.
"Mia mamma potrebbe preoccuparsi e.." cerca di ribattere Mark, con tono duro.
"Sono certa che se le mandi un messaggio si tranquillizzerà." Lo interrompe asciutta la rossa.
Davanti al supermercato posteggia un'auto della polizia e due uomini in uniforme scendono sorridendo e chiacchierando. Entrano dirigendosi al banco delle ciambelle appena fritte e piene di glassa.
Mark prende da dietro April, dalla tasca e la forma la punta della pistola è in direzione della mia amica. "Ti ho chiesto gentilmente di farmi passare. Hai ancora intenzione di dirmi di no?" mormora a voce bassa.
Il corpo di April entra in tensione, irrigidendosi, che presa dal panico spalanca gli occhi, ansimando e si agita tra le braccia di Mark, dandogli una gomitata molto forte sul ventre, alla bocca dello stomaco. La pistola scivola a terra, producendo un corposo rumore, così come gli occhiali da sole di Mark che rivelano i suoi occhi blu.
April da un calcio alla pistola, allontanandola da Mark e i poliziotti, attirati dal fracasso si avvicinano puntando la pistola verso Mark. Quello più alto con i capelli ricci e i baffi scuri, tuona a gran voce "Mark Robert Ortiz, ti dichiaro in arresto." 
Mark solleva le mani al cielo, aperte, e il poliziotto più basso, pelato e con le basette rossicce folte e il pizzetto si avvicina a Mark, con le manette  strette tra le mani, dopo aver riposto la pistola nel fodero della cintura alla vita. Mark si lascia ammanettare, mentre il poliziotto più basso sghignazza, "Questa volta, il tuo amico Erick non potrà più pagare la tua cauzione. Grazie al Giustiziere siete tutti ricercati."
"Già. Hai il diritto di rimanere in silenzio e di avere un avvocato, anche se questa volta niente potrà salvarvi." tuona ancora il poliziotto più alto.
Stringo il polso di April e quello di Sean, rimasti come ghiacciati sul posto, strattonandoli verso di me. "Andiamo." 
La mia voce attira l'attenzione di Mark, che sputa a terra con disprezzo, "TU!" mi guarda con odio, "Tu ci hai rovinati tutti!"
Il poliziotto più alto mi guarda incuriosito, "Signorina, può calarsi il cappuccio?"
Rigidamente annuisco e faccio come mi dice, "Tutto apposto. Si sente bene?" Mi chiede dopo aver osservato scrupolosamente il mio viso. Io annuisco mentre Mark continua ad inveire e dimenarsi, e l'altro poliziotto chiede l'aiuto di quello che sta parlando con me.
"Lei! è stata lei! Lei è il Giustiziere. Lei ha pubblicato tutto! Dovevamo farla sparire, avevamo già trovato qualcuno a cui venderla!" sbraita il biondo.
I poliziotti lo tengono fermo, "Bene bene, sei stato il primo a confessare, chissà cosa direbbero i tuoi amichetti." Ringhiano, non facendo caso alle insinuazioni che Mark ha fatto su di me.
In fretta Sean paga tutta la spesa alla cassa, April imbusta bianca in volto e con le mani tremanti ed io, col cuore che batte forte nell'orecchio, aiuto la rossa mentre i poliziotti trascinano fuori il biondo che continua ad urlare e a dimenarsi.
Afferriamo le buste e usciamo, giusto in tempo per vedere i poliziotti che sbattono Mark dei sedili posteriori della loro auto. 
Mett e Kate si avvicinano con le espressioni corrucciate e preoccupate, "Non era Mark, quello?" chiede titubante Metthew con un accenno di un sorriso nervoso. 
"Si e dobbiamo andare via da qui il più velocemente possibile. Abbiamo già rischiato troppo" mormora Sean con voce grave, lanciandomi un'occhiata preoccupata, per assicurarsi che io stia bene. Annuisco guardandolo serio negli occhi.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora