Capitolo 49 - Sean

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"La sensualità senza amore è un peccato; l'amore senza sensualità è peggio di un peccato."
-Jose Bergamin

Apro gli occhi stiracchiandomi, le luci del sole filtrano dalla finestra illuminando la stanza.
L'aria leggermente frizzante invernale, è in netto contrasto con il calore del mio corpo nudo, sotto le coperte, attorciagliato a quello di Jane, anch'esso nudo.
Mi sollevo un po', con ancora il mio braccio attorno alla sua vita e il suo viso poggiato sul mio petto.
La notte appena trascorsa è stata lunga e non solo per me e Jane, che ci siamo dati da fare per un po', ma anche perché Kate e Metthew hanno fatto un gran chiasso.
Jane è riuscita a riaddormentarsi, mentre io ho dovuto aspettare ancora un'ora per chiudere gli occhi.
Le sposto un ciocca di capelli caduta sul viso, sereno e dormiente, con le labbra rosa ancora un po' gonfie a causa dei miei baci.
Quel segno sulle sue labbra, non saranno mica i miei denti?
Probabilmente si.
Si solleva un po', accomodandosi in un posizione migliore per dormire e, per fortuna o per sfortuna, il lenzuolo leggero scivola scoprendo la spalla e il braccio, sul mio torace, e persino metà dei suoi seni.
Quella vista mordida e armoniosa, fa montare in me un nuovo desiderio, che fa muovere di poco le coperte all'altezza del mio basso ventre.
Comincio a muovere i polpastrelli sulla pelle, sfiorandola ed accarezzandola sul fianco, poi più su sulla spalla, e infine sulla clavicola.
Casualmente, il lenzuolo scivola un po' di più scoprendo totalmente il seno prosperoso.
Mi lecco le labbra, come un predatore che avvista la sua prossima preda, e mando giù a fatica un groppo di saliva. Si, devo decisamente fare colazione.
Mi distendo sul letto, mentre il volto di Jane, obbligato, si poggia sul morbido cuscino, rivestito da una federa bianca e morbida.
Mi prendo del tempo, poggiando il viso sulla mia mano, sentendo il gomito scricchiolare un po' quando lo piego.
Osservo con brama e attenzione le palpebre chiuse, le lunghe ciglia incastrate tra loro, le labbra mordidamente socchiuse, il petto che sia alza e si abbassa lento e placido, al ritmo regolare del respiro, il seno che ne segue il movimento.
Ho una particolare ossessione per qust'ultimo. Non che il suo culo sia brutto, al contrario è meraviglioso, ma quelle curve morbide sul suo petto, hanno la mia preferenza.
Probabilmente sembro un maniaco.
D'altronde lo sono.
Alzo l'altra mano, accarezzandola sul viso, sulle gote che tanto spesso arrossiscono, sulle guance piene e rosa, sulle labbra soffici e poi un po' più giù, sfiorando la pelle morbida e setosa del collo, un punto così sensibilmente.
Accarezzo la sua spalla liscia, ancora una volta, la clavicola e infine, lambisco la meta tanto agognata.
Tra il pollice e l'indice sfrego l'aorela rosea e il suo petto comincia ad alzarsi e ad abbassarsi velocemente, mentre dentro il mio cuore prende a galoppare veloce, per l'eccitazione e per qualcos'altro.
Mi avvicino languido e silenzioso al suo viso, posandole un bacio a fior di labbra. Quando entro nel suo spazio vitale però, vengo come ipnotizzato dal suo profumo dolce; ne prendo a grandi boccate d'aria, inalandolo, e lo sento insinuarsi fino a dentro i polmoni.
Con entrambe le mani continuo a palparle il seno, stringedolo tra le dita.
Mentre strofino le labbra sulla curva della mascella, con la coda dell'occhio vedo le ciglia sfarfallare e le palpabre spalancarsi, mentre dalle sue labbra esce un ansimo.
Con la lingua lambisco il collo asciutto, istigato dai suoi gemiti che mi sussurrano che il mio lavoro è gradito, che vuole di più.
Succhio sotto la clavicola, lasciandole un cerchio imperfetto violaceo e continua a scendere, sempre più giù, leccando il solco tra i due monti.
Mi dedico con la lingua al seno destro, mentro al seno sinistro con la mano, e ancora una volta mi avvicino al bocciolo roseo, leccandolo, succhiandolo e stringendolo tra la labbra, mentre le sue mani mi stringono i capelli e mi spingono di più contro di sé, implorandomi silenziosamente di non smettere mai.
Mi sollevo volecemente, poggiando la schiena allo schenale del letto, lasciando Jane inebetita a guardarmi, sbatte le palpebre.
La prendo per i fianchi, obbligandola a mettersi su di me.
Pessima idea.
Davvero, pessima idea.
Un grugnito animelesco esce dalla mia gola, mentre Jane arrossisce visibilmente.
Mi ha fottuto completamente il cervello.
Il mio sguardo cade ancora una volta sui seni scoperti, ed io sono obbligato a spingerla contro di me, bloccandone la vista, così che il suo petto venga coperto dal mio.
La guardo per un attimo nel viso, notando che da quando la nostra vita sessuale è iniziata, le forme del suo corpo sono maturate, anche i tratti del viso. Sembra più rigogliosa e bella, più di quanto già non lo sia.
Ah, i benefici del sesso.
Schiarisce la gola, guardandomi dal basso, "Buongiorno."
"Buongiorno." La mia voce è più profonda e roca del solito, e non solo per la notte ma anche per l'eccitazione persistente, che lei ancora avverte.
"Sei bellissima." Mi esce, come se avessi dato il permesso.
I suoi occhi luccicano vivi di un'energia vitalizzante, il rossore sulle gote non accenna a dissolversi e le sue labbra si aprono in un piccolo sorriso, che lascia intravedere i denti bianchi.
Nasconde il viso nel mio collo, stringendomi in un abbraccio.
Avvolgo le mie braccia tatuate a lei, sulla sua schiena.
Questa ragazza mi sta indubbiamente cambiando, e non so se sia un bene un male, ma non riesco a stottrarmi a quei piccoli gesti, quelle piccole parole che lei con gli occhi supplica di avere, ma che con la bocca non si azzarda a dire.
Non nego che qualche volta nei suoi occhi leggo molto di più di un semplice ti voglio bene.
Ed io, fingendomi un cieco, non rispondo.
Come non ho risposto a quello che ha detto lei sta notte, circa il fatto che non ho appeso alcun manifesto per gridare al mondo che sono stato io a pagare l'intervento di Dubé.
Circa il fatto, che il suono del mio silenzio è quello che lei apprezza di più.
Il suo viso si alza e dopo avermi guardato negli occhi per un'infinità di tempo, comincia a posare dei baci frettolosi e giocosi, pregni di affetto, sulle mie labbra e sulle mie guancia, anche nel collo e nella mascella.
La lascio fare sorridendo sempre di più ad ogni suo bacio, ricambiando ogni effimera pressione.
Non provo nemmeno a trattenermi dal sorridere, ma nascondo il viso nel suo collo, avvicinandomi a lei e ridendo lievemente.
Mi accarezze i capelli scuri corvini, con amore e attenzione.
Le poso un leggero bacio sul collo, provocandole il fiato tremolante.
I suoi sussurri giungono forti e chiari alle orecchie, "Ti..." Amo? "Voglio."
Il mio corpo, prima irrigidito, si rilassa di poco.
Perché quelle parole sembravano cosi forzate?
Porta la sua mano ai miei capelli accarezzandoli ancora.
Perché sembrava volesse dirmi altro?
Mi stringe a se, cullandomi tra le sue piccole braccia.
Che volesse dirmi proprio che mi amasse?
Che volesse dirmi Ti amo?
Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
Parole che si ripetono come una dolce nenia nella mia mente, sussurate con lo stesso suono della sua voce.
Il mio cuore perde un battito, un po' perché ho capito cosa volesse realmente dirmi, un po' perché non l'ha detto.
E mentre un mix di frenesia e delusione albergano nel mio cuore, esco dal mio nascondiglio, guardandolo poi negli occhi, "Anch'io ti voglio."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora