Capitolo 12

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“Gli uomini sono diversi dai maschi. I maschi vogliono una parte di quella donna. Gli uomini vogliono quella donna. I maschi sono disposti a concedere un po’ di amore, per avere sesso. Gli uomini vogliono l’amore, e il sesso ne fa parte. ”
-Alessandro D'avenia

Vedo Erick entrare nel magazzino, affiancato da un uomo dalla mole imponente mentre due uomini si appostano all'entrata. 
È sorvegliato maledizione, non posso fare niente.
Sbadiglio stancamente e faccio partire l'auto, con meta la mia casa.
Non ci metto molto ad arrivare, posteggio l'auto ed entro nel palazzo, affiancata dai ragazzi.
"Fatemi capire, perché siete venuti? Non che non gradisca la vostra compagnia, ma..."
Un rumore squillante annuncia l'arrivo dell'ascensore, chiamato poco prima ed entriamo.
"Naturale, siamo troppo belli per non essere apprezzati..." risponde Mett da primadonna.
Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa e mi trattengo dal ridacchiare.
"Oggi Cassidy è troppo appiccicosa." Borbotta Sean, facendomi sorridere al ricordo della sua sorellina, so che le vuole un bene dell'anima alla fine.
"Sto andando da Kate." Fa una faccia pervertita mentre io ne faccio una disgustata, "Ma almeno li usate?"
Lui scoppia a ridere, come se avessi detto qualcosa di estremamente divertete, "Ma certo! Ho comprato una scatola di 100 preservativi! Sono già a metà!"
Mi strozzo con la mia stessa saliva e comincio a tossire, mentre le gote mi si tingono di rosso e Sean sorride scaltro a Mett, come se gli stesse dicendo Bravo amico.
"Che schifo." Mormoro, non ho proprio voglio di immaginare la mia amica nella sua vita sessuale.
"Certo si, dicono tutte così e poi a letto..." si interrompe per scoppiare a ridere, nel vedere la mia faccia totalmente scandalizzata, "Quelle innocenti sono le più selvagge, alla fine..."
Il mio sguardo finisce su Sean, senza alcun controllo, che mi guarda facendomi annegare nei suoi occhi, tra i quali noto una scintilla viva, come se sapesse che anche io, come lui, sto pensando a quella sera.
L'avrà detto a Mett? Quando la domanda nasce nella mia mente, il mio sguardo si posa per pochi millisecondi sul biondo, spostandosi di nuovo su Sean che scuote la testa in segno di diniego, come se mi avesse letto nel pensiero.
Salvata dall'aprirsi delle porte dell'ascensore, esco come se fossi stata chiusa in una gabbia troppo stretta per troppo tempo
Estraggo le chiavi di casa, "Sarebbe più utile farvi una copia della chiave."
Entro in casa trovando Kate ad aspettarci nel salotto, aggrotto le sopracciglia, "Ma dov'è April?"
Mi sbatto una mano sulla faccia, dandomi mentalmente dell'idiota "Merda." Impreco, "L'ho dimenticata da mia madre."
Kate ride beata, "Ho capito, andremo io e Mett a prenderla."
Mentre trascina il biondo, mi fa un fugace occhiolino, indicando con lo sguardo Sean e va via, ignorando le preteste del povero Metthew.
Sean si catapulta nella mia stanza e quando lo raggiungo, lo trovo fuori sul balcone a fumare.
Mi seggo sul letto, osservandolo mentre di spalle si porta la sigaretta in bocca con due dita, aspirando il fumo. Come fa a rendere interessante un gesto banale, come quello di fumare?
Forse sono io che ho fumato qualcosa, per elaborare certi pensieri.
Scuoto la testa sospirando e mi distendo sul mio letto, guardando il soffitto, mentre con le mani faccio ruotare il braccialetto di papà. 
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Sorrido al ricordo di mio padre, al ricordo di quell'uomo sempre allegro e positivo, che cercava sempre di tirarmi su di morale quando ero triste e che si complimentava con me dei miei disegni, nonostante fossero orribili.
Forse ha scelto questa frase, perché pensava che se noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, allora tutti i sogni sono realizzabili, come lo siamo noi. Anche se siamo già realizzati, in un certo senso.
Chissà, mio padre era un uomo che amava spronare, mi diceva che se mi fossi impegnata forse, sarei riuscita a volare.
Il letto cigola e il materasso si abbassa accanto a me, giro il viso trovando quello di Sean poggiato sul cuscino, che mi osserva "È nuovo?" Mi indica con lo sguardo il braccialetto che ancora faccio ruotare.
Annuisco, portandolo sopra i nostri volti, "Me l'ha regalato mia madre e mio padre glielo regalò per l'anniversario di matrimonio."
Scruta il mio polso, "Cosa dovrebbe esserci scritto?"
Sorrido per la sua incapacità di leggere al buio, come tutti d'altronde, ma questa cosa su di lui mi fa sorridere e non so il perché. 
"Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni."
Ride sommessamente, "William Shakespeare."
Annuisco, sopresa del fatto che lui conosca l'autore della frase incisa sul bracciale.
Rimane in silenzio e si sdraglia su un fianco, tenendo la testa sulla mano, con lo sguardo rivolto verso di me.
Mi viene in mente quando quella volta al cottage, lo beccai nella vasca totalmente nudo e immerso nell'acqua con l'aria di un re annoiato.
Questo ricordo a sua volta, mi fa venire in mente la differenza del comportamento che ha adottato da dopo la sua... dichiarazione? Così il mio volto assume un'espressione triste e malinconica.
Le sue dita improvvisamente mi accarezzano il volto, "Che succede, Jane?"
"Tu." Mi lascio sfuggire.
"Io?" Chiede anche se non sembra troppo sorpreso, dalla mia risposta.
Maledico il buio totale perché mi impedisce di poterlo guardare negli occhi.
"Si, tu. Dopo che tu... che noi..." sospiro abbattuta sentendomi in imbarazzo, "Ti sento lontano Sean, lontano come mai prima. Che cosa è successo? Non provi più..." mi blocco indecisa sulla parola da usare, "Attrazione, per me? Non ti è piaciuto?" Sussurro delusa.
Improvvisamente sento il mio corpo schiacciato sul suo, trovandolo sopra di me e sento il suo fiato che impaziente si scontra con il mio, fondendosi.
"Non mi è piaciuto? Credi sul serio che non mi è piaciuto? Che non sia più attratto da te?" Chiede con voce roca, facendo scontrare il suo bacino e facendomi sentire il suo desiderio.
"Non lo so, forse..." mormoro insicura, godendo della sua vicinanza, mentre il suo profumo mi avvolge e la sua pelle accontanto con la mia, sembra quasi bruciare.
Sento i fianchi essere stretti dalla sua morsa possessiva, instintavimente porto le mani sul suo solido petto, tastandando impercettibile.
"Sbagli..." mormora sulle mie labbra, la mia pelle viene scossa dai brividi quando sento le sue labbra sfiorare le mie, desiderando il contatto che non avviene ormai da troppo tempo, desiderando che il suo sapore si mischi al mio.
La pressione dapprima impercettibile, poi diviene lieve e poi forte e pulsante.
Stringo la stoffa della sua maglia, attirandola a me mentre la sua bocca si muove sulla mia, procurando brividi e pelle d'oca, simulando una danza tutta nostra.
Le sue mani passano in tutto il mio corpo, corpo che conosce già, mentre le sua lingua passa sul mio labbro inferiore e poi mi dedica un morso.
Poi segna una scia di baci, fino ad arrivare al collo dove lecca e succhia, mi sfiora l'orecchio e mi sussurra con voce tremante e roca "Sei bellissima."
Impedendomi di rispondere, subito mi tappa la bocca con la sua.
Mossa da un istinto primordiale e irrazionale, gli sfilo la maglietta e prendo a tastare ogni centrimentro della sua pelle calda e asciutta del torace e della schiena liscia e perfetta.
La mia maglietta vola via, dopo aver rischiato che lui me la strappasse.
La sua bocca si sposta sulla clavicola, lasciando leggeri baci, e poi un po' più giù, bacinado la curva del seno.
Arrossisco per quel contatto, ma non mi da il tempo di pensare perché di nuovo ritorna a baciarmi la bocca, come se fosse un tornando furioso.
Mi abbandono a quel contatto, alle strette possessive, alle carezze.
E così volano via anche i miei pantaloni.
Solleva il suo corpo dal mio, tenendosi sui gomiti per baciarmi il collo e poi il suo viso si sovrappone al mio, senza che che i nostri volti si tocchino e mi guarda negli occhi come se volesse comunicarmi qualcosa che a parole non riesce ad esprimermi, come se mi adorasse.
"Cielo... la prossima volta, almeno, chiudete la porta!" Mi irrigidisco alla voce di Mett, ai risolini femminili della bionda e della rossa.
Arrossisco violentemente e sento il viso accaldato.
Sento Sean sbuffare irritato e schiacciarmi col suo peso, come a farmi da scudo, per coprirmi dai nostri amici guardoni.
Si volta verso di loro, per quel che può dai suoi movimenti limitati, "Bene, fallo e vattene." Gli ordina con la voce profonda resa roca dall'eccitazione.
Il biondo borbotta qualcosa di sarcastico, che non capisco, ma richiude la porta come gli era stato ordinato.
Neanche il tempo di voltarsi che si fionda di nuovo sulle mia labbra, quel contatto mi fa sciogliere e rilassare i muscolo dapprima tesi.
"Non coprirti." Dice, riferendosi alle mie mani che mi coprono, dato che il mio corpo sente i postumi dell'imbarazzo provato poco prima, "Non ne hai biosgno."
Non ho neanche il tempo di formulare un pensiero, circa quello che è successo con i nostri amici, di elaborare l'imbarazzo perché mi investe la sua furia passionale.
E come la prima volta, tutti i vestiti volano via, ma a differenza di quella volta non c'è dolore.
Ci siamo solamente io e lui.
Pelle contro pelle, cuore contro cuore, labbra contro labbra. Lo sfiorarsi timido delle nostre anime.
Ci siamo solamente io e Sean, solamente le nostre pelli che si fondono, solamente il nostro odore che si mescola.
Ci siamo solamente io e te e forse, perchè da parte mia è certo che ci sia, il nostro amore.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora