Capitolo 18 - Sean pt. 4

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“La rabbia è solo una codarda estensione della tristezza. È molto più facile essere arrabbiato con qualcuno piuttosto che dirgli che sei addolorato.”
-ALANIS MORISSETTE


Stringo gli occhi infastidito, a causa dalla forte luce proveniente dalla finestra, li apro dopo aver capito che il sole sarebbe rimasto lì per molto tempo.
Mi metto seduto sul letto di Jane, che in questo momento non è qui.
Al minimo movimento la testa mi duole a causa della grande quantità d'alcool assunta la notte scorse.
Mi alzo lentamente per andare in cucina e durante il tragitto trovo mia sorella ancora dormiente sul divano, non la sveglio e vado avanti trovando già tutti svegli a fare colazione.
Al centro del tavolo c'è la scatola di aspirina, che prendo immediatamente, come se fosse un normale centro tavola.
Rivolgo un cenno di saluto a tutti che silenziosi, probabilmente a causa del post sbornia, mangiano la loro colazione.
Li imito, prendendo il mio solito caffè e latte, ma improvvisamente, veloce come un lampo, mi torna in mente le immagini che ho osservato sta notte prima di addormentarmi accanto a Jane, nel mondo dei sogni già da un po', le foto altro non erano che che le pagine dell'agenda di Erick.
"Sta sera ci sarà l'appuntamento di Charlotte." Cerco di mantere il tono di voce basso, così che se Cass si svegliesse non sentirebbe nulla.
"Cosa faremo?" Chiede April.
"Io, Kate e Jane questa sera, chiameremo la polizia da un telefono pubblico, mentre tu e Mett resterete a casa." Le spiego molto sommariamente, riprendo prima che possano aggiungere qualsiasi cosa, "Ma non è tutto, domani sera ci sarà un altro evento..."
"Ne venderanno un'altra? Così presto?" Chiede allarmato Metthew. Scuoto la testa e provo a spiegare incerto, quel che ho capito dell'appunto, "Io credo sia come un gala, dove ognuno porta una donna come compagna o... in vendita." Faccio una smorfia quando pronuncia le ultime parole, quelle donne sono trattate come oggetti, calpestano la loro dignità e i loro diritti, mi chiedo come possa un uomo commettere un'atrocità del genere.
"E ci andremo?" Chiede Kate.
Espiro, scuotendo la testa "Sarebbe la cosa migliore da fare, quell'ambiente sarà pieno di gente che fanno parte di questo tipo di traffico, sarebbe utile perché potremmo prendere molte informazioni, ma sarebbe rischioso andarci tutti, sopratutto per April, dritta nella tana del lupo."
Cala il silenzio per un poco di tempo, fino a che il biondo non prende parola, con espressione grave sul volto, come se anche solo parlare di tutto questo lo facesse invecchiare di anni, "Dovrete andarci tu e Jane, mentre io e Kate ci assicuriamo che April stia bene."
Tutti annuiscono con un cenno di assenso, mentre io mi irrigidisco: Jane non è ancora fuori pericolo, il fatto che lei debba andare ad un'occasione di questo genere, non mi va per niente giù, ma d'altronde anche Kate sarebbe in pericolo se venisse.
"Sarà un'occasione elegante quindi, preparati a diventare un pinguino con lo smoking" prova a smorzare la tensione il mio amico.
Sollevo lo sguardo al cielo, scuotendo il capo. Quando la figura assonnata di mia sorella, con i capelli tutti scompigliati, molto simili ad un nido di uccelli, fa capolinea sulla soglia della cucina e prova a sorridere per quel che può, ma non le riesce molto bene perché è ancora impastata coi sogni.
"Buongiorno." biascica.
Tutti ricambiamo provando ad assumere delle espressioni normali, come se non fosse successo alcuna cosa, come se nessuno di noi fosse in pericolo.

Vediamo Kate camminare verso di noi, con lo sguardo circospetto, "Ho chiamato la polizia, l'ho avvertita e ho attaccato subito."
Io e Jane annuiamo, per confermare alla bionda di aver capito.
"E adesso? È presto per andare nel luogo dell'appuntamento." Chiede la ragazza dagli occhi ghiaccio.
Non credo mi abbia del tutto perdonato, ma è sicuramente meno fredda di ieri, è più sciolta. Non posso di certo darle torto, ancora una volta ho evitato il mio vero problema, evitando di dirle qualcosa e tornando freddo e distaccato, cosa che mi riesce meglio quando non siamo da soli.
"Beviamo un frullato." Scrollo le spalle, entrando al negozio alle mie spalle, sicuro che le due amiche mi stiano seguendo.
Mi siedo nel primo tavolo che trovo libero e prendo a guardare la parete in vetro, che da sul marciapiede, stracolmo di persone che camminano, piene di energie persino durante la notte.
Le ragazze si siedono accanto a me, per ordinare i nostri frullati ad una cameriera un po' più grande di noi, ma che ci prova ugualmente e spudoratamente con me.
Capisco di avere un certo effetto sulle ragazze, ma spesso credo che esagerino, non si fanno problemi di chi gli stanno davanti.
Certo, prima che qualcuno occupasse totalmente la mia mente, trovavo abbastanza piacevoli tutte queste attenzioni, ne approfittavo e anche parecchio. Peccato che adesso non mi stimolino più nulla, è diventato seccante.
Fisso annoiato il menù, ordinando il mio frullato di cioccolato e nocciola, senza nemmeno sfiorarla con lo sguardo.
La ragazza prende gli ordini e finalmente se ne va, liberandomi dal suo odore nauseante e decisamente troppo forte.
Osservo il negozio, le sue pareti bianche, il pavimento in legno, le sedie e i tavolini rotondi in ferro.
Abbastanza classico.
La ragazza torna con in mano un vassoio contente i frullati, e due bottoni della camicia in più sbottonati, ci serve i nostri ordini posando i grandi bicchieri di vetro sul tavolino, provocando un rumore squillante.
Sovrappensiero, comincio a bere la bevanda zuccherata, chiedendomi cosa succederà all'incontro di Charlotte, mentre le due ragazze parlottano tra di loro.
Poi una della due sbuffa, "Sean, guarda sotto il tuo bicchiere.", fisso gli occhi su Kate interrogativo e faccio come mi dice trovando un piccolo bigliettino di carta, piegato in due, dai quali si intravedono le iniziale di una sequenza di numeri. 
Senza neanche guarda l'intero contenuto del biglietto, lo prendo stropicciandolo tra le mani e buttandolo nel cestino non troppo lontano dal nostro tavolo.
Torno a bere la mia bevanda, adagiando pigramente lo sguardo su Jane, curioso di vedere la sua espressione, ora un po' corrucciata e ora che prova a trattenere un sorriso.
"È ora." Guardo l'orologio, "Andiamo al parco."
Le ragazze annuiscono e Kate chiede il conto alla stessa cameriera che mi ha lasciato il numero, che si affretta a portarci il conto che pago, ignorando l'occhiataccia di Kate e Jane. 
Non saranno di certo tre frullati a mandarmi in rovina.
Usciamo svelti dal negozio, entriamo nella mia auto e metto in moto.
Dallo specchietto retrovisore, vedo la bionda osservarmi soddisfatta, perciò alzo un soprecciglio, ponendole una muta domanda.
"Non hai guardato la cameriera sexy."
Jane la fulmina con lo sguardo e la sua amica le risponde con un sorriso innocente. 
Forse avrei dovuto partecipare ai loro discorsi, in gelateria, chissà che teorie hanno elaborato.
"Non mi interessava." Rispondo secco, purtroppo Kate non molla, "E perché?"
Sospiro esasperato, tutti hanno capito che tra me e Jane c'è qualcosa, non capisco davvero questa sua voglia di sottolineare la cosa, è irritante.
La ignoro, restando in silenzio per tutto il tragitto, come Jane che fissa testarda il finestrino lanciandomi occhiate furtive che colgo e Kate che non ho idea di cosa stia facendo.
Giungiamo al parco abbondato, scendiamo silenziosamente dall'auto ed entriamo dal cancello arrugginito semiaperto, che al minimo spostamento produce un rumore simile ad un ronzio misto ad un animale che guaisce, uno strano rumore metalizzato.
Entriamo trovando tutte le giostre spente, sporche di terra e polveri, arbacce selvatiche che crescono incolte persino su alcune giostre.
Sembra quasi un ambientazione da film horror, con le grandi teste dei cartoni animati che ti fissano con gli occhi spalancati.
L'appuntamento dovrebbe essere davanti l'entrata delle montagne russe.
Mi guardo intorno fino a che non lo focalizzo e mi ci avvicino lentamente, mi fermo ad uno stand, con i bersagli e le lattine e dei pupazzi di tutte le dimensioni, hanno seriamente lasciato tutto qui, incustodito?
Scuoto la testa, "Voi restate qui." ordino con un tono che non ammette repliche.
"Sei impazzito?" Sussurra Kate, nel silenzio tombale del parco a tema abbandonato, "Iniziano cosi le peggiori sventure nei film horror, dividendosi... saresti il primo!"
Sollevo lo sguardo al cielo, "Accetto il rischio."
"Non puoi andare da solo, noi siamo qui, come lo sei tu, almeno lascia venire me!" Ribatte Jane, smaniosa di sapere quello che accadrà. 
Scuoto la testa, "Scordatevelo. Rimanete qui, insieme."
Avrei dovuto chiuderle in auto.
Volto le spalle e mi nascondo dietro la biglietterai dell'attrazione, accovacciandomi silenziosamente, in attesa che qualcuno si faccia vivo e anche che la polizia intervenga.
Passi pesanti cominciano a calpestare il terreno sporco, seguito da altri più leggeri, che procedono incerti.
Concentrato, non mi accorgo nemmeno del dito che picchietta sulla mia spella, mi giro sussultando sul posto, vedendo Jane accovacciata accanto a me, "Ti avevo di restare con Kate! Ora lei..." mi interrompe immediatamente, "L'ho accompagnata in auto, e..." le tappo la bocca con la mano stringendola a me, vedendo due sagome vicino l'attrazione, "Fa silenzio." Le sussurro impercettibilmente all'orecchio.
Tolgo la mano dalle sue labbra, mi sporgo giusto un po', per vedere cosa sta succedendo.
È un ragazzo giovane, coetano di Erick, dagli occhi e i capelli chiari e  l'abbigliamento anonimo, a causa del buio non riesco a vedere molto altro.
Accanto a lui, una ragazza dai capelli e dai gli occhi chiari, con i vestiti stropicciati e sporchi, il viso spaventato, lui la tiene per il braccio.
"Per favore lasciami andare, voglio tornare dalla mia famiglia, non dirò niente a nessuno..." lo implora con voce tremante e spaventata, il ragazzo non fa un piega, anzi, sbuffa spazientito "Stai zitta, Charlotte. Ci ha già provato e stai cominciando a seccarmi."
Altri passi pesanti li raggiungono, un uomo in carne e vestito elegantemente li raggiunge, "Adolf..." sussurra Jane, identificando per me il soggetto, che altri non è che l'ex proprietario di April.
Mi irrigisco al suo nome, se ci riconoscesse, saremmo fregati.
"Come mai Erick ha mandato uno dei suoi scagnozzi?" Chiede Alfred burbero.
"Aveva da fare e ha mandato me, con la tua nuova ragazza." Gli risponde il ragazzo.
"Vediamola." Accede la torcia, puntandi il fascio luminoso sul viso della ragazza che strizza gli occhi a causa dell'improvissa luce.
"Carina. Erick mi aveva avvertito che non fosse una russa, a quanto pare ha origini francesi... beh, va bene lo stesso." Spegna la torcia.
"Prima i soldi, vecchio. Poi la ragazza." Adolf passa una valigetta al ragazzo, che gli consegna Charlotte. 
"Per favore, lasciatemi andare..." sussurra ancora questa, stanca e impaurita.
"Oh cherì, questo non succederà. Ho già perso soldi con l'altra, ma sta tranquilla sarai trattata come una principessa." L'uomo ride raucamente, come se quelle parole fossero nate per creare ilarità, ride ancora mettendo i brividi.
"Saluta quel bastardo da parte mia." Sputa Adolf, il ragazzo annuisce e va via, e così lo imita Adolf.
Sentiamo i passi allontanarsi in direzione diverse, man mano che si allontanano producono rumori più leggeri, diventano impercettibili e infine spariscono, il silenzio torna a regnare sovrano nel parco abbandonato.
"Perché la polizia non è intervenuta!?" Sbotto incazzato, "Li avevamo avvertiti e loro cos'hanno fatto? Assolutamente nulla, sanno solo ficcare il naso dove non devono, quegli sbirri."
Mi alzo, trascinando su con me Jane, ancora a stretto contatto col mio corpo.
"Non ci posso credere..." ringhio. Ancora una volta questa gentaia ce l'ha fatta letteralmente sotto al naso.
Ancora una volta, donne indifese stanno subendo abusi.
Ancora una volta, non ho potuto fare niente.
Ancora una volta, non sono arrivato in tempo, come non sono arrivato in tempo per aiutare mia madre o Cass.
Irato, i muscoli si riempono di energia, che scarico contro la parete di legno della biglietteria, sfondandola.
"Lo capisci, Jane, che anche questa volta, sono rimasto fermo a guardare?" Sbotto.
Lei si avvicina a me, poggiando delicatamente una mano sul mio braccio, stringendolo di poco, "Non abbiamo potuto, pensavamo che la polizia aspettasse solo il momento giusto per intervenire, non sapevamo che non ci avrebbero dato ascolto."
"Sarei dovuto intervenire subito."
Scuote la testa e avvolge il suo corpo al mio, che si rilassa sotto il suo tocco e la mia anima si acquieta, abbracciata dalla sua.
"C'era una buona possibilità che quei due fossero armati poi... se la polizia fosse intervenuta e se ci avesse visto qui, ci avrebbe portato in centrale e non possiamo rischiare così tanto."
Sussurra, la stringo a me più che posso, senza farle male "Era anche per questo che dovevi restare in auto con Kate." Mormoro, vicino al suo orecchio.
Scuote la testa "Non potevo lasciarti qui da solo."
Sospiro stancamente, felice della sua abilità di calmarmi così. Aggiunge anche un'altra cosa "Non possiamo dire ad April che l'acquirente fosse Adolf. La sconvolgere... Noto spesso che quando parliamo di questi argomenti, lei si perde a fissare il vuoto, persa nei ricordi orribili di ciò che ha passato."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora