Epilogo - Sean pt. 2

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7 anni dopo...

Riempio una tazza di caffè caldo e fumane fino all'orlo della tazza, lentamente. 
Non so quanto una buona dose di caffeina possa calmare l'umore di mia moglie, agitata e nervosa da più di due settimane.
Con l'odore amaro e pungente del caffè che mi solletica le narici, apro la porta con su scritto Detective Gray inciso su una targhetta lucida e dorata.
"Oscar basta! Dio, devi smetterla. Hai davvero una voce insopportabile." la voce stridula e irritata di mia moglie si fa sentire dall'altra parte della scrivania, mentre con i capelli neri legati in uno chignon rotea gli occhi azzurro ghiaccio con fare infastidito. Le labbra sono strette in una linea sottile, il corpo è avvolto da un jeans chiaro e un maglioncino rosso, mentre emette un rantolo esasperato quando Oscar, il nuovo arrivato e sottoposto, prende di nuovo a parlare con fare convincente, gesticolando con mani troppo femminili.
"Forse non sono stato molto chiaro, Jane ma..." comincia a dire, all'apparenza tranquillamente. 
Schiarisco la gola rumorosamente e gli occhi, adesso furiosi di Jane si posano su di me rilassando un po' le spalle, mentre quelli di Oscar prima sicuri, adesso mi guardano sgranati ed impauriti. 
"Come mai ti sei preso tutta questa confidenza con mia moglie, Oscar?" domando gelido, avvicinandomi a Jane e posandole la tazza di caffè sulla scrivania davanti a lei. 
Mi poggio sulla sedia in pelle, dietro le sue spalle, continuando a fissare Oscar in attesa di una risposta. 
"Co-confidenza? Mi scusi Signor Grey ma non capisco..." alzo la mano interrompendo il suo balbettio irritante.
"Risparmiatelo." stringo gli occhi in due fessure. "Per te mia moglie è e sarà sempre la Signora Grey."
"M-ma certo. Si." cala per un attimo lo sguardo, non sapendo più reggere il mio. 
"Quindi?" sbuffo dopo un'infinità di tempo, immersi nel silenzio. 
"C-cosa?" domanda ancora Oscar facendomi sbuffare ancora. 
"Perchè stavi infastidendo mia moglie?" ribatto burbero, grattando il mente cosparso di barbara. Sta mattina non ho avuto il tempo di tagliarla. 
"Gli ho detto di controllare i tabulati telefonici di Kathrine Bennet questa mattina. L'ho chiamato poco fa per vedere se aveva finito di svolgere l'incarico e indovina un po'." sbuffa Jane, "Non li ha ancora controllati, pensa sia inutile."
"Kathrine Bennet?" Chiedo. 
"Si," annuisce lei, "è una nuova vittima, l'hanno trovata strangolata in un vicolo vicino al pub dove lavorava alle 3 a.m. "
Annuisce acquisendo tutte le nuove informazioni sul caso e volgo lo sguardo su Oscar. 
"Muoviti Oscar. Io e mia moglie facciamo questo lavoro da molti anni ormai. Dubito che un novellino come te sappia come risolvere un caso semplice come questo." tuono severo. "La prossima volta che mia moglie ti chiederà qualcosa, sei pregato di eseguire immediatamente. Sono stato chiaro?" 
"M-ma certo. Naturalmente, si." annuisce rimanendo imbabolato a guardare il pavimento. 
"Beh? Vuoi per caso un invito? Muoviti! C'è un killer a piedelibero e tu stai cominciando a darmi sul serio sui nervi." Alzo la voce facendo scattare e correre via Oscar. 
Una volta che la porta si richiude dietro di lui, mi giro a guardare Jane che sorseggia il suo caffè. "Spero non si sia freddato." 
Scuote il capo, muovendo la chioma corvina, "È della giusta temperatura. Ottimo." 
Sorrido, osservandola meglio, lei e le sue curve, "Sbaglio o hai le tette più grosse?"
Si affoga con il caffè, tossendo più volte e guardandomi con le gote arrossate, "M-ma che stai dicendo? Sarà una tua impressione." 
"No, no. Sono certo che le hai più grosse. Guarda qui." Stringo i suoi seni sodi tra le mie mani, facendola sussultare.
"Oh! Ma che cosa stai dicendo?" Ridacchia nervosamente e scostandosi di poco dal mio tocco, facendomi stranire. "Trattieni i tuoi impulsi sessuali, Sean. Siamo a lavoro."
"Come se ti dispiacesse." Ribatto testardamente, "Ti ricordo che la settimana scorsa, eravamo proprio su questa scrivania a..." 
"Sean!" mi riprende lei. 
Scuoto la testa, osservandola dall'alto più attentamente. Anche i glutei e i fianchi sono più formosi. Fino a due settimane fa vomitava ogni mattina per quella che è stata una brutta settimana di influenza intestinale, probabilmente il suo corpo è ancora molto provato. Si, sarà sicuramente per questo. Probabilmente è nervosa anche per questo, tuttavia il suo comportamento è strano, "Non mi starai mica nascondendo qualcosa, vero?"
Si affoga nuovamente col caffè, "No, no. Cosa te lo fa pensare." mormora stancamente, ora con aria più malinconica. Stento a seguire i suoi frequenti sbalzi d'umore. 
"Ti va di mangiare tacos sta sera? Potremmo andare da Kate e Metthew ed invitare April e Nick, così non dobbiamo lavare stoviglie." cambio tatticamente argomento. 
"In realtà ti manca il piccolo Henry." ridacchia tristemente Jane, riferendosi al figlio di Kate e Metthew avuto poco più di due anni fa. 
"Non posso nasconderti proprio niente cara moglie." cerco di tirarla su di morale anche se non so neppure perchè è triste. 
"No, infatti caro marito." sorride genuimente, contagiandomi. "Non sapevo che ti piacessero i bambini." 
"Infatti non mi piacciono. Mi piace il piccolo Henry perché è silenzioso e non fa quegli inutili piagnistei che fanno gli altri bambini." sorrido ancora al pensiero del piccolo bimbo. 
"Ti piace anche perchè ti dice sempre C'è lo zio Sean! Voglio essere come lui da grande" insiste con lo sguardo scrutandomi studiandomi attentamente. 
"Vero." borbotto nervoso senza sapere il perchè. 
"Non ti piacciono proprio gli altri bambini? Non sono così male." mormora distogliendo lo sguardo. 
"L'ultima volta che sono entrato a contatto con una bambina è stato l'anno scorso, qui in centrale! E ti ricordo che mi ha appiccicato la gomma sulla giacca oltre ad avermi tirato tutti i capelli, per tutto il tempo!" grugnisco esasperato al ricordo della bambina pestifera. "Jane, perchè queste domande?"
"Nessun motivo in particolare." prende alcuni documenti del caso, rigirandoli tra le mani e guardandoli senza leggerai veramente.
"Chiamo Mett." Mi avvicino alla porta in procinto di uscire, "Gli dico che sta sera siamo a cena da loro."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora