Capitolo 21

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"Migliaia e migliaia di anni
Non basterebbero
Per dire
Il minuscolo secondo d’eternità
In cui tu m’hai abbracciato
In cui io t’ho abbracciato."
-Jacques Prévert

Mi stiracchio sbadigliando e apro lentamente gli occhi, vedendo April addormentata nella poltroncina, con i capelli rossi arruffati, il viso rilassato e la bocca aperta, dalla quale credo stia uscendo un filo di bava.
Mi guardo intorno, in compagnia del silenzio nel quale l'appartamento è sprofondato e mi stiracchio assonnata ancora una volta. Mi alzo dal divano, decisa a farmi una doccia calda e attraverso il corridoglio pigramente, con passo lento e felpato e il corpo ancora intorpidito dal sonno.
Mi fermo un secondo davanti la porta della mia camera aperta, ma non trovo Sean dormiente, come lo avevo lasciato prima che mi addormentassi.
Vedo due figure muoversi nel balcone, catturando la mia attenzione e fisso lo sguardo lì, vedendo le spalle larghe del ragazzo dagli occhi color delle tenebre, con la schiena dritta e rigida e le braccia incrociate, ma sul suo braccio è posata una mana delicata e femminile, appartamente alla mia amica bionda, che al monento guarda Sean con appresione.
Mordo il labbro nervosamente vedendo quei due che parlano, da soli. Mi rendo conto che lei è mia amica e non potrebbe mai farmi una cosa del genere e, ancora, non potrebbe mai fare una cosa del genre a Metthew. Si vede che è davvero presa dal biondo.
Provo a reprimere la mia insensata gelosia, sentendomi soffocare e sbuffano sgattagliolo nel bagno.
Apro l'acqua della doccia, aspettando che questa diveti calda e mi spoglio dei miei vestiti, legando i capelli neri corvini in una crocchia disordinata.
Il vapore comincia a riempire la stanza, appanandomi la vista e l'aria diventa più pesante.
Sento la pelle pizzicare grazie al calore, non mi ero accorta di sentir freddo.
Svelta, apro i pannelli in vetro del box doccia e mi ci fiondo dentro, richiudendoli. L'acqua calda esce energicamente dal phono doccia, abbattendosi rigidamente sul mio corpo nudo, bagnandolo e riempendolo di goccioline.
In una mano, verso un po' di bagnoschiuma cominciando a strofinarlo sul corpo vivacemente, digrignando ancora i denti quando mi ritorna l'immagine di Kate con Sean.
Ho decisamente dei problemi con la gelosia.
Sbuffo pesantemente, totalmente persa nel mio mondo fatto di pensieri sul ballo di ieri sera, sulle sue mani che vagano nel mio corpo, sulle sue labbra che mi accarezzavano.
Mi vengo in brividi, nonostante l'acqua bollente scaldi così tanto la mia pelle da arrossarsi.
Aspettami.
Non pensavo potesse esserci una profondità tale in una sola parola.
Sbuffo pesantemente senza alcun motivo e riapro l'acqua chiusa un attimo fa, per sciacquare il corpo dalla schiuma.
Chiunque quest'estate mi avesse detto che la mia vita sarebbe stata questa, da dopo il trascolo da Detroit, non sarebbe stato preso assolutamente sul serio.
Sussulto improvissamente, quando sento delle mani poggiarsi sui miei fianchi e delle labbra sfiorarmi la spalla. Col cuore che batte fuorioso nel petto e il viso che assume una tonalità vivace di rosso, stringo le braccia attorno al seno e stringo le gambe, cercando di coprire le mie intimità.
Mi giro di scatto, sgranando gli occhi.
Rilassandomi un po', pochi secondo dopo, quando riconosco il viso di Sean.
Lo guardo negli occhi, chiedendo spiegazione, ma trovo un'immensa stanchezza e amarezza quando li incontro, sprofondandoci dentro.
Il suo viso solitamente indifferente, è tracciato da una nota triste e malinconica, quasi bisognosa d'affetto.
Colpita e stupita, non mi oppongo quando si avvicina ancora, d'altronde sareppe da ipocriti dopo tutto quello che abbiamo condiviso.
Solleva una mano, poggiando i polpastrelli sul mio viso, accarezzandolo e scende nel mento, che solleva con l'indice piegato, invitandomi ad alzare ancora di più il viso, si avvina a me, regalandomi un bacio insolitamente casto e fugace sulle labbra. Poi, inaspettatamente, curva la schiena, sotto il getto dell'acqua calda che gli bagna i capelli e... mi abbraccia.
Si, mi abbraccia, avvolge le braccia muscolose sotto le mie, rigidamente, come se non fosse abituato ad un contatto del genere.
E titubante, posa gli occhi ,rivestiti dalle sue palpebre semichiuse, sulla mia spalla.
Non c'è niente di sporco e osceno in questo gesto.
Con un mezzo sorriso, porto le braccia su di lui, stringendolo in un abbraccio e scopro il seno, che per timidezza mi obbligo a comprimere nel suo petto, inarcando di poco la schiena.
Lo sento esprirare, "Non esagerare." Borbotta.
Trattengo una risata, ma non posso fare a meno di ridacchiare lievemente. "È successo qualcosa?" Sussurro.
Scuote leggermente la testa, con i capelli ormai totalmente fradici, "La domanda giusta, sarebbe cosa non è successo." Dice con voce grave rimarcando sulla negazione. Ho capito, non vuole affrontare l'argomento.
"Ho visto che hai parlato con Kate."
Lui annuisce alla mia affermazione, rimanendo nella stessa posizione di prima.
"Di cosa avete parlato?" Chiedo, cercando di usare un tono abbastanza disinteressato, quando in realtà sto morendo dalla curiosità. 
Lo sento sorridere sulla mia spalla, purtroppo la sua voce però, nasconde una nota dei suoi veri sentimenti "Gelosa?"
"No, assolutamente..." dico troppo precipitosamente, "Come ti viene in mente una cosa del genere?" Aggiungo poi con tono calmo, quasi indifferente.
Mi sciolgo l'abbraccio, ponendomi dietro di lui, "Che stai facendo?" Mormora.
Lo ignoro bellamente, esattamente come lui ha fatto con me poco prima, e metto sulla mano un po' del bagnoschiuma spalmandoglielo sulle spalle, massaggiandole lievemente, e scendendo lungo tutto la schiena, non mi azzardo però ad andare oltre il fondoschiena, quindi prendo da dietro a passare il sapone sulle braccia e poi sul torace, mi sento un tricheco e non so il perché. 
"Mh, dovrei entrare più spesso mentre fai la doccia, sia la vista che il servizio non sono niente male..." mormora sghignazzante, gli do uno piccolo schiaffo sul braccio, come se la mia forza potesse fargli male. Meglio così, non volevo.
Finisce di lavarsi il corpo, si sciacqua e si gira verso di me.
Chiudo l'acqua al posto suo ed entrambi usciamo dal piccolo spazio, affrettandomi ad indossare un grande asciugamo, che mi avvolge come un vestito corto senza spalline. Improvvisamente di buon umore, lo guardo sorridendo smagliante, sorriso che si accentua ancora di più quando lo vedo ancora nudo e goccialante.
Ridacchiando, gli porgo un asciugamano nuovo dal cassetto del mobile e lui si asciuga lentamente, strofinando delicatamente l'asciugamano su tutto il corpo, senza alcun segno di pudicizia.
"Cosa hai intenzione di indossare?" Chiedo ghignante.
Lui mi risponde con un sorriso scaltro, come se stesse scoprendo la sua carta vicente, "Nella tua stanza ho ciò di cui ho bisogno."
Sollevo un sopracciglio, scuotendo la testa "E quando l'avresti portati?"
"Non fare domande, Jane." Dice sorridendomi e porto una mano dietro la mia testa, sciogliendo lo chignon improvissato.

Tre cellulari suonano contemporaneamente, segnalando una notifica, rompendo il silenzio assopito che fino a un secondo fa alleggiava nell'appartamento.
Non ho nemmeno bisogno di controllare per sapere che il messaggio è di Erick, in cui dice che ci sarà una nuova gara.
Sospiro, anche se non posso nascondere che una parte di me è entusiasta al solo ricordo, di poter guidare sfrenatamente e senza limiti.
Mi volto a guardare il profilo di Sean, pigramente poggiato sul telaio della porta-finestra della mia stanza, col viso puntanto chissà dove, lo sguardo perso in chissà quali pensieri, le labbra che si aprono ad intervalli sospirando il fumo della sigaretta, tenuta nella sua mano.
Il campanello suona ed io mi alzo sbuffando, guardando negli occhi Sean appena in tempo, prima di andar ad aprire.
Guardo April ancora appisolata sul divano del salotto e vado verso la porta di ingresso, guardo dallo spioncino spostando la piccola copertura circolare e vedo un ragazzo dalla pelle olivastra, i lineamenti leggermente orientali, non troppo mingherillino, con gli occhi annoiati, un pacco e dei fogli tra le mani.
Apro al ragazzo delle consegne, sentendo lo sgaurdo bruciante di Sean che mi guarda la schiena, probabilmente è venuto qui per assicurarsi che non fosse di nuovo Erick, o chissà chi.
Il ragazzo solleva lo sguardo, osservandomi da cima a fondo e sul suo viso, nasce un sorriso che mi infastidisce e mi mette a disagio.
"Un pacco per Kate..." strizza gli occhi per leggere meglio, "Johnson. È lei?"
Scuoto la testa ed ignorando l'istinto di dare un pugno in faccia al ragazzo, che a pelle mi sta antipatico, sembra uno spaccone. E uno sbruffone.
"No, ma vive qui, può dare a me il pacco." Borbotto, il ragazzo mi passa una penna a la cartella a cui è legata, con il dito mi indica un punto preciso del foglio, picchiettandolo, "Una firma qui."
Firmo velocemente, scrivendo il mio nome e cognome nello spazio apposito e ripasso la certella al ragazzo, che in cambio mi da il pacco. Faccio un passo indietro non appena lo prendo, mentre il ragazzo mi sorride maliziosamente "Senti, mi chiedevo se..."
Ma la mia gentilezza nei suoi confronti è pressoché nulla, quindi lo ignoro e chiudo la porta, interrompendolo.
Sono quasi curiosa della faccia da pesce lesso che probabilmente ha.
Mi giro trovando Sean ghigante, poggiato sul muro, ho la netta sensazione che si è goduto lo... spettacolo. Si passa una mano tra la chioma corvina scombinata, cercando di nascondere la soddisfazione mista ad irrotazione, che io riesco a cogliere nei suoi occhi.
"Oh, è arrivato il mio pacco?" Chiede Kate raggiungendoci, tamponando i capelli bagnati con un asciugamano.
Annuisco, passandoglielo "La prossima volta andrai tu ad aprire a quello li..." borbotto.
Lei ridacchia, cominciando ad aprire il suo pacco, "Oh ancora Carl?"
"Lo hai già incontrato?" Chiedo, la bionda annuisce ed io corrugo la fronte, "Ma se sa chi sei, perché mi ha chiesto se fossi te?"
Lei solleva le spalle, concentrata ad aprire ancora il pacco, come se fosse uno scrigno inaccessibile, "Probabilmente voleva sapere come ti chiami e magari il tuo numero, e la taglia di reggiseno che porti." La guardo scuotendo la testa, ma lei continua aprendo la scatola all'interno del pacco, "Ho già avuto esperienza col tipo, non si arrende non c'è che dire." Borbotta.
Nel frattempo, dopo quello che ha detto Kate, mi astengo per qualche secondo dal guardare Sean, ma la mia curiosità è sin troppa e trovo il viso marcato da un cipiglio assai infastidito.
"Di nuovo Carl?" Borbotta un Metthew assonnato che entra nella stanza, April ancora dorme come se non stesse succedendo niente, la ragazza ha indubbiamente il sonno pesantemente.
La sua ragazza annuisce, "Già, questa volta ha preso di mira Jane. Purtroppo sono sicura che non si arrenderà nemmeno con me."
Il biondo non sembra entusiasta delle parole della Kate, "Sappi che prima o poi lo pesterò."
"Ed io non lo fermerò." Borbotta piano Sean, ma tutti abbiamo sentito quello che ha detto.
Cerco di reprimere il sorriso timido in proncito di nascere sul mio volto, ma Kate me lo impedisce, "Gelosi?"
"Ci puoi giurare." Rivendica ad alta voce Mett, agitando in aria la mano chiusa in pugno.
"No." Borbotta Sean, ancora infastidito, contemporaneamente al biondo.
"Certo Sean..." sghignazza la mia amica.
"Che hai comprato?" Le chiedo, sviando l'argomento, indicando la busta trasperante nelle sue mani.
"Oh, si... sono delle cimici." Mi risponde tutta contenta, "Ho preso l'idea da Erick, adesso potete entrare nel suo ufficio e metterne una. Ne ho ordinato un paio."
Guardo la mia amica come se fosse un genio, sentendomi irrimediabilmente una cretina, sbatto il palmo della mano contro la mia fronte, "Ma come ha fatto a non pensarci prima..." 
Lei ride entusiasta, "Perché tu, amica mia, sei poco furba. Prendi esempio da me, che lo sono molto più di te." Dice allegramente.
Sollevo lo sguardo al cielo, "Simpatica..." mormoro.
Non me la sono presa sul serio, le sue parole non avevano neppure un accenno di malizia.
"Comunque, sta sera ci sarà un gara, quindi quando finiremo, faremo un salto al vecchio magazzino." Stabilisce Sean, alternando lo sguardo tra me e Metthew.
Io e il biondo annuiamo, mentre finalmente April apre gli occhi, sbadigliando e stiracchiandosi.
"Alla buon ora." Ride la bionda.

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