Capitolo 48

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"La sensualità è come il silenzio.
Ti cattura senza parlare."
-Anonimo

"Passatemi a trovare quando volete." Ci saluta mia madre, soffiando il naso un momento dopo.
"Ci proverò." Scrollo le spalle.
La mamma allunga la mano a Sean, che la afferra stringendola senza indugiare, "Arrivederci." La saluta, e la sua voce sembra essere più morbida.
Io e Sean entriamo nella sua auto, mentre vediamo mia madre chiudersi la porta alle spalle. 
Sean si gira verso di me, "Come ti senti?"
È insolito che sia proprio lui a parlar di sentimenti, ma apprezzo comunque il gesto.
Sorrido, un po' sinceramente e un po' forzatamente, "Avrei volentieri fatto a meno di ricordare la morte di papà e gli anni passati con mia madre." Sospiro, "Ma sono comunque felice di riavere una parte di mia madre indietro." Ammetto speranzosa.
Sul suo viso passa l'ombra di un sorriso, "Lo credo bene."
Accende la sua auto, inserendosi nella corsia "Comunque, è stato imbarazzante." Dichiaro risoluta.
Sul suo viso si estende un vero sorriso, che mi fa battere il cuore all'impazzata, "Si, hai ragione."
Scuote la testa, muovendo i capelli setosi, "Guarda un po' che mi fai fare."
Mi apro in un espressione stupita, guardandolo e ridendo, "Io? Sei stato tu ad accettare."
Solleva le spalle, "Oh non direi. Direi piuttosto che mi hai pregato in ginocchio."
Gli do uno schiaffetto sulla spalla, con fare giocoso, "Io non ti ho pregato in ginocchio."
Mi rivolge un sorriso malizioso, "Hai ragione, solitamente in ginocchio fai altro."
Rossa in volto lo schiaffeggio più che posso sul braccio, mentre sfreccia tra le strade di Los Angeles. 
"Diciamo che mi hai pregato con gli occhi." Si lecca le labbra, posteggiando in un parcheggio piuttosto isolato.
"Che ci facciamo qui?" Chiedo curiosa.
"Ho pensato ti servisse qualcosa per staccare un po'." Confessa. 
Gli sorrido entusiasta, mentre scendiamo dalla nostra auto, "Dovrei portarti fuori più spesso."
Mi guarda sghignazzando, mentre accende una sigaretta, "E perché?"
"Perché facciamo sempre cose divertenti ed interessanti, dopo." Confermo elettrizzata. 
Sfoggia un sorriso perverso, guardandomi sensualmente, "Hai ragione. Mi informerò se nei dintorni c'è una piscina." Mi prende sottobraccio, facendomi sentire al sicuro.
"Sean! Ma che dici!" Lo guarda scioccata.
Si piega, avvicinandosi al mio orecchio, "Oh andiamo bambina, non mentire. So che ti è piaciuto farlo in piscina."
L'ormai familiare sensazione al basso ventre mi obbliga a chiudere le gambe, stringendole fra loro.
"Sei innocente quanto perversa Jane, probabilmente ti piacerebbe anche che ti sbattessi qui, sul cofano della mia auto in questo parcheggio." Ansimo senza che mi abbia toccato, ma la sola voce roca e profonda è altamente erotica.
Per fortuna il buio pesto del parcheggio, gli impedisce di vedere il mio rossore.
"Ma non siamo qui per questo, non adesso almeno." Ci tiene a precisare ghignante, "Andiamo."
Comincia a camminare, ed io stretta a lui, lo seguo fino a spuntare davanti il Tropical.
Entriamo, venendo investiti dagli adolescenti e dalla musica alta.
Insieme, ci facciamo largo tra la calca di carne sudata ammassata e l'aria soffocante e pesante, per raggiungere il balcone degli alcolici.
Sean ordina due alcolici per me e per lui al barman, ma a causa della musica alta non riesco a sentire quali.
L'uomo alto e barbuto ci serve due bicchieri di vetro, colorati fino all'orlo da un liquido scuro.
Prendo il bicchiere, sedendomi sullo sgabello mentre Sean si avvicina a me, inserendosi nello spazio creato dalle mie gambe.
"Avanti Jane, tutto giù." Mi sfida ghigando.
Stringo il bicchiere tra le dita, e insieme cominciamo a bere l'alcolico.
Ingoglio un sorso dopo l'altro, mentre lingue di lava scorrono bollenti nella mia gola e la testa si fa più leggera.
Wow, questa roba è forte.
Forte davvero.
Quando sollevo lo sguardo, Sean ingurgita l'ultima goccia.
Mi guarda, leccandosi le labbra felino, ed aspirando dalla sua sigaretta.  Mentre espira, dice qualcosa al barman per poi puntare gli occhi di nuovo su di me e avvicinando il volto al mio, osservandomi scrupolo, e rapendo tutta la mia attenzione.
Le punta delle dita mi accarezzano il volto, lui mi guarda ancora come se mi stesse studiando e il suo fiato alcolico si mescola piacevolemente insieme al mio.
Annego nei suoi occhi, negli occhi del mio ragazzo.
Solo mio. Mio e di nessun altro.
Stringo il colletto della sua maglia in un pugno, avvicinando ancora di piu il suo viso al mio e facendo entrare in collisione le mie labbra alle sue.
Come una dolce nenia, lo bacio incantata le sue labbra guardandolo negli occhi. Le nostre lingue si intrecciano, danzando un po' nella mia bocca e un po' nella sua.
Gli mordo sensualmente un labbro e un grugnito animelesco si libera dalla sua gola, facendomi eletrizzare di più.
Ci stacchiamo, entrambi col respiro ansante e mi volto a vedere il bancone accanto a me, riempito non so quando da una serie di bicchierini.
Saranno circa trenta.
Lo guardo aggrottando le sopracciglia e lui, sorride sghembo, "Una piccola gara, che dici?"
Annuisco entusiasta, dividendo in due gruppi uguali i bicchierini.
"Bene, sei pronto?" Chiedo concentrata.
Annuisce, ed io sorrido genuinamente, "Allora iniziamo."
Prendo il primo bicchierino, lo avvicino alle labbra e mando giù il primo di quindici cicchietti, sbattendolo sul bancone subito.
Afferro il secondo, poi il terzo, poi il quarto e poi perdo il conto.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora