Capitolo 36

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“Non riesco a resistere alle tentazioni. Del resto siamo a Hollywood e le tentazioni sono da mettere in conto.”
-Tom Sizemore

La luce dorata della scritta di Hollywood sulla collina, risalta nel cielo buio, illuminando parte della collina su cui è stata costruita.
La luna splende alta in cielo, coperta in parte dalle nuvole illuminate dalla sua luce argentea.
Il quartiere più famoso di Los Angeles, Hollywood, è illuminato a giorno grazie alle sue attrazioni: come la piccola riproduzione della torre eiffel, la cui vera struttura è nella capitale della Francia, Parigi. 
Tutti i locali, i night club, i casinò e gli strip club sono aperti, concludendo affarri di ogni genere mentre fiumi di soldi scorrono da una tasca all'altra.
Donne e uomini vestiti elegantemente, si fanno largo tra la folla, attratti dalle impalcature.
Con gli occhi spalancati osservo quanti più dettagli riesco a catturare, ammaliata dalla vitalità che questo posto prende durante la notte e dalle persone che cambiano, indossando maschere diverse, con la stessa velocità di un cambio d'abito.
Sospiro estasiata, avrei dovuto venirci prima.
"Non avevi mai visto Hollywood?" Il silenzio in auto viene intorrotto dal suono della sua voce.
Scuoto la testa, fissandomi ancora intorno, "No, e avrei dovuto farlo appena messo piede in città."
"Hai ragione, avresti dovuto." Concordo con me.
Dietro di noi Metthew ci segue con la sua auto, a velocità costante.
Posteggiamo in uno spazio vuoto di una fila interminabile di auto, accostate al marciapiede.
Spegne l'auto e scendiamo, aspettando Metthew in piedi sul marciapiede.
Lo vedo prendere una sigaretta dal pacchetto, portarla alle labbra e accenderla con la piccola fiamma calda dell'accendino.
Aspira e una nuvola di fumo grigia viene rilasciata dalla sua bocca quando prende parola, "Sta notte non devi allontanarti. Devi essere necessariamente o vicino a me o vicino a Metthew."
Mi guarda seriamente, puntando i suoi occhi abissali nei miei azzurri come il ghiaccio, "Quella non è gente perbene, non si farebbero alcuno scrupolo ad approfittarsi di te."
Annuisco, assimilando le sue parole con la pelle d'oca.
Un lato della sua bocca si arriccia all'insù, come una virgola capovolta, "E poi io non potrò avere alcuno scrupolo ad ucciderli. E tu non vuoi che io vada in carcere, vero Jane?"
Scuoto la testa sorridendo, "Chi lo sa." Non riesco più a trattenermi.
Mi fulmina con lo sguardo dal quale traspare parte del divertimento mentre sento Metthew raggiungerci.
Sean lascia cadere a terra la sigaretta, che pesta accuratamente con la suola della scarpa.
Raggiungiamo un locale con su  un'insegna luminosa a led, Lure Nightclub.
Mi guardo circospetta attorno, è la prima volta che entro in un locale del genere e mai avrei pensati di metterci piede.
All'entrata due buttafuori grandi quanto degli enormi armadi, indossano un look total black e di tanto in tanto premono l'auricolare nell'orecchio.
Mi preparo ad affrontare la fila, riempita di gente, che si estende per un po', ma i ragazzi raggiungono direttamente i buttafuori, trascinandomi con loro, che ci guardano attentamente.
"Erick Hill." Dice Sean, salutando il buttafuori, a cui sta parlando, con un cenno del capo.
Il buttafuori annuisce aprendo il gancio della cordicella, che improvvisa una barriera, ci lascio la spazio per passare e noi entriamo dentro.
La luce intensa, calda e arancione spicca agli occhi, in netto contra i led blu elettrico sotto il bancone dell'openbar, sotto i divanetti, sotto le scale e sopra i pali, in cui delle ragazze seminude si attorcigliano abilmente come serpenti.
Davanti i pali occupati, uomini di ogni genere guardano lo spettacolo con occhi bramosi e pregni di cupidigia, di tanto in tanto allungano le mani per toccare la spogliarellista o per inserire qualche banconota nel reggiseno o nell'elestatico delle mutandine.
Alcune donne si strofinano ancheggiando sui clienti, altre accarezzano i loro petti languidamente, con le unghie laccate di ogni tipo di dolore più stravagante, scortandoli in stanze private.
Dietro di me, Sean si guarda attorno osservando gli uomini, provando ad apparire tranquillo.
Mi giro a guardare Metthew che trovo a fissare una ragazza che si strofina sul pado della lapdance.
Mi avvicino di soppiato, alzo la mano caricandola quanto più possibile e gli mollo uno scappelloto sulla nuca.
Al rumore dello schiaffo sento gli occhi di Sean puntati su di me, mentre Metthew si gira sgranando gli occhi confusi.
Sollevo le spalle, "Dovere di amica. Ti conviene non guardare se non vuoi trovarti sanguinante."
Mi guarda scioccato ed io trattengo a malapena una risata, "Ambasciator non porta pena, io sono stata ingagiata. Attento a te, ti tengo d'occhio." L'avviso puntando l'indice e il medio prima sui miei occhi e poi si suoi.
Accanto a noi, Sean assiste alla scena divertito, Metthew solleva lo sguardo sul suo migliore amico che però scrolla le spalle indifferente e il biondo si lascia andare in una risata nervosa.
"Buonasera! Siete venuti, ce l'avete fatta." Davanti a noi si para Erick, vestito elegantemente per l'occasione, che regge un bicchiere di vetro massiccio, riempito di un liquido ambrato che ondeggia al movimento della mano.
"Già." Borbotto, reprimendo la voglia di tempestare la sua faccia di pugni, riducendola in un ammasso di carne tumefatto.
"Buon complanno." Forzo un sorriso, mentre quello di Erick si estende ancora di più al suono dei miei auguri.
"Grazie tesoro. Un vero onore detto da te. Hai anche intenzione di darmi un regalo?" Ghigna malizioso.
Sollevo lo sguardo al cielo, sbuffando, "La mia presenza è un regalo più che sufficiente, fattelo bastare."
Non rientrava certamente nei miei piani essere qui sta sera.
Accanto a me, il mio amico ride sonoramente.
Erick si scola tutto il contenuto del bicchiere, "La solita mocciosa. Se volessi divertirti veramente, ma sopratutto se volessi divertire me, in quell'angolino laggiù." Mi indica dei divanetto a sedere, in un angolo più buio rispetto agli altri, "Troverai la polvere di stelle. Fidati tesoro, è un vero sballo, dovresti provarla. Mi ringrazierai." Si volta verso l'openbar, "Hey Rick, fammene un altro. Doppio!" urla al barman, avvicinandosi.
Mi volto dubbiosa verso Metthew e Sean, "Polvere di stelle?"
Sean mi guarda come se davanti avesse una bambina, a cui deve spiegare la cruda realtà del mondo, "Droga."
"Droga?" Domando inebetita.
"Si Jane, droga. Eroina, Cocaina, Metadone, Crack, Amfetamina, Ecstasy..." elenca Metthew.
Lo fulmino con lo sguardo e lui si zittisce, probabilmente ha paura che gli molli un secondo scappellotto.
Se Erick crede che io possa bruciarmi il cervello con quello schifo, è più stupido di quello che credevo.
La figura di Sean si avvicina alla mia e inaspettatamente stringe la mia mano nella sua, che è cosi grande e calda a confronto della mia.
Lo guardo sopresa e al contempo interrogativa, "Ti stanno lanciando troppe occhiate." Chiarisce, facendomi irrigidire.
Ci avviciniamo all'openbar ordinando degli alcolici.
Il barman ammicca verso di me, provando a mettersi in mostra mentre shakera l'alcool nello shaker.
Versa il miscuglio alcolico blu nella dobbia coppa di cocktail, un bicchiere di vetro dal gambo sottile e la parte superiore che ricorda una piramide al contrario dalla base circolare.
Posa la doppia coppa sul bancone davanti a me, abbellendo il cocktail con una cannuccia nera e un ombrello di carta dal gambo in stuzzicadenti.
Poggia un bicchiere di vetro, capiente e fondo, sul bancone in corrispondenza di Sean, che sembra voglia usare la sua testa per giocare a ping pong, riempondolo di Bourbon e ripete la stessa azione con Metthew.
Appena finito di preparare i nostri alcolici, si avvicina a me sorridendo, "Posso avere il tuo numero?"
Diretto e conciso.
Apro la bocca per parlare, per dirgli che non sono interessata o che non ho un cellulare, ma la mia bocca viene tappata da quella si Sean. 
Sussulto al gesto inaspettato e ricambio, gioendo nella mia mente.
Le labbre di Sean si muovo calde sulle mie, modellando il mio cuore che batte freneticamente. Con la coda dell'occhio vedo il barman andare dall'altra parte del bancone e a quel punto Sean si stacca dalla mia labbra, facendomene sentire la mancanza.
Poggia un braccio sulle mie spalle, "Proprio la gente non capisce." Mormora irritato.
Ignoro la presenza di Metthew, se scoprissi i suoi occhi su me e Sean arrossirei per la sfrontatezza.
"Che cosa?" Chiedo.
Mi scocca un'occhiata indecifrabile e osserva le bottiglie di alcolici.
Lo sguardo di Metthew è posato su un'altra spogliarellista che lo saluta sorridendo.
Sbuffo, quando imparerà?
Sono certa che non sfiorerebbe con un dito un'altra ragazza che non sia Kate, so che non la tradirebbe perché la ama davvero, ma perché diavolo deve guardare queste donne che fanno delle avances per soldi, quando a casa ha una donna di un valore inestimabile?
Sbuffo, perché mi faccio domande?
Devo fare quello per cui sono stata ingaggiata.
Un'altro scappellotto si scontra contro la nuca di Metthew, che mi guarda come un cucciolo bastonato.
Mi sento in colpa.
"Che sei mia." La voce di Sean viene sussurata sensuale e vellutata nel mio orecchio. Mi vengono i brividi, e non solo per il suo fiato caldo che si scontra sulla mia pelle sensibile.
"Hey damerino." Lo richiama Sean.
Il barman torna da noi, evitando il nostro sguardo mentre asciuga un bicchiere con con un panno.
"Tre scotch." Ordina.
Il ragazzo annuisce e sembra che voglia preparci i bicchieri il più velocemente possibile, non c'è più traccia della sua abilità tanto ostentata.
Prendiamo i nostri bicchieri e andiamo a sederci in dei divanetti, dai quali si vedono alcuni uomini che sniffano una striscia di polvere bianca, mentre reggono in mano un bicchiere di alcool o un sigaro.
Mi siedo tra Metthew e Sean, che porta una sigaretta alle labbra accendendola. Con il braccio opposto mi prende sotto la sua ala protettiva, poggiandolo sul bordo dello schenale dove sono poggiata, mentre sorseggia il suo scotch retto dalla stessa mano in cui due dita stringono la sigaretta che brucia.
Se non fossimo in un nightclub e se non ci fosse tutta questa, gli salterei addosso.
"Dovremmo approfittarne." Dico in modo che possano sentirmi solo Metthew e Sean.
"È quello che sto facendo. Ma non è così semplice." Lo vedo osservare ogni singolo invitato nel locale, "Sembra che si muovino in branchi."
Già, sembra proprio così.
E i solitari sono incantati da una bella donna che si muove per loro.
All'openbar i miei occhi si fermano su un ragazzo biondo, dagli occhi chiari e l'espressione giuliva: Mark, che sta parlando con uomo d'affari, sembra importante.
"Non fare alcuna espressione. Ma il tipo con cui sta parlando Mark è Garcia. Era a lui che Mark stava vendendo la ragazza, la sera che ti hanno sparato." Sussurra.
Mi irrigidisco visibilmente, "È stato lui a spararmi?"
Scuote la testa, rigidamente, "No, non lui. Mark, è stato lui. Garcia è andato via trascinandosi la ragazza."
Bevo un po' del mio Scotch e le lingue calde d'alcool come lava bollente, scendono giù nella mia gola, "E se mi riconoscesse?"
Scrolla il capo, e i capelli disordinati seguono il suo movimento, "Altamente improbabile, era troppo buio. Anche se ti riconoscesse non riuscurebbe a ferirti in nessuno modo. Non questa volta."
Sento i suoi muscoli tendersi, pronti a scattare in caso di pericolo, come a dimostrarmi che posso stare tranquilla, che sono al sicuro.
Espira una gran quantità di fumo mentre il divanetto accanto a Sean si abbassa sotto il peso di Nick, che regge un doppia coppa di cocktail, sembra essere martini quello che sta sorseggiando.
Gira lo stuzzicadenti, che infilza tre piccole olive verdi, e l'alcolico segue il movimento, formando un piccolo vortice.
"Metthew ignorami." Non lo fissa nemmeno quando parla.
Manda giù a piccoli sorsi la sua bevanda, "Mentre tu Sean, fa finta che io stia corteggiando Jane."
Mangia un oliva dallo stuzzicadenti e si gira sorridendoci a trentadue denti, mentre punta lo sguardo su di me.
Prende parola come se stesse parlando del tempo, con leggerezza, "Ci sarà una riunione a breve."
Prende un altro sorso del cocktail. "Ci saranno Mark, l'uomo con cui sta parlando e altri che non conosco. Sembrano essere personaggi importanti."
Mi prende la mano, stringendola tra la sua abbastanza sudaticcia.
Mi scosto, asciugandola nel jeans schifata, "Tu ci sarai?" Gli scocco un'occhiata infastidita, mentre con la coda dell'occhio vedo Metthew accendersi una sigaretta e Sean che lancia uno sguardo infuocato a Nick.
Nessuno dovrebbe sospettare circa la credibilità della nostra farsa.
"No." Sorride maliziosamente, mentre passa in rassegna il mio corpo  facendomi sentire a disagio.
Accanto a me, Sean sbuffa rumorosamente.
"Credo che Erick non si fidi ancora abbastanza. Ma vedrete, tra non molto dovrei riuscire ad essere dentro."
Finisce il suo drink, mangiando le olive restanti, "Sarà in una stanza al piano di sopra, la numero diciassette."
Aggrotto le sopracciglia, "E noi come faremo ad assistere?"
Mi scocca un'occhiara furba, "Mai sentito parlare di condotti dell'aria? Sei abbastanza piccola da poterci entrare, i due omaccioni qui dovranno farsi da parte."
Prende un sigaro dalla tasca elegante e l'accende, portandoselo alla bocca.
"Nick non credo di poterlo fare, non mi sono ancora ripresa del tutto."
Controlla velocemente che nessuno sia nei paraggi ad ascoltare, i suoi occhi scattano fulminei, "Ah. Allora sei tu la persona di cui tanto parlano.
Quando Mark vi ha scoperti ha dato l'allarme ad Erick. Hanno sospettato di voi, dalla tua statura hanno ipotizzato fossi tu. Ieri sera Erick ti ha messo alla prova e in parte l'hai superata, ma non è ancora del tutto convinto."
Fa un piccola pausa, sorridendo lascivo e quando apre bocca, la voce che parla non è la sua, bensì quella di Erick.

" Fa un piccola pausa, sorridendo lascivo e quando apre bocca, la voce che parla non è la sua, bensì quella di Erick

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