Capitolo 3

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"Oh, ciao Jane, ciao Sean." Ci saluta April, sorridendo imbarazzata.
Le faccio un cenno con la testa, forzando un sorriso, le avevo detto di venire qui nel caso in cui fosse stata in pericolo, mi chiedo cosa sia successo.
"Ehm... suppongo sia il caso di spiegarvi un po' di cose." Borbotto, la visione di Kate incazzata non mi fa esattamemte stare tranquilla.
"Bene, allora iniziate, perché avrete molto da spiegarci." Questa volta è Metthew a parlare e non sembra neanche lui troppo tranquillo.
Mi siedo sul divano accanto ad April che mi rivolge un sorriso triste di scuse, "Mi dispiace Jane, non avevo idea della tua condizione..."
Scuoto la testa rassicurandola, mi sono assunta la responsabilità nel momento in cui le ho passato il bigliettino con l'indirizzo di casa mia, quando ci siamo abbracciate fuori dal centro commerciale, "Non preoccuparti, ma ti avevo avvertito di venire solo in caso tu fossi stata in pericolo, cosa è successo?" Le chiedo cautamente, mentre Kate sbuffa spazientita seduta nella poltroncina e Matthew seduto nel suo bracciolo sta conducendo non so quale discorso con Sean con lo sguardo, che accanto a me si è appoggiato al muro, con le braccia incrociate.
April abbassa lo sguardo, "Alfred voleva... si insomma mi voleva..." chiude le labbra non riuscendo a parlare, ma sappiamo tutti cosa Alfred volesse fare ad April.
Mi stropiccio gli occhi stancamente, "È successo?" Le chiedo ancora e lei scuote la testa, in segno di diniego. facendomi spospirare di sollievo.
Mi giro verso la mia amica, mentre i sensi di colpa cominciano di nuovo a salire, in un certo senso sono felice che l'abbia scoperto, così non devo più mentirle ma... dall'altro no, d'altra parte adesso lei è in pericolo, tutto per colpa mia.
Fuggo dai suoi occhi incolleriti, non potendo sostenere il suo sguardo e sospiro ancora rassegnata, prima di iniziare rivolgo un sguardo a Sean, il cui volto si è trasformato in una maschera di pietra. Questo un po' mi ferisce, ricordo ancora l'espressività del suo viso di ieri, quando eravamo soli. Quando siamo insieme, senza nessun'altro, sembra che si liberi.
Con gli occhi fissi nei miei è lui a spiegare quel che è successo all'inizio "Quando Jane arrivò in città, io cominciai ad allontarmi dal giro di Erick, ho cominciato a frequentare sempre meno le gare che organizzava, fino a non andarci più, completamente. Erick cercò di contattarmi ma io lo evitavo, ma non si arrese perché io gli facevo guadagnare bene con le corse e lui si fece trovare davanti la porta di casa mia e mi minacciò, mi disse che se non fossi tornato avrebbe fatto del male a mia madre, a mia sorella oppure..." si ferma un attimo, ma io ho il bisogno di riempire quella frase, di finirla.
Mi sembra tutto così surreale, proprio non riesco a credere che tutto questo stia succedendo a me, "Oppure a me." Concludo per lui.
"E come?" Chiede Kate con sguardo serio, "La rete di Erick è molto grande, basta pensare che ha una banca totalmente corrotta a sua disposizione, Erick ci passa i soldi in questo nostro conto bancario... Non è difficile pensare che ci sia dell'altro e questo altro, comprende traffico umano, di donne per l'esattezza."
Lo sguardo di Metthew si sgrana per la sopresa e lo alterna tra me e Sean, "Pensavo fossero solo delle voci... Cazzo amico, avresti dovuto dirmelo!"
Punta gli occhi su Sean che scrolla le spalle, "Meno ne sapevate, meglio era per voi."
Prima che si accendi una discussione o un litigio, Kate li zittisce invitandomi a proseguire, "Dopo la minaccia di Erick, Sean ha cercato di allontarmi per accorciare la lista dei bersagli, anche se in tutta sincerità il suo piano faceva schifo e no Sean non guardarmi così è la verità!" Dico, perché il ragazzo dai occhi e dai capelli color delle tenebre, mi fulmina con lo sguardo ed io comincio a muovermi sul posto, cambiando posizione diverse volte, sentendo un improvvisa bruciore a parti interne non nominabili.
"Stavo dicendo... si insomma perché faceva schifo, io ho stretto direttamente un patto con Erick, sapete tutti di che genere... non ho ottenuto praticamente niente e avrei potuto ottenere la verità la sera di una gara, quando Erick ha messo me e Sean in competizione e Sean ha vinto, quindi è stato lui a riscattare il premio... Erick gli ha detto il tipo di patto che stringevamo io e lui e Sean ha deciso di scoprire le carte in tavola." Schiarisco la gola, a causa delle numerevoli informazioni dette e riprendo il racconto, "Siamo entrati nell'ufficio di Erick una sera, a rovistare tra le sue scartoffie e abbiamo trovato un bigliettino, che ci diceva la data, l'ora e il luogo in cui April sarebbe stata... venduta."
Guardo April, dispiancendomi di essere stata così cruda con le parole e la vedo guardare il pavimento.
"Non sarebbe stato produttivo piombare nel bel mezzo della vendita, quindi quando quella volta che siamo usciti al bar e l'abbiamo vista, ho iscenato un piccolo teatrino e abbiamo ottenuto un'uscita con lei al centro commerciale, ma anche qui non abbiamo potuto fare molto, eravamo sicuri che qualcuno ci stesse seguendo e adesso..."
Alterno lo sguardo tra Sean ed April, continuando a muovermi sul divano, "Adesso tu non puoi restare qui, dobbiamo portarti in un posto sicuro..."
Guardo Sean arrossendo, "Ho pensato di portarla... nel posto di sta notte..."
Sean alza il sopracciglio e pare pensarci su, ma io prima che possa rispondere gli chiedo "Erick sa dove si trova?" Lui scuote la testa e risponde, "Potrebbe andar bene ma non può restare sola, dovremmo alternarci."
Annuisco concorde.
Poi è Kate a parlare, "Perfetto, quindi il piano è incastrare Erick?"
Io scuoto la testa tristemente, mentre mi sale l'angoscia, "No, Kate. Morto un Papa se ne fa un altro, dobbiamo incastrare tutti coloro che fanno parte del giro."
"Sembra impossibile, abbiamo solo 17 anni." Dice Metthew ed io non posso fare altro che cadere nello sconforto.
"Non essere così pessimista Mett," inizia Kate agitata, "non siamo poi così stupidi e... Jane! Vuoi smetterla di muoverti? È snervante, che succede?"
Se il colore rosso non fosse ancora stato inventato, allora la mia faccia ne sarebbe stata la definizione per eccellenza, il mio sguardo si posa irrimediabilmente su Sean con la fronte aggrotata, poi pare capire e non riesce proprio a trattanersi e gli angoli della sua bocca si alzano all'insù. Dannato.
"Ehm... Niente, penso di dovere andare al bagno... a dopo!"
Mi alzo e praticamente corro in bagno, chiudo la porta e apro il rubinetto del lavandino per sciacquarmi la faccia, poi mi guardo allo specchio, sul lavandino notando il viso un po' arrossato.
Scaccio via i pensieri che si stavano affollando, quelli su ieri sera, sentendomi irrimediabilmente una maniaca sessuale.
Borbotto qualcosa di incomprensibile ed esco dal bagno pigramente, andando di nuovo al salone.
Quando giungo al salone rimango a bocca aperta e non positivamente.
"Tesoro, mi stavo proprio chiedendo dove fossi!"
Il nervosismo comincia a nascere in me, mi guardo intorno: April non c'è.
Bene.
"Erick, che cazzo ci fai a casa mia?"

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora