Capitolo 54

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"Immagina il mio amore come significato a forma

del significato: unità della rivelazione

e dell'occultamento nell'oggetto" 

-Adonis

Li guardo tutti stupita e meravigliata.
"Non ne sai niente?" Chiede Sean, guardandomi negli occhi.
Scuoto la testa, ignara di tutto ciò che è accaduto.
"La sera dopo la tua scomparsa, abbiamo pubblicato tutti i contenuti compromettenti trovati nei laptop di Garcia, Adolf e delle Jones." Mormora Metthew.
"Ci hanno chiamato Il giustiziere." Sussurra quasi con emozione April.
"È scoppiato il caos, sia nel web che in città. I cittadini hanno organizzato proteste contro la polizia, che lasciava indisturbati i criminali in giro per la città." Narra Kate, rivivendo i giorni passati.
"Abbiamo assistito ad una telefonata, captata dalla cimice, tra Erick e Garcia e sono messi molto male. I controlli al confine della città, e in posti come aeroporti, autostrade e porti, sono aumentati a dismisura. Non possono scappare, non possono stare nelle loro case, non possono nemmeno uscire dai loro nascondigli. Sono in trappola, molti sono già stati catturati." Termina Sean, serio in volto.
"Ed è per questo che abbiamo già preparato i bagagli, tra non molto verranno a cercarci. Prima faremo sparire le nostre traccie, meglio sarà per noi." Sospira April, con aria assente.
Mi alzo d'improvviso in piedi, come se April mi avesse appena illuminato, "A proposito, devo farla anch'io."
"Prima dovresti dirci cosa ti è successo." Sussurra Kate, con espressione preoccupata.
"Venite nella mia stanza, vi spiegherò tutto mentre faccio la valigia." Vado in camera mia, seguita da tutti ed esco la valigia dall'armadio sistemandola sulla scrivania.
Metthew ed April si siedono sul mio letto, Kate si siede in braccio al suo ragazzo mentre Sean poggia la schiena allo stipite della porta-finestra  della mia stanza, spalancata, accenendo la solita sigaretta e portandola alla labbra.
Mi era mancata questa quotidianità.
Apro il mio armadio cominciando a prendere alcuni maglioncini e alcuni jeans, "Quando mi sono risvegliata nella ciella, Garcia era lì ad attendere il mio risveglio." Comincio il mio racconto, piegando gli indumenti e sistemandoli nella valigia, facendo avanti e indietro.
"Mi ha spiegato che vi ha fatto credere che lui mi avesse uccisa, lui e Mark hanno simulato la mia morte. A quanto pare, quella notte era presente anche Adolf che dall'altra parte dal muro, ha fatto partire un colpo di pistola al momento giusto." Comincio a prendere l'intimo ed i pigiami, "Quella di Garcia, non era una vera e propria pistola. Era una sorta di lancia-sedativi, e quello era un sedativo così potete che mi ha steso non appena mi ha toccato." Porto diverse felpe e magliettine leggere, "Il black out quel giorno, in quel quartiere, non è stato casuale. Garcia mi ha spiegato, che per ingannarvi era necessaria la mancanza di luce, cosicché voi non avreste potuto vedere bene. Uccidermi non era nei suoi piani, credeva che vendendomi ci avrebbe guadagnato di più." Prendo un profondo sospiro, rimembrando quella notte.
"Poi è andato via, uscendo dal capannone. C'erano delle sentinelle, tra cui Nick ma tutta quella guardia non è durata molto, perché due giorni dopo il personale è nettamente diminuito. Quando era solo Nick a farci la guardia, mi ha spiegato che c'era una situazione di emergenza e ne avrebbe approfittato per farmi scappare." Ricordo la breve conversazione che abbiamo avuto, immersi nel buio, illuminati solo da una flebile luce.
"Non mi ha spiegato di cosa si trattasse però, il resto lo sapete." Concludo.
"Nick ci ha detto che ti hanno sedata perché aggressiva." Pone un interrogativo indiretto Metthew.
Annuisco, poggiandomi sulla scrivania, "Si, ho aggredito un paio di ragazzi. Il primo si voleva... divertire con me." Dico poco entusiasta, sentendo Sean ringhiare e accendere un'altra sigaretta, "Quindi gli ho dato un calcio laddove non batte il sole, e un pugno in faccia."
Il fischio di April esprime la sua approvazione, "Devi insegnarmi prima o poi."
"Nessuno ci ha più provato sembrava ridotto male." Sollevo le spalle incurante.
"Poi ieri ho cercato di rubare la chiave ad un tizio, che si è accorto del mio tentativo di furto e ho dovuto prenderlo dal collo, quindi un suo collega mi ha sedato. Di nuovo." Sbuffo.
Nella valigia anche un paio di cose di Sean, come magliette, felpe, jeans, boxer e calzini.
Non mi ero mai accorto della gran quantità di cose che avesse accumulato nella mia stanza, e questa cosa non può che farmi sorridere.
Li sistemo per bene nella valigia ma non riuscendo a chiuderla, la porto a terra sedendomici di sopra e provando a chiudere la cerniera, con scarsi risultati.
Sbuffo, vedendo con la coda dell'occhio i miei amici sghignazzare.
Seduta sulla cerniera, provo a saltellare un po' con scarsi risultati.
Sento lo sguardo bruciante di Sean addosso, sollevo gli occhi puntandoli su di lui e trovo il suo viso aperto in un ghigno malizioso.
Lo fulmino con lo sguardo, capendo solo dopo quello che gli è passato per la mente.
"Puoi metterti tu, qui?" Do una sulla valigia.
Il suo ghigno perverso si accentua di più, "Con piacere." 
Mi sollevo dalla valigia, scambiando il posto con Sean e quando lui siede, riesci finalmente a chiudere con facilità la cerneria.
Sospiro stanca, "Vado a mangiare un'altra fetta di torta, mi hanno dato solo pane e acqua." Borbotto, "Quando se lo ricordavano."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora