"La gelosia è figlia dell'orgoglio ma si spaccia per sorella dell'amore."
-AnonimoKate ad April ridono del loro scherzo, mentre mi avvicino cautamente a lei, che ancora non si è accorta di me, ma che barbotta qualcosa cominciando a capire.
"Andiamo Jane, non lamentarmi, la panna è buona." Le dico, facendola sussultare sul posto e fissa i grandi occhi ghiacciati sopresi di vedermi nei miei scuri. Avvicino l'indice verso il viso e lo passo sul suo labbro inferiore, riempendolo di panna, poi lo porto alla bocca, succhiandolo.
Metthew entra in stanza, seguido da Cass che saluta immediatamente Jane, sorridendo, poi si presenta a Kate ed April, che dopo averla salutata escono dal salone, tornando con le braccia piane di alcool.
Mi volto interrogativo da Jane, che si è già pulita dalla panna, e mi guarda freddamente "Americano Vero."
La sua voce è cosi tagliente da aprire un piccolo squarcio in me, ci sono rimasto male? E per cosa poi? Alla fine ha ragione. Distolgo velocemente lo sguardo, mentre le ragazze preparano il gioco io esco fuori, nel balcone della cucina accendendomi nervosamente una sigaretta, usandola come antistress.
Non va bene. Non è giusto che io ci stia male, mi rende nervoso esserlo.
Sento Metthew affiancarmi, "Avanti, danne una anche a me."
Gli passo una sigaretta e un accendino, lui non è un vero e proprio fumatore, fuma davvero poco e lo fa per lo più quando non sono esattamente in me, come adesso, penso lo faccia per solidarietà.
Fisso i miei occhi scuri, in tempesta a causa delle emozioni che provo, nei suoi grigi pacati, che sanno che c'è qualcosa che non va e mi chiedono cosa, mentre accende la sigaretta.
"Non capisco, Mett." Gli confido. Mi fido ciecamente di lui, in tutti questi anni mi è sempre stato accanto, senza mollarmi mai, neanche quando l'ho mandato via. Non siamo come quegli amici che passano gran parte del loro tempo insieme, o cazzate del genere, ma sappiamo che possiamo contare sull'altro in qualsiasi momento.
"Che succede?" Mi chiede, mentre dietro di sé chiude le porte-finestra.
"Non capisco perché io ci stia male, non capisco perché stia male che lei mi guardi così..." sono sicuro abbia notato il modo freddo in cui mi ha guardato.
"Ci stai male, Sean, perché ti sei innamorato di lei, perché non sopporti l'idea che la persona a cui tieni così tanto, eregga questo muro tra voi." Mi spiega pazientemente, purtroppo non me ne intendo affatto di queste cose, non mi intendo di sentimenti che non siano rabbia per mio padre, indifferenza per gli altri e affetto per la mia famiglia, di cui Mett stesso fa parte.
"La sto evitando." Gli confesso, "La evito da quando le ho confessato tutto."
Agrotta le sopracciglia, espirando il fumo "Glielo hai detto? Quando?"
Fisso lo sguardo sul traffico di Los Angeles, guardando le auto che corrono, che si fermano, che svoltano e le persone che camminano, passeggiando o correndo.
"La sera che è sparita, quando sono andata a cercarla, non ero in me e non ho soputo trattenermi."
Mi sorride, come se avessi fatto la cosa giusta, "È grandioso!"
Lo guardo male, "No, non è grandioso! Guarda adesso in che situazione siamo."
Lui si ricompone, tornando serio e poggiando una mano sulla mia spalla, come a volermi dimostrare che la sua presenza è reale, "Perché la eviti, Sean?"
Le mie labbra si sigillano, non riesco a dirgli il perché, non ne so nemmeno il motivo. Probabilmente, se lo dicessi ad alta voce, questo risulterebbe più vero, "Sean." Mi sprona ancora.
Faccio una smorfia col viso e cerco di ignorare il mio enorme disappunto, "Io..." sospiro, stropicciandomi gli occhi, "Io ho paura di amarla... insomma, guarda come sono finiti i miei..."
Scuote la testa energicamente, agrottando la fronte, "Sean non puoi vivere per sempre con la mente fissa su tuo padre, tu e lui siete persone diverse, basta pensare che tu stesso l'hai mandato in carcere."
Spengo la sigaretta, buttandola giù dal balcone, seguendo con lo sguardo il suo tragitto, "Potrei diventarlo, potrei esserlo già... ma non ho paura di questo, è come se io avessi paura del sentimento stesso."
Nei suoi occhi leggo confusione, come se non capisse realmente le parole che gli ho confidato e a salvarmi dalla situazione è stranamente April, che bussa sul vetro.
Con gli occhi chiede se la sua presenza non è di troppo, rimango rigido e freddo davanti a lei, mentre Mett annuisce spronandola a parlare.
Sorride timidamente, "È tutto pronto, venite."
Col viso trasformato in una maschera fredda e distaccata, la seguo, seguito dal biondo, trovando tutto pronto per il gioco.
Fisso lo sguardo su Jane, trovandola già con gli occhi ghiacciati su di me e distoglie velocemente lo sguardo.
"Bene facciamo le squadre!" Strilla euforica Kate, quindi urla cora "Americani! Uno, due, tre!" Tutti portiamo la mani sulla fronte, ed io ed April finiamo nella stessa squadra, mentre le altre squadre sono composte da Jane con Cass, e Kate con Mett.
Poi, tutti prendiamo una lattina. Prendo le chiavi di casa, bucandola, e bevendo il più velocemente possibile. Ma anche a questa partita, vengo battuto sul tempo e questa volta da Cass, "One, two, three JFK!"
"FDR!" Diciamo tutti.
Prendiamo una lattina-pedina e corriamo tutti nel sostegno più lontano dal Re-Whisky.
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Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2
RomansaSecondo volume di "Non smettere mai di guardarmi." I rapporti di Jane con Sean non vanno di certo a gonfie vele, la loro non è una coppia normale, né dichiarata e ai loro problemi di cuore si aggiungono anche quelli con i loro più cari amici, Kate...