Capitolo 24

195 5 0
                                    

“Il mio cuore ti terrorizza e una pistola alla fronte no?”
-Harley Quinn


Entriamo tutte e tre a casa, silenziosa e buia, e Kate accende la luce.
"Non sentite anche voi un odore strano?" Chiede April annusando l'aria.
Scuoto la testa, "Te lo sarai immaginato o avrai bevuto troppi cocktail." Liquido la faccenda con un gesto della mano.
"April mi vai a prendere un fazzoletto nel camerino?" Chiede Kate.
Sbatto la mano sulla faccia, non era il caso di farla ubriacare.
"E perché dal camerino?" Chiede April titubante, aggrottando le sopracciglia.
"Perché mi va dal camerino!" Risponde la bionda istericamente, la rossa mi guarda sollevando un sopracciglio, "Ha il ciclo?"
Scuoto la testa, Kate lancia un'occhiataccia ad April che solleva le mani aperte all'altezza delle spalle, "Vado vado."
Sparisce dietro l'angolo ed io e Kate ci lanciamo uno sguardo d'intesa, aspettiamo qualche secondo prima di raggiungerla, quando sentiamo la maniglia abbassarsi, e la vediamo in piedi di spalle che guarla la camera sbalordita. Entra osservando la cameretta dalle pareti rosa antico, il letto al centro, sotto la finestra, rivestito di lenzuola bianche e nere, i mobili in legno color mogano scuro e l'armadio del medesimo colore, con uno specchio verticale in una delle ante.
Poi si avvicina al letto, dove finalmente scorge un saccotino in tessuto ricamato blu e lo apre, trovando le chiavi di casa.
"Allora questo fazzolettino?" Chiede Kate sorridendo, con le braccia conserte.
La figura di April sussulta e si volta verso di noi, rivelando il viso rigato di lacrime e la bocca stesa in un sorriso che lascia intravedere i denti.
Ci raggiunge, abbracciandoci "Oh ragazze..." tira su col naso, "Vi voglio bene, anzi benissimo..." piagnucola, "Ma come avete fatto? Questa mattina non c'era e quanto avete speso?"
Kate scuote la testa "Il potere dei soldi... ti fanno avere tutto e subito."
Ridacchio alla sua affermazione e rispondo alla seconda domanda di April, "Vedilo come un regalo di Natale un po' in ritardo... Quando tutto questo sarà finito, potrai stare qui come la vera April e te lo prometto April, farò di tutto per permetterti di vivere il resto della tua vita normalmente."
Il suo sorriso si allarga ancora di più, con una nota triste, "Ed io ti prometto che non nessuno ti manderà in Brasile, o in Messico... o in qualche altra parte del mondo senza di noi."
Forzo un sorriso, purtroppo dubito possa promettermi veramente una cosa del genere, "Grazie." Dico solamente.

"Cristo, ma non la smette mai di parlare?" Sbotto sussurrando, Kate sbuffa "Sta per morire sulla cattedra, quand'è che va in pensione? Sta sfiorando il secolo e mezzo." Indica col mento il professore di storia un po' cicciotello e anziano, col viso solcato dalle rughe, gli occhietti scuri con su decorate dalle sopracciglia bianche e folte.
Kate da una gomitata ad April, addormentata sul banco, col viso abbandonato sul braccio e la bocca aperta. April si sveglia, spalancano gli occhi di colori differenti, "Napoleone non uccidermi!" Dice praticamente urlando e la maggior parte degli studenti si gira a guardarla straniti, eccetto quelli del primo banco attenti a prendere degli appunti scrupolosi.
Soffoco una risata e Kate guarda April divertita, "Troppa storia, Brooke?" La chiama col nome falso.
"Parlando di cose serie..." ci facciamo più vicine tra di noi, "È strano che la cimice non abbia più captato qualcosa."
"Avrà avuto da fare..." ipotizza April.
"Ma si, hai ragione... magari avrà giocato a sorteggio a quale acquirente vendermi." Ironizzo.
Kate mi scocca un'occhiataccia mentre io sbadiglio, l'ora di storia dopo la mensa non dovrebbe essere legale.
Il suono stridulo della campanella fa scattare tutti gli studenti in piedi, afferriamo i nostri libri scappando fuori nel corridoio per conservare i libri nei nostri armadietti.
Mi guardo in giro, in cerca della chioma corvina scompigliata che oggi non ho proprio visto.
"Basta con le ricerche Jane, è lì." Mi indica Kate, mi volto a guardarlo e lo vedo in un angolo semibuio a parlare con Metthew.
La bionda prende a braccetto me ed April, trascinandoci verso il suo fidanzato e il migliore amico di quest'ultimo.
Non appena li raggiungiamo, Kate si stacca da noi per abbracciare il biondo ed io fisso gli occhi su Sean che non appena si accorge di me, ricambia lo sguardo.
Si guarda attorno circospetto ed io seguo il sguardo, ma vedo solamente il corridoio scolastico riempito ancora da qualche studente.
Fa un segno con la mano, chiedendomi di seguirlo dentro il bagno delle ragazze, aprendo la porta poco lontano da lui.
Tutti lo seguiamo nel bagno e non appena entriamo, troviamo il solito bagno freddo e una ragazza al lavandino che si lava le mani che fissa lo sguardo interdetta sul nostro gruppo. 
"Esci." La caccia Sean con tono duro e freddo e questa, si affretta a seguire il suo ordine non senza lanciargli delle occhiate languide, che mi fanno sbuffare.
Si volta, "Perché siete venuti tutti?" Chiedi sollevando un sopracciglio.
"Ci hai fatto cenni di seguirti." Risponde April.
"No, non è vero." Fa un pausa. "Uscite, attireremo troppo l'attenzione."
Le due ragazze e Metthew escono facendo qualche storia, ma alla fine il bagno rimane solo per noi due.
Sean mi si avvicina, "Oggi non sono venuto perché sono andato da un tale, a prendere... qualcosa." Dice lui, scrutandomi serio negli occhi.
"E cosa?" Chiedo innocentemente.
Lui sposta la giacca con la mano sinistro, portando la mano vicino l'orlo dei jeans, sollevando di poco la maglietta e afferra qualcosa che tira fuori, che inizialmente non riesco ad identificare.
Concentro il mio sguardo sull'oggetto, "Una pistola!?" Spalanco gli occhi, guardandomi intorno preoccupata che qualcuno possa vederci.
"Una semiautomatica, Glock G48."
Chiude la porta del bagno delle ragazze mentre lo dice.
"Cosa diavolo ci fai con una pistola? E se ti parte un colpo?" Chiedo in ansia.
Lui posa di nuovo la pistola dove era prima, sollevando un sopracciglio come suo solito, "Mi fai cosi stupido? C'è la sicura. Comunque... l'ho comprata perché devi imparare ad usarla, nel caso in cui tu fossi in pericolo." Mi spiega calmo, "Non devi agitarti, nel migliore delle ipotesi non la userai mai e se la userai sarà solo per autodifesa." Dice, "Ti insegnerò personalmente ad usarla."
Provo a calmare i battiti frenetici del mio cuore, "Sai usare una pistola?"
Lui annuisce con nonchalance, come se fosse una cosa assolutamente normale, da tutti i giorni, "Ma certo, ne ho una anche io, ma non l'ho mai usata... non ce n'è mai stato bisogno."
Mi guarda negli occhi, leggendo la mia inquietitudine "Una pistola è molto pericolosa, Jane, non mentirò. Stiamo facendo questa cosa solo per autodifesa, non siamo degli assassini, dobbiamo solo tutelarci in qualche modo, sei sul mirino di Erick per adesso... sai, per rimanere in tema." Fa la battuta riferendosi alla parola mirino, facendo un mezzo sorriso mentre io reprimo il mio, grata che mi abbia rassicurata, "E... dovrò tenerla sempre con me?"
Prende a giocare con una ciocca dei miei capelli, che rigira giocosamente tra le mani, "Sarebbe meglio, ma troppo rischioso. Dovresti portarla quanto meno quando io non sarò con te."
Annuisco, guardandolo con un sorriso sarcastico "E perché? I proiettili si fermano davanti alla tua sexy aria da cattivo ragazzo misterioso?"
Sul viso gli si forma un sorriso ghignante, "Quindi sono sexy?"
Sbianco quando mi rendo conto di quello che ho detto solo pochi secondi fa, distolgo lo sguardo imbarazzata e il colore del mio viso viaggia da un'estremo all'altro, diventando rosso porpora.
"Comunque..." dice, rispondendo alla domanda di prima, "Quando sei con me non devi temere niente."
Annuisco, imbarazzata e al coltempo felice delle sue parole mentre le sue dita scivolano sul mio volto, morbide e delicate, grandi e calde come al solito.
"Dove mi insegnerai?" Chiedo abbandonandomi al suo tocco, "Al cottage, è il posto ideale: isolato, spazioso e nessuno lo conosce. Ci andremo nel weekand."
Annuisco, "Quindi domattina?"
"Si." Conferma.
"Quando la porto con me, dove dovrei metterla?" Aggrotto le sopraccoglia, fissando lo sguardo nel suo ancora più intensamente.
"Nel reggiseno sarebbe un buon punto di partenza, magari starà stretta ma in caso di necessità saprei esattamente dove prenderla." Ammicca trasformando il suo sorriso in uno da depravato.
"Pervertito!" Gli do uno schiaffetto sul braccio, mordendo il labbro inferiore.
"E ti piaccio anche per questo, non è vero Jane? Non negare che tu lo sia quanto me, in fondo." soffia sul mio volto, concendendomi di bearmi del suo profumo.
"Ma no..." provo a negare.
"Non mentire, Jane. Ci vediamo domani pomeriggio, non dire a nessuno della semiautomatica." Si allontana improvvisamente, uscendo dalla porta del bagno, lasciandomi sola ed interdetta in una stanza vuota e fredda.
Esco dal bagno, trovando le mie amiche fuori ad aspettarmi, "Allora?"
Sollevo le spalle, "Niente di che." Dico facendo finta di nulla, anche se in cuor mio in verità sono abbastanza elettrizzata all'idea di usare quella pistola.

Posteggio l'auto davanti il cottage mentre il sole lentamente si avvia verso l'orizzonte.
Scendo dall'auto, trovando Sean seduto sugli scalini a fumare una sigaretta, "Finalmente." Borbotta, "Vieni."
Buongiorno anche a te.
Sollevo lo sguardo al cielo, scuotendo il capo e lo seguo in silenzio dietro la casetta, dove trovo delle lattine di birra su un muretto improvvisato, fatto da una tavola di legno.
Tira fuori la pistola e comincia a spiegare i vari membri che la compongono, anche se io non ci capisco molto, quello che capisco è che prima di sparare devo togliere la sicura, tirare e rilasciare il carello e sparare, o comunque qualcosa del genere, ho memorizzato più che altro i gesti delle mani.
"...Tutto chiaro?" Chiede.
Annuisco e mi porge la pistola che afferro con titubanza, trovandola fredda al tatto, piccola e al contempo solida.
La osservo per un secondo incuriosita, chissà cosa si prova a sparare qualcuno, a vederlo morire per mano propria, a vedere la vita che  scivola via dai suoi occhi.
Chissà quale sadico piacere provano coloro che lo fanno per puro godimento, sicuramente non devono essere delle persone sane.
"Devi essere perfettamente in equilibrio e questo dipende dalla postura che assumi, piedi ben piantati a terra, tendi le braccia e con un mano tieni la pistola dal calcio, mentre con l'altra tieni il dito pronto sul grilletto, porta la pistola all'altezza del viso e quando spari, attenta al rinculo." Si mette dietro di me, poggiando il torace alla mia schien e tende le mani verso le mie braccia, che sfiora. "Prendi la mira sulla lattina." Spiega, poggiando le sue mani sulle mie, faccio come dice centrando sul mirino la lattina, "Quando sei pronta, premi il grilletto."
"Va bene." Rispondo, conto fino a tre e premo il grilletto, con il fiato leggermente accelerato.
Il rinculo della pistola mi giunge piuttosto ovattato grazie alla forza di Sean, il rumore prodotto dall'arma mi scuote le membra e alcuni uccelli volano via dalle chiome degli alberi, disturbati dal rumore assordate che attraversa il silenzio del bosco, interrompendolo.
Abbasso la pistola, guardando la lattina forata dal proiettile, adesso caduta a terra e rotolata via a causa dello sparo.
"Prova da sola adesso." Le sue braccia ricadono ai suoi fianchi e lo sento distanziarsi da me.
Muovo i piedi, provando a mettermi più comoda, prendo la mira su un'altra lattina e sparo.
Purtroppo però, il mio corpo non era affatto in equilibrio e a causa del rinculo della pistola, sono obbligata a fare un passo indietro. Probabilmente sarei caduta se Sean non mi avesse afferrato dai fianchi.
Fa coincidere nuovamente il suo petto col mio corpo, da dietro, e mi sposta una ciocca di capelli da un lato, scoprendo il collo adesso nudo, "Non essere frettolosa." Mormora, "Prendi tutto il tempo che ti serve, stai ancora imparando e potresti farti male."
Osservo la lattina ancora in piedi, la pallottola non l'ha sfiorata nemmeno.
Sbuffo, "Rilassati, sei troppo tesa." Poggia le labbra sul parte di collo scoperto, "Devi essere mordiba e decisa allo stesso tempo." Mormora vicino al mio orecchio.
Mille brividi mi percorrono la pelle, provo ad ignorare il batticuore che la sua vicinanza mi crea e faccio come mi dice.
Ispiro, prendo le mira, espiro, controllo la posizione del corpo, ispiro, premo il griletto, espiro.
Il proiettile fora la lattina e la lattina cade a terra.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora