Capitolo 57

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"Perdona le mie labbra se non troverai parole sulle loro sponde, ma infiniti sospiri d'amo."

-Emanuele Sciacovelli

Poso il mio borsone dall'altra parte del letto matrimoniale, guardandomi attorno.
Il pavimento in parquet è color legno chiaro, le pareti sono di un celeste talmente chiaro da sembrare quasi bianco. Dal soffitto pende un lampadario semplice e classico, color panna, a campana; la luce è soffusa e man mano che la lampadina si riscalda, aumenta l'intensità. Il letto matrimoniale è ricoperto da un lenzuolo beige, mentre i cuscini sono bianchi e i bordi della stoffa sono finemente ricamati. Davanti al letto c'è un armadio in legno, scuro e lucido, e accanto il letto ci sono due piccoli comodini dello stesso colore e materiale.
Dal mio borsone estraggo un paio di mutandine pulite, le ciabatte, il pigiama e l'accappatoio. Prendo l'accappatoio e le ciabatte ed entro nel bagno, appendendo l'accappatoio vicino alla doccia e riponendo le scarpe appena tolte in un angolo della stanza. Mi spoglio dei miei abiti, lasciandoli cadere a terra, e mi avvicino al grande box doccia per aprire l'acqua calda. Mentre aspetto che l'acqua riscaldi, mi stringo le braccia al seno nudo, rabbrividendo a causa del freddo.
Allungo un piede per tastare la temperatura, e dopo aver costato che l'acqua sia bollente, lego i capelli in una crocchia disordinata, ed entro. L'acqua mi investe, riscaldandomi e facendo sciogliere i muscoli tesi e stanchi. Una sensazione di benessere mi invade, facendomi sospirare di sollievo.
Prendo il bagnoschiuma versandone una buona quantità sul palmo della mano, e poi lo comincio a spalmare su tutto il corpo, socchiudendo gli occhi, il contatto freddo del sapone liquido mi fa sussultare impercettibilmente, in netto contrasto con l'acqua incandescente che arrossa la pelle. Il vapore si propaga in tutta la stanza, denso e pesante, annebbiando la vista. Se non fossi in piedi, potrei anche addormentarmi, qui.
Sospirando, esco dal box doccia, dopo averne aperto i pannelli scorrevoli e esco.
Prendo l'accappatoio, avvolgendomici, e infilio le ciabatte ai piedi.
È un bene che adesso la mia ferita sia cicatrizzata quel che basta da permettermi di non indossare più le garze.
Con la stoffa umida, tampono proprio dove non molto tempo fa un proiettile mi ha squarciato la carne.
Ricordo ancora il dolore lancinante, l'estrema consapevolezza di un corpo estraneo dentro il mio. Poi la voce di Sean che provava a rassicurarmi come mai prima d'ora, le sue promesse, la sua premura e le sue preoccupazione. La voce che tremava impercettibilmente rivelando il suo vero stato d'animo.
Brutta storia la nostra, quella storia che io, Sean, April, Kate e Mett abbiamo condiviso, che c'ha unito e anche fatto soffrire.
Posso solo immaginare quello che Sean e i miei amici hanno provato dopo avere saputo della mia presunta morte, quello che Sean e Mett hanno provato nel vedermi colpire da quel finto proiettile, un sedativo che mi ha stesa nell'immediato per ore.
Sbuffo, ho dimenticato l'intimo e il pigiama nell'altra stanza.
Con il viso improvvisamente accaldato, stringo la stoffa al mio corpo e raccogliendo il poco coraggio che mi rimane, esco dal bagno, spalancandola porta. L'aria fredda mi investe, mischiandosi al calore del bagno che si riversa nella camera da letto.
Sean, seduto sul letto, con le gambe aperte, la schiena curva, i gomiti poggiati sulle ginocchia, le mani congiunte, i capelli già scombinati pendono verso il basso attirati dalla gravità, gli occhi dapprima vacui persi in chissà quale pensieri, si volta verso di me, socchiudendo le labbra.
Gli occhi ritorna scrupolosi, attenti al minimo e al più importante dettaglio, che passano attenti sul mio corpo, avvolto a stento dalla stoffa che ora sento tremante e moscio sotto il peso del suo sguardo bramoso e lampeggiante di lussuria.
"Ho dimenticato il cambio qui." Sussurro, avvicinandomi a letto sotto il sguardo che mi accompagna in ogni mio più piccolo movimento.
Stringo tra le mani il pigiama e l'intimo, voltandomi per andare di nuovo nel bagno per vestirmi, ma mi sento bloccare dal polso, e un attimo dopo vengo strattonata verso il letto, ritrovandomi irrimediabilmente distesa sul letto, con il suo corpo a schiacciarmi da sopra. Sussulto per la sorpresa, mentre noto che il mio cambio giace ai piedi del letto, strappato dalla mia presa. I suoi occhi neri e profondi come gli abissi, mi guardano con una nota di divertimento dall'alto.
Le sue labbra si posano sul mio collo facendo rabbrividire e gemere insieme, "Non hai bisogno di vestirti, sprecheresti solo preziose energie."
La sua voce bassa, roca e profonda mi causa un calore vibrante al basso ventre, costringendomi a stringere le gambe, "Tu dici?" sorrido.
Col viso nascosto sul mio collo, lo sento annuire. Poi lo solleva e si posiziona sul mio, a qualche centimetro di distanza. Il mio sguardo cade sulle sue labbra schiuse rosee e carnose, per quello che mi sembra essere un'infinità di tempo.
"Allora?" sussurra con un sorriso a fior di labbra, che sfiorano le mie in un semicontatto tanto agognato.
"Allora?" ripeto inebetita, sposta il mio sguardo nei suoi occhi.
"Non prendi ciò che vuoi?" mormora guardandomi con una luce strana negli occhi.
"E cos'è che voglio?" gemo quando fa scontrare i nostri bacini con violenza, facendomi sentire il suo desiderio.
"Me." dichiara sicuro.
"Ne sei sicuro?" sghignazzo facendo combaciare le nostre labbra, imponendomi il divieto di baciarle.
Il suo bacino si scontra nuovamente con il mio, con più violenza, facendomi gemere vergognosamente.
Incontrollatamente, allaccio le mie gambe alla sua vita stringendi a lui.
"Penso che questa risposta sia stata abbastanza esaustiva." parla sulle mie labbra, non accennando ad allontanarsi.
Muovo le mie labbra sulle sue, dando il via ad una danza turbolenta e piena di desiderio, arrendendomi. La sua bocca si muove con impeto sulla mia, trascinandomi in un bacio che sa trasportare in un'altra dimensione. Una dimensione fatta di carezze, sospiri, baci e morsi.
Afferra la stoffa del mio accappatoio, dalle spalle, tirandolo verso il basso e scoprendomi le spalle nude, su cui si concentra lasciandomici baci ardenti e morsi delicati.
"A che pensi?" sussurra nel silenzio e nel buio della notte, circondati dalle quattro pareti celestine del motel.
"Al fatto che tra non molto dovremmo separarci da April, Kate e Mett per un periodo di tempo indeterminato, ma sicuramente lungo." sospiro con aria assente, con lo sguardo perso nel vuoto, il capo appoggiato sulla sua spalla e il braccio che giace inerme sul suo petto.
"Vedrai che li rivedrai prima di quanto tu possa immaginare. Probabilmente, nemmeno lo sentirai il peso del tempo." schiarisce la gola, sistemandosi meglio la schiena sul cuscino, poggiato alla spalliera del letto. Il suo braccio mi circonda le spalle e la mano mi accarezza la spalla con i polpastrelli.
Mi ha risposto esattamente come l'ultimo. Mi alzo sul busto, aggrottando la fronte, e il lenzuolo che ricopriva il mio seno nudo scivola di poco, attirando la sua attenzione. "Mi stai forse nascondendo qualcosa?" Domando socchiudendo gli occhi e fissando lo sguardo nel suo.
"Cosa te lo fa pensare?" Chiede con un accenno di sorriso sulle labbra e una nuova luce scintillante negli occhi, che si mischia con il nero dei suoi occhi.
"Rispondi sempre allo stesso modo e inoltre, la risposta è abbastanza sospettosa." Lo guardo scrupolosa, provando a scorgere un qualsiasi indizio.
Dalle sue labbra esce un sospiro leggero, poi queste si aprono in un mezzo sorriso. Sorride di più ultimamente. "Capisco."
"Non hai negato: che nascondi?" domando curiosa e preoccupata.
Il suo sorriso si allarga, illuminandogli il viso, "Dormi, Jane."
"Tanto lo scoprirò." Sospiro contrariata.
"Non ne dubito affatto." lo sento ridere. Una risata tanto profonda e roca che gli scuote il petto e le mie membra.
"Sai, ultimamente sorridi di più." sussurro talmente piano che dubito mi abbia sentito.
Il silenzio viene riempito solamente dopo qualche minuto, "È vero." Risponde, "Chissà perché." Conclude ironicamente, facendomi sorridere e ridere.
"Già, chissà perché. Tu lo sai?" chiedo sinceramente interessata.
Purtroppo gli occhi si fanno pesanti, uno sbadiglio abbandona le mie labbra ed io mi accuccio meglio nell'angolo creato da lui e il suo braccio. Nessuna risposta mi giunge e il suo respiro è talmente placido, lento e calmo che credo si sia addormentato. Ben presto i miei occhi si chiudono assonnati e la mia domanda rimane aperta. leggera e galleggiante nel silenzio e nel buio. Il sonno si aggrappa alla mia mente, fino a che lentamente non cado nel mondo dei sogni.
"Si, lo so. E non mi sarei mai aspettato che potessi essere tu il motivo." ma un'altra ondata di sonno mi strappa definitivamente dalla realtà ed io, oltre a chiedermi se ho semplicemente immaginato la sua risposta, cado nel buio.

"Jane, svegliati." una voce calda e roca che ormai conosco meglio della mia, mi strappa dl mondo dei sogni, facendomi tornare ad una realtà in cui siamo in fuga.
"È presto." mugugno stanza e assonnata, girandomi dall'altra parte.
"No, in realtà. Sono le sette e mezza del mattino e dobbiamo arrivare a El Paso in circa sei ore, Jane. Lì faremo una sosta per pranzare." Elenca il programma di cui nemmeno ero a conoscenza.
Sbuffo quando mi scopre il corpo, togliendomi le coperte e il delizioso terpore da cui ero avvolta. "El Paso? Dove andremo?" Rabbrividisco a causa del contatto con l'aria fredda invernale e mi accuccio su me stessa, infreddolita e in cerca di calore. La sua voce si fa più vicina e le sue mani mi toccano dapprima le braccia infreddolite e poi il resto del corpo, facendomi ricordare di essere nuda. Mi avvicino di più a lui, ancora con gli occhi chiusi. un po' per non restare totalmente scoperta e un po' per il calore. Stringo la stoffa dei suoi vestiti, abbracciando in modo strano ed impacciato. Con una mano mi stringe a sé, facendomi sentire protetta, mentre con l'altra mi accarezza il viso ed i capelli. "Non lo so ancora, forse New York, o Washington DC, ma devi alzarti." ribatte serio.
Sbuffo ancora una volta, "Dobbiamo proprio?" sussurro, stringendomi di più a lui. 
Lo sento annuire, "Si. E comunque mi sei stata appiccicata per tutta la notte, nonostante avessi  a disposizione il resto del letto." Sospira, "Non oso immaginare il caldo che avrò in estate." borbotta facendomi sorridere e stringere ancora di più a lui. 
Mi sento afferrare d'improvviso, il freddo che mi fa venire i brividi che sfiora la mia pelle, ed ora mi ritrovo su Sean, la testa appoggiata nell'incavo del suo collo e le sue mani, vagano libere sul mio corpo, toccandomi la schiena nuda, le gambe e infine con un movimento improvviso, che mi fa sussultare, poggia le mani a coppa sui miei glutei, stringendoli e facendomi spalancare gli occhi. Sollevo la testa per guardare sorpresa negli occhi, ma lui mii sorride sghembo, " Dovevo farti aprire gli occhi in qualche modo."
Con un altro gesto, mi trascina in piedi ed io, non essendo ancora pronta, mi aggrappo a lui per mantenermi in piedi. "Forza Jane, vestiti prima che ti salti addosso e non possiamo più partire per le prossimo due ore."  
Allento la presa dai suoi abiti, mettendo un po' di distanza fra i nostri. Vedo il suo viso abbassarsi fino a raggiungere l'altezza del mio, un'altro sorriso sghembo fa capolinea sul suo volto, "Come se ti dispiacesse." Dice, facendomi arrossire. 
"Vado a svegliare gli altri, tu nel frattempo vestiti, ok?" annuisco  inebetita. 
Il suo sorriso bianco e mozzafiato viene interrotto per un attimo, da un gesto totalmente inaspettato: un veloce e delicato bacio sulle labbra. Prima che io possa dire qualcosa però, davanti gli occhi mi ritrovo la sua schiena, "A dopo." apre la porta e va via, chiudendola piano dietro di sé. 

Dopo essermi vestita e dopo aver messo tutto nel mio borsone, prendo quello di Sean e il mio in spalla, guardando un ultima volta l'intera stanza. Esco dalla stanza, richiudendola con la chiave dietro di me e alla fine del corridoio, trovo Sean affasciato ad una finestra aperta, a fumare con la sigaretta stretta nella sua mano. Con aria spazientita, bussa ancora nella camera di Mett e Kate, mentre April esce dalla sua stanza, ed io mi ritrovo con un April impastata ancora con i sogni. 
La porta dei due amanti viene spalancata, rivelando una Kate dai capelli scompigliati, "Siamo pronti." Biascica assonnata, provocando il risolino di April. 
Mett esce dietro di lei e finalmente scendiamo alla hall per consegnare le chiavi e pagare la stanze. April, Kate e Metthew passano davanti a me ed io, controcorrente, mi avvivino a Sean poggiando a terra i due borsoni e appoggiandomi al muro, ancora assonnata.
"Vedo che ti sei svegliato finalmente."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora