Epilogo - Sean pt. 3 (Fine)

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6 anni dopo la nascita  di...

"Elizabeth!" April urla il nome della figlia dalla cucina di casa nostra, con l'aria arrabbiata e sbuffando come un toro per l'ennesima volta con il viso rosso. "Elizabeth Foster, vieni subito qui!"

Una piccola bambina di 6 anni, dai capelli ricci scuri, trasmessi dalla madre, e gli occhi ambrati, come quelli di Nick, sbuca da dietro un angolo con l'aria birichina di l'ha combinata grossa, le guance paffute rosse a causa della corsa. "Dimmi mamma?" le sorride candidamente. 

"Non ti avevo forse detto di prepararti?" La guarda severa la madre, con un cipiglio serio sul volto, le mani sui fianchi e l'aria di chi stava per suonargliele alla propria figlia. 

"Scusa mammina, io e Livia stavamo giocano nel vialetto e la Zia Jane ci ha comprato il gelato, non mi sono accorta del tempo che passava..." Abbassa lo sguardo un po' dispiaciuta e intenerendo April. 

"Che non accada più." sospira severamente, ammorbidendosi un attimo dopo. "Avanti tesoro, hai la maglietta tutta sporca di cioccolato e papà sta già tornando con il tuo cambio di vestiti." 

Nello stesso momento il campanello di casa suona ed io spengo la sigaretta che mi stavo godendo nel posacenere, pronto a ad andarlo ad aprire. Mi supera tempestività di mia moglie, che all'età di 38 anni ha la stessa energia di un tempo, sbucando da chissà quale stanza. 

Alla porta rivela esserci proprio Nick, un Nick barbuto da mesi ormai, che regge una busta, probabilmente i vestiti di Elizabeth come aveva detto April. "Per l'appunto." schiarisce la gola April guardando sua figlia, "Prendi i vestiti e vai a darti una rinfrescata." 

Nick si avvicina alla figlia, avuta qualche mese dopo il loro matrimonio e per questo ha la stessa età di mia figlia, con un gran sorriso ad increspare le labbra, "Hai fatto arrabbiare di nuovo la mamma, Lili?" pronuncia il suo soprannome con amore paterno. 

La piccola Lili annuisce, trattenendo un sorriso, dopodiché prende la busta dalle m ani de padre e corre sopra a lavarsi. "A proposito." schiarisco la gola, attirando l'attenzione di Jane, "Livia è pronta?"

Jane abbozza un sorriso, "Si, doveva solo mettersi le scarpe ma ha insistito tanto per metterle da sola nonostante io fossi contraria, ma sai che è cocciuta come te." 

La mia espressione tranquilla si libera in una un po' più felice, "Direi invece come te."

"Direi invece come entrambi, non iniziate un'altra discussione su questo, vi prego!" esclama Nick facendomi sollevare le spalle Inn un gesto di indifferenza. 

"Vado a cambiarmi anche io." Dice invece Jane, "Devo togliermi questa maglietta  è proprio orrenda." Sale le scale, non prima di avermi dato un bacio fugace sulle labbra alzandosi in un punta di piedi, scalzi, e correndo su verso la nostra stanza. 

Non posso non pensare di amare quella donna ogni giorno di più e con lei tutte le sue piccole abitudini.

Dalle stesse scale invece, scende una piccola e graziosa bambina, delle stessa età di Elizabeth, a piedi scalzi, vestiti solo da un piccolo paio di calze, con un broncio orgoglioso e un po' sconfitto, al quanto buffo, le guance paffute, le labbra carnose a cuore, gli occhi particolari puntati sul pavimento, il nasino piccolo e all'insù e una vestito che la da del filo da torcere, facendola grattare di tanto in tano, azzurro pastello. 

La bambina giunge fino ai miei piedi, schiarendo la voce e reggendo un piccolo paio di scarpe da tennis. Bisbiglia qualcosa di incomprensibile, invitandomi velatamente a farmi inginocchiare davanti a lei, ma anche da qua sono più alto di lei. 

"Cosa?" le chiedo di ripetere. 

Lei sbuffa, ha preso proprio il mio carattere, "Ho detto 'Papà potresti allacciarmi le scarpe, per favore?' "

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora