Capitolo 31 - Sean pt. 3

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"Ho avuto paura di perderti” è una dichiarazione bellissima.
-Valemille, Twitter

Resta con me, ok? Guarirai e... e ti porterò dove vuoi, a Boston, Vancouver, Chicago... ovunque tu voglia e ci andremo insieme, te lo prometto.
Ovunque tu voglia, anche in Europa.

Me la ricordo benissimo, la mia promessa.
"E a cosa stavi pensando?" Chiedo incuriosito, guidando per le strade.
"Hai detto persino l'Europa, vero?"
Annuisco, "Si."
"E lo faresti davvero?" Chiede sorridendomi.
"Perché no?" Rispondo vago, fermando l'auto vicino al marciapiede.
"Che stiamo facendo?" Chiede adesso.
Quante domande, Jane.
"Tu niente, io sto scendendo un attimo." Annuisce sorridendo e ruota gli occhi al cielo, scuotendo il capo.
Entro dentro una pasticceria, "Una ciambella al cioccolato e due caffè-latte da portar via."
Il commesso dietro il bancone annuisce, servendo il mio ordine, pago alla cassa e prendo il sacchettino e i due bicchieri di cartone, con su un tappo che li chiude, che mi porge.
Esco ed entro in auto porgendo il bicchiere a Jane e posando il sacchetto con la ciambella,
Lei mi sorride grata e comincia a bere, così come comincio anche io.
Giungiamo in poco tempo ai piedi del suo palazzo, scendo dall'auto buttando i nostri bicchieri in un cestino vicino, poi torno in macchina e prendo il sacchettino della farmacia dietro, porgendolo a Jane, cosi come il sacchettino di cartone contenente la ciambella e la prendo i nuovo in braccio.
Chiudo l'auto, "Apri il sacchettino." Indico col mento quello contenente il dolce, esegue il mio ordine e la prende in mano guardandomi quasi con occhi adoranti.
Le prendo il sacchetto dalla mano e butto anche quello, poi entriamo dentro ed aspettiamo l'ascensore dopo averlo chiamato.
Il mio telefono squillo e provo a prenderlo nella tasca, guardando Jane mangiare con gusto e fare dei versi facilmente fraintendibili, "Jane..." la rimprovero, lei capisce quasi subito e arrossisce, continuando a mangiare la sua ciambella in silenzio.
Meno male che Jane è piccola, se no tutti i miei movimenti sarebbero più che limitati.
"Pronto?" Rispondo.
"Ah sei ancora vivo!" Risponde mia sorella dall'altra parte del telefono.
"Cosa vuoi Cass-cass?" Il mio tono scocciato entra in conflitto col nomignolo che le affibbio sempre.
"Sapere se fossi vivo."
"Adesso lo sai." Confermo.
"Che fai?"
"Ti annoi?" Chiedo entrando in ascensore con ancora Jane in braccio, che mi lancia delle occhiate furtive.
"Si."
"Annoiati da sola, ho da fare, a dopo Cass-Cass." la saluto allegramente. 
"Ti odio!" Sbotta.
"Ti voglio bene anche io." Contrabbato con tono sarcastico, seppur quel che  ho detto è vero.
Chiude la chiamata mentre io lascio scivolare il telefono su Jane, che si è accucciata al mio petto.
"Dormi?" Sussurro.
Scuote la testa, ignorando il suo sbadiglio.
Entriamo a casa sua non appena l'ascensore arriva a destinazione e Metthew ci apre alla porta, sollevando un sopracciglio "Perché è tutta sporca?"
"Ho mangiato una ciambella ultradeliziosa." Afferma, mentre attraversiamo il salotto e Kate sente la risposta di Jane, "Metthew, perché non mi vizi anche tu come fa Sean con Jane?"
Mett sembra preso in contropiede e ride nervosamente "Perché tu principessa, hai delle bellissime gambe per muoverti e delle bellissime mani per fare le cose." Prova adulandola.
Kate mette il broncio, "Antipatico."
E lui per rimediare le si avvicina cominciando a sbaciucchiarle il viso, ma lei rimane ferma con le braccia incrociate, seduta sul divano.
"Sul serio, sto cominciando a sentirmi il quinto incomodo." Ridacchia April.
Ignoro le ragazze e Metthew e vado nella stanza di Jane, stendola delicatamente sul suo letto, trovandole il viso assonnato.
Sospiro stanco, per tutte le energia che ho dovuto usare e per aver dormito male questa notte, "Avresti potuto mettermi giù, sei molto stanco."
Scuoto la testa, devo ammettere che l'ho portata in braccio anche per egoismo, per averla più vicina a me.
"Stenditi." Mi fa spazio reprimendo una smorfia di dolore e mi scuote verso di sé dal braccio.
Sorrido, "Ti sto accontendando troppo, finirò col viziarti per davvero, bambina." Mi stendo accanto a lei, comprendo entrambi, ma sopratutto lei, con un plaid che si trovava ai piedi del letto.
Poggio la testa sul cuscino, sospirando di piacere per la comodità che tanto mi era mancata.
Si stringe a me, poggiando il viso nell'incavo del mio collo, abbracciandosi il braccio.
Godo del suo profumo, della sua vicinanza, del suo calore, del suo corpo vivo.
Reprimo uno sbadiglio, ma finisco per addormentarmi di nuovo, d'altronde ho dormito solo poche ore e in questo momento, mi sento troppo bene.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora