Capitolo 61

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"L’inizio è la parte più importante del lavoro."
-Platone

Quello che ricordo dopo la morte di Erick mi appare nella mente sfocato. Ricordo nitidamente tutto quello che è successo al supermercato, ma dopo che il rosso ha esalato il suo ultimo respiro, una bolla mi ha avvolta interamente, trascinandomi in uno stato confusionale e nebbioso.
Nebbia, si.
Le sue parole mi vorticano ancora nella mente, marchiate a fuoco. Indelebili.
E da allora si ripetono nella mia testa a loop, come un mantra.
Non c'è stata confusione solo dentro di me, ma anche attorno a me. Ricordo solo la calda presenza di Sean, luci rosse e blu e bianche che lampeggiavano, i mormori della gente, i poliziotti, l'auto del mio ragazzo, il motel e la nostra stanza.
Scuoto il viso e strizzo gli occhi inumidendoli, essendo stati aperti troppo a lungo, persi nei meandri degli eventi passati. Riprendo a strofinare il corpo, immerso nell'acqua tiepida della vasca, con la spugna.
Mi sono rintanata in bagno, mi sono spogliata dei miei vestiti, ho riempito la vasca e ho cercato conforto nel silenzio.
In origine Erick era un ragazzo comune, con una fidanzata che amava alla follia il giorno e che gestiva il suo ruolo nel giro di notte, e poi Annie è morta e quello per lui è stato l'inizio della fine, l'inizio del decadimento, del suo dolore e del suo tormento che sono cessati solo con la morte.
Guardava tra me e Sean, chiamando quella che era stata la sua lei, come se la vedesse realmente, come se in quel momento fosse di nuovo tangibile.
Annie, la mia Annie. Mi sei mancata così tanto, così tanto.
I brividi mi scuotono il corpo.
Ho desiderato che Erick si togliesse dai piedi, dal primo momento che l'ho visto. L'ho desiderato alcune volte più di altre, ma non così. Ha fatto cose orribili, ha condannato tante donne ad un destino crudele, ad una vita di falsi sorrisi alla luce del giorno e urla mischiate a lacrime trattenute alla luce della stelle. Forse se il destino fosse stato un po' più giusto e se Erick non avesse perso la sua lei, a quest'ora le cose sarebbero andate diversamente e lui non sarebbe morto così, con tanto odio, solitudine e dolore nel cuore.
E se io perdessi Sean? Cosa succederebbe se io perdessi lui? Impazzerei come è successo ad Erick? Sacrificherei centinaia di vite per la mia distrazione, per la distrazione della mia mente? Odierei il mondo come lo odiava lui?
Razionalmente, risponderei di no. Oltre il giro, le scommesse, la droga e le donne non so cos'altro di terribile Erick ha fatto e non voglio nemmeno immaginarlo. Forse nemmeno lui si sarebbe mai immaginato una cosa del genere.
Ma l'uomo reagisce ai forti eventi con istinto, potrei convincermi del fatto che non impazzerei di dolore, che non compirei niente di terribile. e poi fare il contrario.
Vorrei biasimarlo, ma non ci riesco.
"Non ci riesco." Sussurro abbracciandomi le ginocchia al petto.
"Va tutto bene?" chiede una voce ormai familiare quanto la mia.
"Non lo so, con credo."
Le sue mani mi tolgono alcune ciocche dal viso, che ribelli sono scappate dalla crocchia improvvisata per il bagno.
Mi solleva dalla vasca da sotto le ascelle, l'acqua scivola via dal mio corpo ricongiungessi all'altra e un asciugamano grande e morbido mi avvolge il corpo, sorretto dalle sue mani grandi e calde. Mi lascio condurre fuori dal bagno e poi sul letto dove mi distende, e dove poi lui si sdraia accanto a me.
"Solo che..." mormoro, "Credevo di odiarlo, Sean. Credevo di odiarlo e non volevo più vederlo per il resto della mia vita e non avrei immaginato, mai, di dispiacermi per lui, per quello che ha passato, di non... di non biasimarlo." Sospiro tremante. "Ha fatto cose indicibili, è vero ma chi ti dice che noi non lo faremo se ci succedesse una cosa simile?" Lo guardo negli occhi, sprofondando nel nero.
"Nessuno. Non fino a che non ci ritroveremo nella stessa situazione. Non mi sento in grado di giudicare Erick, non per davvero. Per anni è stato un amico e poi è lentamente cambiato." Sospira leggero, "Aveva ragione, se ci fosse la tua vita di mezzo sarei pronto a sacrificare qualcuno e per questo non posso dirmi migliore di lui."
Mi stringo a lui affondando il viso nel suo petto, ancora avvolta nell'asciugamano, "Credo che potrei fare lo stesso anche io."
Minuti interminabili di silenzio assopito si prolungano nel tempo e intorno a noi, fino a che non riesco a trattenere una domanda che pigiava nella mia mente, un tarlo fisso a cui ormai non faccio altro che pensare da ore. "Come è morta Annie?"
Sean non pronuncia una sillaba, la stanza è nuovamente riempita dal silenzio, carico di una tristezza mai espressa.
Nella camera, non vola una mosca.
Poi sento un sospiro che caldo si scontra col mio orecchio, "Annie..." sospira, come se quel nome fosse la causa di tutto.
"Annie è morta tragicamente. Era una ragazza solare e si, era testarda quanto te. Era l'unica ragazza che contasse davvero per Erick." Sospira. "Non credo sia il momento di parlarne, Jane. Queste ultime ore sono state già abbastanza impegnative. Se me lo chiederai di nuovo, in futuro, ti risponderò."

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora