Capitolo 26

211 4 1
                                    

*Nella foto: gli occhi color ambra di Nick.*

"Ardere di desiderio e tacere è la più grande punizione che possiamo infliggere a noi stessi."
-Federico García Lorca

"Non ti fai mai vedere, certo." Risponde a tono Metthew scherzando.
Gli occhi di Nick si posano sulla figura rigida di Sean, lui stesso si irrigidisce mantendo comunque il sorriso, non deve scorrere buon sangue tra loro evidentemente.
Gli fa un cenno del capo, "Sean." Lo saluta e Sean ricambia. 
Poi i suoi occhi si posano su di me, il suo sorriso si allarga, ci risiamo.
"E qui, invece, abbiamo una principessa. Incantato." Afferma prendendo la mia mano e ne bacia il palmo
Ritraggo immaditamente la mano, irritata dall'improvvisa invasione del mio spazio personale da un tipo che nemmeno conosco e che si è preso questa confidenza.
"Metthew, è di famiglia dare soprannomi irritanti?" Borbotto, riponendo le mano in tasca.
Nick sembra non espettarsi la risposta alla sua azione poco gradita e si volta a guardare perplesso il cugino, che scoppia a ridere, "Oh non preoccuparti di Jane, col tempo si ammansirà."
Ammansire? Nemmeno fossi un cane randagio aggressivo.
Mi volto verso Sean, il cui viso non sembra molto sereno, di fatti si accende una sigaretta probabilmente per rilassarsi, nonostante i suoi movimenti non siano affatti nervosi e agitati.
"Ce l'hai ancora dietro la pistola, vero?" Sussurro, così che solo lui possa sentirmi.
Lui annuisce, scoccandomi un'occhiata divertita, "Te la darei, ma poi dovremmo liberarci di due cadeveri e non sarebbe proficuo per la condizione in cui siamo."
Sbuffo, "Mannaggia."
"Vedo che non sei cambiato, Sean." Afferma Nick.
"Già." Risponde lui con freddezza, quasi ho ibrividi nonostante la giornata soleggiata.
"Bando alle ciance..." Si schiarisce la gola Metthew, cominciando a raccontare a Nick il perché ci serve il suo aiuto, che cosa deve fare, mentre Nick assume un'espressione concentrata e seria, annuendo di tanto in tanto.
Io mi poggio sulla ringhiera, dando a questa le spalle, godendomi il calore del sole, il vento tra i capelli e provando ad ascoltare il rumore del mare, isolandolo dalla voce di Mett, che mi soprende con capacità riassuntive che non credevo possedesse.
"Ci sto." Dice Nick in fine, dopo aver ascoltato.
"Non vuoi nemmeno pensarci?" Chiede stranito Metthew.
Nick scuote la testa, "No quest'anno sabatico è una vera e noiosa pacchia, mi hai trovato il da fare e poi, come potrei non aiutare il mio amatissimo cuginetto?"
Metthew lo guarda come se non credesse ad una sola parola, "Non dire cazzate."
Il cugino ruota gli occhi al cielo, "Va bene... l'anno sabatico è davvero noioso e la tua amica qui è gnocca." Mi indica.
Sbuffo, passandomi una mano sul viso, "Senti, la vuoi ancora la pistola?" Mi chiede borbottando Sean, infastidito.
"Anzi no." Sbotta, "Lo picchio a mani nude, sarà più soddisfacente." Fa un passo verso Nick, evidentemente ci mancava solamente una goccia per far traboccare il vaso e lui ne ha inserite due.
Metthew si sovrappone fra il suo migliore amico e il cugino, "Ragazzi su, capisco la vostra estrema voglia di picchiarvi ma abbiamo cose più importanti a cui pensare, non credete?"
Il biondo però viene palesemente ignorato e Sean si ricompone, "È la tua ragazza?" Chiede Nick.
"No." Afferma il moro mentre sento il cuore attraversato da mille spille, facendosi più pesante.
"Certo, credevo l'avessi capito quando ti aveva trapassato con lo sguardo nel momento in cui l'hai chiamata principessa e le hai fatto il baciamano."
Metthew continua ad essere ignorato, poverino.
"In tal caso continuerò a provarci." Afferma Nick, guadagnandosi un'occhiata di fuoco di Sean, che probabilemente avrebbe cominciato a pestarlo se non fosse che nel mentre Nick ha allungato la mano, provando ad invadere il mio spazio personale. Di nuovo.
Cristo Santo, non conosco questo tizio e a primo impatto non direi che mi stia antipatico, ma perché deve invadere così il mio spazio vitale?
Schiaffeggio la mano, allontanandola da me "Se provi a toccarmi di nuovo, giuro che ti sparo." Sbotto.
Vedo Sean porgermi la pistola, "Hai la mia benedizione."
Afferro l'arma nascondendola però sotto la giacca e la maglia, nei Jeans.
"Cugino mi sa che avevi ragione, questi due si sono scelti." Esclama Nick, assumendo un'espressione pensierosa, "Mi sembra strano però, Sean non eri tu quello che si scopava una ragazza diversa al giorno?"
Questa volta sono io che lancio un'occhiata di fuoco a Sean, che alterna lo sguardo tra me e Nick, "Si, ero io." Calca il verbo al passato, placando un po' la mia gelosia.
"Tornando al discorso..." Dice quindi il cugino di Metthew, "Non posso spuntare dal nulla, come conosco Erick? Come entro nel suo giro?"
Domanda sensata.
Metthew si gratta il meno, rimurginando sulla domanda di Nick, "Nel nostro giro c'è un tale, Oscar, un vero idiota, che ogni sera va al Hellish Paradise, ha chiesto praticamente a tutti da noi di andare insieme a lui, penso si senti solo, non lo so, puoi andare li, passi una serata con lui, lo fai parlare e poi vai dai Erick, dicendo che ti manda Oscar." Spiega Sean.
Aggrotto le sopracciglia, "Veramente a me non l'hai mai chiesto."
"Nessuno si mette contro Sean." Mi spiega Mett, lasciandomi comunque perplessa e confusa.
"Hanno visto che stai con noi e non hanno voluto rischiare." Mi chiarisce Sean, come se mi avesse letto nel pensiero.
"Hanno visto che sta con te, Sean." Specifica Metthew, "Ti temono troppo per azzardarsi a fare uno sbaglio, ma con me prima le prendono e poi capiscono."
Hanno visto che sta con te.
Sembra forse, da fuori, che stiamo insieme?
"Comunque... questa sera andrò al Hellish Paradise, devo indossare microfoni? Qualcosa del genere?" Chiede Nick.
Sean scuote la testa in segno di diniego, "No, se qualcuno lo scoprisse sarebbe la fine, devi essere pulito e devi ispirare fiducia, devono tutti fidarsi di te... Ad ogni modo, basta che parli con Oscar, non è importante la conversazione non è molto preso in considerazione, Erick nemmeno si cura di abbassare la voce quando parla al telefono con lui presente."
Questa volta è Metthew ad intervenire, "Ti manderò una sua foto, così potrai riconoscerlo."
Nick annuisce, "Perfetto, allora domattina ci vediamo e vi farò sapere come è andata."
Sean scuote ancora il capo, "Scordatelo, limitati a chiamare, dobbiamo limitare il più possibile i contatti fra noi."
Nick fa un sorriso sghembo, guardando il cugino, "Dannazione cugino, significa che ci vedremo poco e niente?"
Mett ricambia il sorriso, annuendo.
I due cugini cominciano a parlare un po' delle loro vite, lasciando fuori me e Sean, il quale si è già acceso una sigaretta. 
Guardo la sua figura pigramente appoggiata alla ringhiera, mentre con movimenti decisi e delicati tiene l'oggetto stretto tra le sue dita e lo porta alla bocca, dove aspira ed espira lasciando uscire una nuvola di fumo.
Si volta a guardarmi ed io presa in flagrante arrossisco, lentamente sposta lo sguardo da me alla sigaretta e poi dalla sigaretta a me. Accenna un sorriso, "Vuoi?"
Il suo sorriso che tanto adoro mi sprona a ricambiarlo, e probabilmente il mio sorriso lo interpreta come un cenno d'assenso perché si avvicina, avvolgendomi col suo braccio, dove vi è la mano che stringe la sigaretta, e porta la mano vicino alle mie labbra, che mentre aspirano dalla sigaretta vengono accarezzata delicatamente dai suoi polpastrelli.
"Incantato." Sussura nel mio orecchio, come a rivendicare il possesso di quella parole nei miei confronti, facendo venire i brividi, facendomi incantare per davvero di lui.

Metthew:
Secondo piano, scala B, scale antincendio.

Agrotto le sopracciglia ricevo il messaggio dal mio amico, mi volto verso Kate che sotto il banco stringe il telefono tra le mani, col volto corrucciato che legge un messaggio e risponde concentrata.
Le mostro lo schermo del mio telefono, che ancora mostra il messaggio e non sembra affatto sopresa di leggere il messaggio.
"Perfetto, ficcati due dita in gola, vomita e facciamo finta che ti accompagno in segreteria." Dice Kate col volto serio.
"Stai scherzando?" Chiedo quasi scioccata. 
"Si." Ridacchia, sciogliendo il cipiglio severo dal suo viso, "Hai qualche idea migliore?" Chiede.
Scuoto la testa, potrei prendere la pistola e sparare un po' a casaccio sul tetto, penso che in quel caso l'insegnante ci lascerebbe uscire, ma non credo sia il caso.
"Questa qui è una vera stronza quando vuole, si spera sola sia nei suoi giorni si." Sussurra Kate, "Al primo anno mi ha messo una nota disciplinare perché ho sbadigliato. Che cattiveria." Si lamenta.
"Già, proprio cattiva." Mormoro, rimpiangendo che April non abbia questo corso in comune con noi, a quest'ora avremmo diviso le lagne di Kate insieme, le voglio un mondo di bene ma oggi non fa che lamentarsi.
Scompiglio i capelli, stropiccio gli occhi e provo ad assumere un'aspressione malaticcia, alzo la mano.
La profesoressa si gira verso di me, con aria scocciata, sistemando gli occhiali rettangolari scuri in cima al naso, col dito, che povo prima erano caduti sul naso aquilino, "Si?"
"Mi scusi, mi sento molto male e dovrei andare in infermeria." Mentre lo dico provo a dare il meglio delle mie capacità teatrali.
La profesoressa ruota gli occhi neri al cielo, in contrasto con i capelli biondi stretti in una severa crocchia, "Vada."
Raccolgo placidamente le mie cose dal banco mentre Kate balza in piedi, "L'accompagno." e raccoglie il suo materiale.
La profesoressa ci liquida con un cenno della mano, che sembrava più significare Sciò, sciò fastidiose capre ignoranti.
Proprio non capisco perché alcuni scelgono di diventare insegnanti, se non tollerano nemmeno l'ombra degli adolescenti.
Io e Kate ci affrettiamo ad uscire, prima che la nostra insegnante cambi idea, e saliamo le scale svelte, vedendo già la porta-finestra che da sulle scale antincendio.
Percorriamo in fretta il corridoio, quasi come se un orda di insegnanti assassini ci stesse alle calcagna e apriamo la porta, vogliose di respirarr finalmente aria fresca dopo ore di prigionia. Ma l'aria fresca sembra semplicemente essere un'utopia, perché l'odore del fumo di sigaretta mi invade le narici. 
Mi volto a guardare prima Metthew appoggiato sulla ringhiera con le mani in tasca, April seduta sugli scalini come Sean, che fuma una sigaretta puntando il suo sguardo fermo su di me. Osservo scrupolosamente il volto serio, i capelli scompigliati, la mano che regge la sigaretta, gli occhi così neri da sembrare un abisso fatto di tenebre e di oscurità, il naso dritto e proporzionato, le labbra rosa carnose al punto giusto che oggi sono particolarmente invitanti, più del solito, quasi mi viene voglia di essere quella sigaretta che aspira con tanta avidità, che tocca le sue labbra, che ad un certo punto vedo inclinare verso un lato perché si è accorta cosa fissa il mio sguardo e ghigna compiaciuto.
Improvvisamente una mano aperta si muove davanti il mio viso, facendomi sussultare sul posto, "Sembravi rapita." Dice Metthew.
"Bene, ho sentito Nick poco fa."
"Che ha detto?" Chiede Kate informata solo in parte dei piani reali.
Metthew scrolla le spalle, "È andato al Hellish Paradise, ha incontrato Oscar già ubriaco, gli ha inventato una storia sul fatto che gli serve fare soldi facili, o una cosa del genere, e il nostro caro Oscar ha abboccato all'amo come previsto."
Annuiamo tutti, "E hai dovuto farci uscire tutti per arrivare sin qui per dircelo?" Chiede leggermenete scettica April.
Il biondo sorride sollevando lo spalle, "Sono certo che me ne siete grati."
Annuisco, "Confermo, ero a tanto così da svenire e andare in coma per qualche mese." Avvicino il pollice e l'indice senza farli toccare.
Kate ridacchia, "Ed io ti avrei seguita a ruota."
"No! Come avremmo fatto senza di voi bellezze?"
Sollevo gli occhi al cielo, scuotendo poco il capo, "Come hai fatto nei precedenti diciotto anni di vita."
Metthew assume un'espressione costernata, "Sono ferito." Porta la mano al cuore.
"Guarirai." Sollevo le spalle.
"Bene, porterò la mia fidanzata nel fantastico mondo dei bagni maschili per... parlare." Sorride candidamente il biondo, anche se sono sicura che di puro non ci sia nulla, che afferra il delicatamente Kate dal polso trascinandola detro scuola.
Mi volto a guardare Sean, il mio sguardo ricade di nuovo sulle sue labbra, nella mia mente preme il desiderio di morderle, di sentire di nuovo il loro sapore
"Uhm vado in bagno." Butto lì una scusa sentendomi improvvisamente accaldata a causa delle immagini poco caste tra me e Sean e delle sue labbra sul mio corpo.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora