Capitolo 59

155 6 0
                                    

Siamo in viaggio da circa sette ore ed io sono più affamata che mai.
Dopo la passeggiata che io e Sean abbiamo fatto la notte scorsa abbiamo raggiunto Mett e le ragazze al B&B. Abbiamo preso una stanza e siamo andati a dormire. Il mattino dopo Sean mi ha svegliato di nuovo molto presto e abbiamo lasciato Sant'Antonio per andare a New Orleans. 
April, che ha scelto di viaggiare in auto con me, si sveglia stiracchiandosi con uno sbadiglio. Con il volto assonnato si guarda intorno,  sistemandosi sul sedile che prima aveva reclinato, e che adesso lo sta rimettendo dritto. 
"Dove siamo arrivate?" Chiede con voce roca.
"Siamo quasi a New Orleans." Alterno lo sguardo tra lei e la strada.
"Sto morendo di fame." Brontola insieme al suo stomaco, facendomi sorridere. 
"Anch'io. Appena raggiungiamo New Orleans prenderemo qualcosa per pranzo." Prendo una profonda boccata d'aria. "Spero potremo fermarci lì fino a domani, siamo tutti troppo stanchi e sono giorni che guidiamo, ci meritiamo una pausa."
"Lo spero anch'io." Sentenzia con un sorriso, "Hai idea di quale sia la nostra meta?" 
Scuoto la testa, "A dire il vero no." Sospiro, "Questa notte ho chiesto a Sean ma ha cambiato argomento."
"Sono sicura che lui e Metthew stiano organizzando un'altra sorpresa, allora." Ridacchia divertita. 
"Dici? Io credo di no. Mi ha stupito Sean, con quella sorpresa: ero molto dispiaciuta di dovermi separare da voi e... si, mi ha stupita. Non c'è molto altro da dire." Scuoto la testa, sorridendo.
"Ed io invece credo di si, Jane. Tu non vedi come ti guarda, quanto è innamorato di te. Per te sarebbe capace di rovesciare il mondo intero. Sarebbe capace di mandare nel caos una metropoli intera e..." Si sofferma un secondo, "Beh quello lo ha già fatto a dire il vero, durante la tua finta morte."
"Deve essere stato brutto per voi, credere che io sia morta." Borbotto mentre le parole di April riecheggiano nella mia mente. 
"È stato orribile." Dichiara con voce ferma e sostenuta. "Non credevo nemmeno di poterci rimanere così male, sai?" sussurra piano con lo sguardo vacuo, perso nel vuoto dei suoi ricordi, "È proprio vero quel che si dice: si capisce il vero valore che qualcuno ha per noi, solo quando lo perdiamo." Volge lo sguardo al cielo, di un azzurro intenso senza nuvole, è una giornata molto calda questa per essere solo agli inizi di febbraio. Sembra quasi maggio. 
"Odio a metterlo, ma non credo comunque che il dolore di Sean sia stato minimamente paragonabile al nostro." Riprende, riempendo il silenzio dell'abitacolo. 
"Che intendi?" Chiedo con un cipiglio sul volto. 
"Non fraintendere Janny, noi abbiamo sofferto tutti tantissimo, ma Sean era... era, si, distrutto." annuisce tra sé e sé.
"Dici sul serio?" sussurro, stringendo le mani sul volante come se volessi trarne forza. Nemmeno per me quei giorni sono stati i migliori della mia vita. 
"Si. Quando siete rientrati era completamente assente, come se non fosse parte del nostro mondo. Poi si è rinchiuso nella tua camera, per tutta la notte e per tutta la mattina seguente. Sono entrata una volta, chiedendogli di venire a mangiare con noi ma mi ha cacciata senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. È rimasto chiuso per qualche altro paio d'ore e poi... poi è uscito ed è stata la prima volta che ho riconosciuto un'emozione sul suo volto, il suo corpo trasudava tanta di quella rabbia, tanto di quel dolore, di quella tristezza e tana di quella voglia di vendicarsi che non appena è entrato nel salotto ci siamo ammutoliti. Pendevamo totalmente dalle sue labbra, tutti quanti. In un certo senso, Sean in quello stato, con il dolore a solcargli il volto e le occhiaie sotto gli occhi, causate da una probabile notte in bianco, era uno spettacolo affascinate." Termina il suo racconto." Devo dire che non mi è mai sembrato più uomo di quel momento. E anche se un uomo più grande si fosse messo accanto a lui, Sean l'avrebbe sminuito."
"Io..."  sussurro in cerca d'aria, "Sono senza parole, Ap. Non so cosa dire..." l'unica cosa che so e che sono orgogliosa di lui, sono orgogliosa che lui ha preso i pezzi distrutti e frammentari di sé stesso e l'abbia trasformato in motivazione. Sono orgogliosa di avere un uomo come lui al mio fianco. "Che cosa è successo dopo?" Riesco solo a dire.
"Dopo ha ordinato a Metthew di pubblicare tutto in rette, giurando vendetta. E poi, si è trasformato in un fantasma, si è trasformato nell'ombra di sé stesso. In città è scoppiato il caos ed io, Kate e Mett ci eravamo ripresi un po', eravamo soddisfatti del nostro operato. Ma Sean rimase impassibile a tutto: a noi, al cibo, alla vita, alle notizie in tv. Sembrava una macchina programmata per andare avanti. Ci stavamo organizzando per partire ma a lui non sembra importare minimante. Poi Nick ci ha chiamati, lui e Mett sono usciti e sono ritornati con te, eri tra le sue braccia, svenuta. Abbiamo provato a sistemarti come meglio potevamo, ed eravamo tutti così felici. Sean era così felice. E lo è ancora adesso, sorride sempre quando ci sei tu, se non con le labbra con gli occhi." conclude con un sorriso. 
"Grazie, Ap." sospiro con l'ombra di un sorriso sul volto, mentre avvisto l'ingresso della città, e un cartellone che cita New Orleans. "Per avermi raccontato tutto, intendo. Quando  quella mattina mi sono svegliata e mi avete spiegato quello che è successo ero ancora abbastanza confusa."
"Non preoccuparti, Jane. Per un'amica questo ed altro." 

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora