Capitolo 14

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"Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini."
-Dante Alighieri

Strabuzzo gli occhi, tossicchiando, e mi volto verso Kate che guarda sbalordita la piccola creatura che dorme su Sean.
"È la vostra copia sputata." Sorride Mett.
Mi soprende come da attiva sia passata ad assonnata, e ancor di più la velocità con la quale Ariadne si è addormentata.
"Non è nostra figlia." Chiarisce con ovvietà Sean, facendomi arrossire per l'aggettivo nostra, provocandomi un piacevole terpore al cuore, "Non trova sua madre." E si alza dal suo posto, "Anzi, dovremmo cercarla."
Annuisco concorde con lui e usciamo tutti dalla gelateria, mentre Ariadne si sveglia, guardandosi attorno spaesata e un secondo dopo di nuovo attiva.
"Mi disegni un unicorno sul braccio?" Chiede la bambina a Sean, che la guarda perplesso e rimane in silenzio.
Cerca di passarmi la bambina, facendomi ridacchiare mentalmente perché si vede che non è abituato ai bambini, ma Ariadne protesta "Jane, voglio restare con il signore tutto colorato!" Si imbrocia, mettendo l'espressione da cucciolo intenerendomi, caspita non sapevo di essere così corrutibile.
Guardo Sean sollevando le spalle e lui sbuffa, "Non saresti l'unica." Ammicca verso di me, con occhi così pieni di lussuria da farmi rabbridire e lasciarmi senza fiato.
Deglustisco, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
"Okok, là c'è una guardia di sicurezza, potremmo chiedere a lui di dare l'annuccio per la mamma." Dico guardando i miei amici.
Kate si tira indietro, "Non dirlo a me, potrei dire qualcosa di compromettente."
Mett la segua a ruota, "Non guardate me."
"Ed io sono ricercata, essendo scomparsa. Se mi riconoscessero..." April lascia la frase in sospeso ed io sbuffo irritata.
"Andiamo." Dice perentorio Sean.
Sollevo gli occhi al cielo, scuotendo la testa e lo seguo verso la guardia.
Che ci guarda esaminandoci da capo a piedi, mentre ci avviciniamo, "Oh guarda, la polizia!" Batte le mani allegramente Ariadne, se fosse in me sono sicura non sarebbe poi così tanto allegra.
"Salve..." appena arriviamo, focalizzo la targhetta della guaria, "Lewis."
La guardia ci guarda sospettosa, rimanendo in silenzio per invitarci a proseguire, "Questa bambina, Ariadne, si è persa e non trova più la madre."
La guardia dai capelli calvi e i baffi scuri quanto gli occhi, distende la fronte grassoccia, prendi il suo walkie-talkie comunciando l'avviso probabilmemte a un suo collega.
Dopo poco tempo sentiamo una voce femminile agli altoparlanti, "Gentili clienti, la bambina Ariadne aspetta i suoi genitori vicino l'entrata principale del centro commerciale, chi ne è responsabile è pregato di recarsi li a recuperla."
Tutti e quattro rimaniamo in silenzio, per un intermanibile periodo di tempo, mentre Ariadne sembra avere scambiato Sean per una giostra divertente e quest'ultimo, rimane in silenzio; probabilmente, mentre Ariadne gli tira i capelli, si sta chiendendo il perché è venuto con noi al centro commerciale.
"Mamma! Mamma!" Comincia ad urlare la bambina freneticamente, verso una donna di a mala pena quarant'anni, la versione più matura della bambina, che indossa un tailleur professionale in contrasto col viso che esprime sollievo, anche se c'è ancora traccia della sua preoccupazione.
Sean prende la bambina da sotto le braccia, tendendo le sue in direzione della donna, con espressiona stanca e sfinita.
"Ariadne, per fortuna stai bene! Non allontarti più!" Prende la bambina in braccio sorridendo, poi solleva lo sguardo su di noi.
"Cari ragazzi siete stati degli angeli! Grazie."
Le sorrido, "Non si preoccupi."
La donna ci ringrazia ancora e infine ci saluta, ringraziando per ultima anche la guardia di sicurezza, Lewis che fa un cenno col capo, come a dire "Dovere."
Mentre la mamma si allonta con la figlia, sentiamo Ariadne dirle "Mamma, voglio un unicorno sul braccio, proprio come il signore."
La mamma ride alla proposta della figlia, "Ariadne, non essere sciocca." 
E la bambina mette il brancio, incrociando le braccia al petto.
Mi volto a guardare Sean, ancora con lo sguardo fisso verso la bambina e sua madre, "Andiamo, dillo che Ariadne ha smosso qualcosa nel tuo cuore."
Mi rivolge il suo sguardo pieno di lussuria, penetrandomi con gli occhi neri profondi, "L'unica cosa che è stata smossa, Jane, l'hai smossa tu sta notte."
Detto questo mi da le spalle, tornando dai nostri amici, mentre io boccheggiando spalanco la bocca, in preda all'imbarazzo.
La guardia sghignazza ed io lo fulmino con lo sguardo, riacquista il contegno ed io mi affretto a seguire Sean.

"Quindi... domani sera avete una gara?" Chiede April cautamente, prendendo una fetta di pizza dal cartone, sul tavolino davanti la tv.
"Si." Risponde Metthew.
"Io rimarrò con te, qui." Dice Kate un attimo prima di bere l'ultimo goccio della birra.
"Pensavo che potremo andare nel suo ufficio, dopo la gara, siamo troppo tranquilli e stiamo perdendo l'obiettivo." Suggerisco spazzolando le mani tra loro, per pulirle dalla farina dalla pizza.
"Si può fare." Acconsente Sean.
"Perfetto quindi adesso... ci guardiamo un film?" Chiede April
Io sbuffo, roteando gli occhi, "Non se ne parla, finisco sempre per addormentarmi."
April apre lo sportello di un mobile, estraendo due bottiglie contenenti un liquido scuro, sorride energicamente "Obbligo o verità?"
Scuoto la testa, "Mi tiro fuori per sta sera..." ma le afferro dale mani una bottiglia di alcool, "Questa però la accetto volentieri."
"Dai Jay-jay." Mi implora Kate, ma io scuoto la testa "L'ultima volta è finita male per me."
Mi volto per nascondere il rossore sul viso, "Che intendi?" Chiede lei.
Io sghignazzo, "Chiedilo alla tua principessa."
Giungo davanti la porta della mia camera, "E non mi riferisco ad April."
Dopo di che, esco fuori nel balconcino, mentre l'aria fredda mi investe facendomi pizzicare il viso, sento il cuore battere più lentemente e il volto in fiamme, si acquieta.
Mi siedo, lasciano le gambe a penzoloni nel vuoto, guardando in basso le numerose auto e persone che si affretto a seguire il loro percorso; stappo la bottiglia in vetro, svitandola e la porto alle labbra calandone un sorso, mentre un fuoco caldo scende come una cascata di lava, e il ricordo sognato insieme al sorriso e alla voce di papà mi torna alla mente, causandomi un piacevole sorriso misto a un senso di solitudine.
La bottiglia mi viene tolta dalle mani e mi volto di scatto, sopresa di vedere Sean che si siede accanto a me, portando alle labbra la bottiglia; ne cala giù una buona quantità, poi come se nulla fosse la posa tra di noi, nel pavimento gelido del balcone, estrae una sigaretta e l'accendino, per accenderla, mentre la fine della sigaretta si illumina di un rosso incandescente e si sbriciola, trasformandosi in cenere.
Ancora interdetta, lo fisso mentre butta fuori l'aria tossica del sigaretta, poi si volta a fissarmi con uno sopracciglio alzato, "Beh?"
Scrollo il capo, cercando di tornare in me, sopprimendo l'imbarazzo di essere stata colta in flagrante, "Hai preso la mia bottiglia." Invento una scusa.
Lui solleva le spalle, in un gesto indifferente, "Non potevo lasciare che te la finissi tutta da sola." La riafferra, e ne manda giù altri sorsi.
Alzo gli occhi al cielo decorato da poche stelle, reprimendo un sorriso e bevendo anche io qualche goccia.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora