Capitolo 15 - Sean

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"Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perché il loro desiderio è abbastanza debole da essere represso."
-William Blake

"Sembra vuoto." Borbotta Metthew, che insieme a Jane e me guarda il magazzino abbandonato, privo di qualsiasi fonte di illuminazione.
"Resta qua, se vedi qualcuno avvertici." Gli dico, ma lui aggrotta le sopracciglia "E come?"
Sbuffo, "Soprendimi." ed entro seguito da una Jane silenziosa, che cammina a passo felpato accanto a me.
La guardo di sottecchi, mentre lei sembra non accorgersene, e seguo i suoi movimenti fluidi e delicati, percorrendo i tratti armoniosi del viso, poi quelli del corpo soffermandomi sulle sue curve, che ho avuto il piacere di guardare e toccare nude, letteralmente.
Entriamo nell'ufficio, aprendo la porta come l'ultima volta, e mi siedo sulla sedia dietro la scrivania, guardando alcuni documenti, proprio come l'ultima volta, trovando dei noiosi pagamenti sotto falsi titoli, trovo persino il mio pagamento.
Vengo distratto da Jane che si piega, per cercare non so cosa, dandomi una meravigliosamente panoramica del suo culo, mi lecco le labbra sentendo la bocca improvvisamente secca.
Alla mente mi ritornano i due momenti intimi che abbiamo condiviso e per questo sento il mio amico laggiù animarsi.
Deglutisco a fatica, mentre ritorna in posiziona eretta sbuffando, in cerca di qualcos'altro, mentre io come un adolescente arrapato seguo le sue curve muoversi.
Mi costringo a distogliere lo sguardo quando si volta, in questi documenti non troveremo un bel niente.
Il tempo passa, mentre i tic dell'orologio scandiscono il tempo, riempendo il silenzio assordante.
Più il tempo passa, più mi irrito, più sento la stanchezza.
Alzo lo sguardo su Jane, trovandola seduta sul divanetto, sollevo il sopracciglio "Stai cercando qualcosa in particolare?"
Vedo le sue gote imporporirsi e stringe le braccia al petto, mettendo in evidenza il seno, che fisso senza pudore, pessima mossa Jane. "Uhm, no."
Probabilmente lo nota, perché si alza, con mio enorme disappunto e si avvicina a me, circondandomi del suo odore dolce. Con gli occhi indica qualcosa verso di me in basso, confuso perché non credo sia così sfacciata, le pongo un muto interrogativo e lei si avvicina a me ancora di più, mentre io sento il sangue battere più freneticamente nel corpo, a ritmo del cuore e del respiro che costringo a tenere a bada.
La sua mano afferra la maniglia di un cassetto che non avevo visto prima, sotto il tavolo della scrivania, poi lo tira verso di me ma il cassetto non si apre.
Sbuffa, strattonando ancora un po', io poggio la mia mano sulla sua, provando con lei ad aprilo, ma è chiuso a chiave, come avrei dovuto intuire dalla fessura per inserirla.
"Non abbiamo la chiave."
Lei estrae una molletta per capelli  dalla tasca dei jeans e si fa più vicina, mentre io scosto un po' la sedia per farle spazio, lei si abbassa un po' di nuovo, inserendo la molletta nella serratura e smannettando.
Deglutisco di nuovo, immaginando scene depravate e oscene, se non smette subito sarò costretto a sbatterla su questa scrivania.
Probabilmente neanche sa di starmi provocando così, talmente è innocente e ingenua, ma io non lo sono e mi stupisco del mio autocontrollo.
Il mio corpo era decisamente più attivo prima che arrivasse Jane, ma da quando è arrivata non riesco a farmi qualcun'altra, mi stupisco invece di come il mio corpo reagisca al suo, nonostante sia totalmente inesperta.
Mi sono innamorato di te.
Mi ricorda la mia coscienza, sussurando il ricordo nella mia mente, con la mia voce.
Anch'io mi sono innamorata di te.
Sento il cuore sprofondare, ho paura di questi sentimenti, la evito come un codardo, non affronto l'argomento con lei anche se forse dovrei.
Non sono sicuro di poterle dare ciò che merita, ho paura di trascinarla con me a toccare il fondo. Le ho persino detto cosa è successo alla mia famiglia, e lei mi ha detto cosa è successo alla sua.
Ma non so parlare di me, non so aprirmi, non so esprimermi, non sono una persona estroversa.
Ma lei pare capire ogni cosa, ogni dannata volta, sembra sempre capire, lasciandomi spiazzato. Ho paura di queste emozioni, forse, ho paura di amarla.
Vigliacco.
Si inginocchia, spazzando i miei pensieri codardi dalla mia mente e riempendola di altri, più depravati e sporchi.
Nel momento in cui si sente il click, dell'apertura della serratura, non posso fare almeno di sbottare "Jane, alzati se non vuoi farmi morire."
Lei porta lo sguardo su di me, non capendo, ma poi nota ciò che ho nei pantaloni, e balza in piedi arrossendo.
Comincia a balbettare qualcosa, che non riesco neanche a decifrare ed apre il cassetto, trovando un un quaderno, che ricorda un diario, dalla copertina nera.
Stanco e voglioso, cerco di darmi un breve e montaneo piacere, per placarmi, da sopra i jeans.
Lei se ne accorge e sussultando sul posto balbetta ancora istericamente qualcosa, coprendosi gli occhi con le mani. Il volto in fiamme.
Io le afferro i polsi, staccando le mani dai suoi occhi, ma mi nega di guardarli, perché li stringe in imbarazzo. "Apri gli occhi, Jane."
Lei scuote il viso, "Aprili." Le ordino perentorio, avvicinando i polsi al mio torace e di conseguenzo il suo viso al mio. Le bacio il collo e la sento sospirare leggera, lei li apre arrendevole, facendo scontrare i suoi occhi azzurri luminosi con i miei, neri come l'oscurità. 
La spingo ancora verso di me, facendola cadere su di me, "Avanti, non è niente che tu non abbia già visto, no?" La mia voce è roca, gutturale e profonda. Scruto i suoi occhi, non mi stupirei se vedessi arrossire anche quelli.
Le bacio ancora il collo, mentre ora è a cavalcioni su di me e le mie mani vagano sul suo corpo, la sento sospirare di nuovo e i muscoli tesi si rilassano, anche se non per molto dato che la sento irrigidirsi un po' quando fermo le mie mani sul culo, che ho guardato senza toccare per troppo tempo.
Quando però soddisfo le mie fantasie più innocenti, stringendolo, sento la voce di Metthew che quasi urla, "Ciao Erick!." 
Col cuore in gola, balzo in piedi con ancora Jane attaccata a me.
Richiudiamo il cassetto, sistemo la sedia ed usciamo dall'ufficio.
"Che ci fai qui?"
"Oh beh..." sentiamo dire al nostro amico, fa una risata che vela il nervosismo, "Ti dico la verità: sto facendo da candela."
Io e Jane ci scambiamo uno sguardo, con la fronte aggrottata.
"Stai facendo da candela?" Chiede conferma Erick.
"Esatto." Conferma Metthew.
"E a chi?" Domanda il rosso.
"Sean e Jane, sai si stanno dando da fare e mi hanno chiesto di sorvegliare l'entrata, per non essere scoperti... Adolescenti, chi li capisce." Dice il biondo, come se fosse un uomo adulto e maturo.
"Ma davvero?" Chiede Erick, con sarcasmo, quindi trascino Jane verso il divano fuori l'uscita, ringraziando mentalmente Metthew.
"Che stai facendo?" Sussurra Jane preoccupata e in ansia. Mentre sentiamo i primi passi dell'uomo camminare verso il fondo del grande magazzino, dove ci siamo io e Jane.
"Do credibilità a Mett." Le rispondo lanciandola sul divano.
Lei spalanca gli occhi, sopresa, rimbalzando sul divano ed io mi tolgo la maglietta gettandola a terra.
"Adesso, dovresti levarti i jeans, la tua felpa è lunga da coprirti abbastanza."
Mormoro, avanzando verso di lei e cominciando a piegarmi, mentre lei li toglie mormora quasi irritata "Lo faccio solo perché se no ci uccide."
Sollevo un sopracciglio, mentre lancia il jeans. Ormai i passi lenti del rosso sono quasi arrivati, quindi la schiaccio col mio corpo, coprendola, sopra di lei, esattamente dove volevo essere già da un bel po'
"E anche perché lo vuoi." Le mormoro all'orecchio, vuole ribattere, ma le tappo la bocca con la mia, poggiando le labbra sulle sue, trovandole morbide e soffici come ricordavo.
Il bacio è subito irruente, a causa della mia voglia troppo accumulata, le mordo il labbro superiore, succhiando quello inferiore subito dopo, scendo sul collo per baciarlo e sentirla gemere, poi mi fiondo di nuovo sulla sua bocca, sentendomi quasi il cuore esplodere per non so quale motivo, ticchietto la lingua sui suoi denti chiedendole l'accesso che non mi nega, così approfondiamo il bacio, facendomi dimenticare anche di essere qui.
Lei si aggrappa a me, graffiandomi le spalle e ansiamando quando spingo col bacino verso di lei, come una simulazione.
"Vedi? Stanno scopando, lasciala loro la privacy." Sento dire a Metthew, con voce sollevata.
Jane si irrigidisce sotto di me, "Sta tranquilla, continua." Le sussurro all'orecchio, in modo impercettibile "C'è il mio corpo a coprirti, non ti lascerei mai vedere."
Io stesso noto possessività nelle mia voce, ma per tranquillizzarla le accarezzo il viso, tremando a causa del fatto che mi sto trattenendo come non mai.
Espiro bruscamente quando mi slaccia il bottone dei jeans, sfiorandolo.
"Devo solo prendere una cosa nel mio ufficio." Borborta il rosso, aprendo l'ufficio.
Tolti i jeans, Jane si lascia andare, e mi lecca il collo, succhiandolo, facendomi gemere mentre lascia scorrere le mani sul mio torace, tremo ancora per lo sforzo immane.
"Jane, se continui così, sarò costretto a..." ansimo, ma non riesco a finire la frase, la sento ridere sfacciata e rimango sorpreso.
"Buona scopata! Anche se mi reputo offeso dal fatto che hai rifiutato le mie avances, Jane." Urla Erick, uscendo dal magazzino.
Mi sollevo su, consapevole della presenza del mio migliore amico e quando mi volto vedo sul suo viso un'espressione di chi ha rischiato l'infarto, misto ad un ghigno, "Fatemi capire, lo stavate già facendo?"
"No coglione, ti stavo dando credibilità, ti abbiamo sentito." Rispondo alzandomi seminudo, lanciando i jeans a Jane, certo che Metthew non oserebbe guardarla.
Lei si riveste, come faccio io, anche se controvoglia.
"Certo dicono tutti così." Sghignazza, mentre io sbuffo.
"Non facciamone una questione di stato." Borbotta la ragazza, facendomi sorridere lievemente.
Riprendo la lastra da terra, aprendo di nuovo l'ufficio, chiedo la molletta a Jane, che me la passa per aprire il cassetto, quindi riprendiamo il diario nero e lo apriamo.
Il quadernetto in realtà è un'agenda e in questa agenda ci sono tutti le vie, i luoghi, gli orari e i nome di ragazze, esattamente come il biglietto che ha trovato Jane l'ultima volta che siamo stati qui.
Prendo il cellulare dalla tasca, fotografando tutte le vendite programmate dalla data di oggi in poi.
"È orribile..." mormora Jane.
Richiudo in fretta tutto, facendole coraggio con lo sguardo dopo aver visto il volto sbiancato.

Guardo Jane appoggiato al muro, cercare le chiavi per aprire l'appartamento, spogliandola praticamente con lo sguardo e ignorando la presenza di Metthew.
Finalmente le trova e lo apre, andiamo nel salotto e troviamo Kate ed April sul tappeto a guardare la tv e a mangiare un pacco di patatine quando mi accorgo del feroce mal di testa che mi attraversa il cervello come mille spilli.
Massaggio le tempie, cercando sollievo, "Hey, come è andata?" Chiede Kate salutandoci, seguita dalla rossa tinta.
"Jane e Sean hanno scopato." Dice con nonchalance il biondo, meritandosi la gomitata dalla diretta interessata.
"È arrivato Erick e Metthew gli ha detto che faceva da candela per noi." Sbuffo, prendendo le parti della ragazza dagli occhi azzurri.
Le due ragazze ridacchiano, mentre mi siedo con Jane nel divano e Metthew prende posto sulla poltrona.
"Abbiamo trovato degli appunti segnati su un'agenda." Dice Jane, ed io prendo il cellulare poggiandolo sul tavolino, così che tutti possono vedere le foto.
"Il prossimo appuntamento, sarà la notte dopo capodanno, a mezzanotte, al Nara Dreamland." Leggo ad alta voce.
"Il parco a tema?" Chiede dubbiosa Kate, annuisco "È abbandonato, quindi va più che bene."
"Come si chiama?" La voce di April è ferma, mi fissa dritto negli occhi determinata e triste, "Charlotte."
"È francese." Mormora Metthew con occhi bassi e dubbiosi, "Che faremo? Non è da escludere che siano armati."
Il silenzio riempie l'aria, una vera goduria per il mio mal di testa, poi purtroppo questo silenzio viene riempito, causandomi dolore.
"Dobbiamo avvertire la polizia, una telefonata anonima con un telefono pubblico qualsiasi." Determina Jane, tutti annuiamo concordi, non possiamo rischiare oltre.
Kate sbadiglia, contagiando letteralmente tutti nella stanza, "Tocca a me dormire sul divano." Sbadiglia Jane, mentre io faccio una smormia stanca: non ho alcuna intenzione di tornare a casa, non ne sarei in grado, dormire qui significa dormire con Jane e il divano è incredibilmente stretto.
Dovrò farmene una ragione.
"Guardate! Nevica!" La rossa indica la finestra, ricoperta di candidi fiocchi di neve.

Philofobia - Non smettere mai di guardarmi 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora