35.

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ANONIMO

Era notte fonda e il chiarore della Luna mi appariva tremendamente sfocato e abbagliante per via del troppo whiskey.

Mi passai una mano tra i capelli luridi e aprii il primo cassetto, tirando fuori la scatola di sigari cubani.

Lo tagliai e lo accesi, provando sollievo dal tabacco puro.

Non sapevo più come riprendere il controllo di questa situazione di merda. Quasi sicuramente avrei dovuto optare per l'ultima spiaggia; sarei dovuto andare io in persona a riprendermela.
Quando mi vedrà alla porta della sua temporanea dimora impazzirà dalla gioia... non ci penserà due volte e si getterà tra le mie braccia. La riporterò qui in Italia e una volta arrivati, l'ucciderò.

Quando avevo progettato l'incidente avevo saputo all'ultimo che si sarebbe aggiunta anche lei al loro viaggio. Per qualche istante avevo pensato di mandare all'aria tutto, ma poi per fortuna la mia mente era tornata lucida.
Lui mi aveva rubato tutto e dato che lei era figlia sua aveva anche lei delle colpe da espiare in fondo.

Forse il fatto che non sia morta non è stato così tanto sbagliato, vedendo i suoi genitori morire ha sofferto ancora di più. E per anni abbiamo finto di amarla quando in realtà non vedevamo l'ora di togliercela dai piedi.

Sentii bussare alla porta. Odiavo le persone, figuriamoci a quest'ora.

"Avanti." Dissi infastidito, girandomi in direzione dell'entrata, espirando un anello di fumo.

Uno dei nostri si plasmò intimorito. Ultimamente erano tutti spaventati da me, beh forse anche per il fatto che avevo già ucciso quattro dei loro compagni solo perché non avevano adempito nella maniera corretta ai miei ordini. Questo terrore che provavano tutti nei miei confronti mi mandava fuori di testa, esercitavo un tale controllo che a volte rendermene conto era difficile.

"Lo abbiamo gettato al largo Signore, come avete chiesto." Mi informò, mantenendo il capo chino.

Balzai in piedi e risi diabolicamente. C'era qualcosa di più eccitante e appagante di ammazzare qualcuno che aveva rovinato la tua vita? Assolutamente no, non c'era niente di paragonabile, figuriamoci di migliore.

Feci un cenno col capo al mio uomo cagasotto, che non esitò un secondo ad uscire.

Mi lasciai ricadere sulla poltrona. Anche questa palla al piede ce l'eravamo tolta di torno... un'altra persona a lei cara le era stata portata via. Ora era solo più di lei che dovevamo liberarci.

Ma ormai avevo deciso.

Sarei volato direttamente in Turchia, avrei bussato a quella porta e me la sarei portata via.
Dovevo solo aspettare il momento giusto e contare sulla collaborazione delle persone giuste.


CAN

Erano le quattro e mezzo.

Sentivo i miei occhi grossi come due pesci palla e pesanti come due balenottere.

Non avevo chiuso occhio tutta la notte, rimanendo a fissare quella donna cocciuta che dormiva sul pavimento. Ero rimasto sveglio a contemplarla e pronto ad abbracciarla nel caso un brutto incubo fosse sopraggiunto, ma per fortuna aveva dormito tranquilla.

Avrei proprio voluto sapere che diavolo le fosse passato per la testa ieri notte.

Mi trascinai le mani sul viso e sospirai. Sanem mi aveva riconcesso il privilegio di dormire la notte, ma la clausola di questa cura era il fatto che per dormire davvero lei doveva essere accanto a me, rannicchiata contro il mio corpo, protetta tra le mie braccia... solo così potevo stare sereno.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora