39.

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CAN 

Uscii dall'ufficio diretto ancora bene non sapevo dove.

Questa settimana non ero riuscito a mantenere una grande concentrazione, dopo tutto quello che era successo.
E con questo non mi riferivo al casino successo con Leyla e alle minchiate sparate da Burak... beh forse sì, ma erano la preoccupazione minore.

No, nella mia testa continuava a esserci quell'espressione lussuriosa e quel tono beffardo. Perché non lo avevo ammazzato, o meglio ancora, perché non si erano uccisi tra di loro? Dopo che gli avevamo portato via Sanem sembrava dovesse scoppiare una guerra sanguinosa, ma Erkan ovviamente era riuscito in qualche modo a giustificare il tutto.
Forse per la prima volta ero preoccupato da quello che avremmo dovuto affrontare.

"Signor Can." La voce di Guliz, la segretaria dell'ufficio, mi fermò giusto prima di scendere le scale verso il reparto creativo.

Mi voltai verso di lei, vedendola arrivare con uno dei tanti telefoni di cui copriva il microfono, avendo ancora la persona in linea. "È il signor Mehmet. Mi ha detto che ha avuto un problema con uno dei suoi dipendenti e che quindi il capo non è ancora pronto. Si scusa infinitamente e dice che se ne occuperà lui personalmente, cercando di finirlo il prima possibile." Mi informò, con la sua solita parlantina veloce.

Sospirai, ed annuii, tanto chiedere a qualcun altro di occuparsene avrebbe richiesto più tempo e non ne avevo. "Va bene, ma digli che massimo entro mercoledì voglio che sia pronto." Detto questo ripresi il cammino verso la mia direzione.

Raggiunsi la grande sala dei creativi, non vedendo però Sanem.

Ceycey mi piombò davanti mentre io stavo col collo allungato alla ricerca del suo bel viso. "Signor Can, salve! Stavo giusto per portarle il tè." Mi informò con quella sua faccia da scoiattolo, tenendo tra le mani le sue solite bretelle stravaganti.

"Non è necessario. D'ora in poi non sarai tu ad occupartene, hai già tante cose a cui pensare. Sai dirmi dov'è Sanem?" Gli chiesi, posandogli una mano sulla spalla.

Sembrò collassare. "È in laboratorio signor Can. Ma... ma questo vuol dire che mi licenzia? O cerca Sanem perché vuole licenziare lei?" Domandò, quasi colpito da un attacco respiratorio.

Abbassai il capo; ogni cosa che dicevi diversa dal solito a Ceycey, eccolo che iniziava a chiederti se lo avessi licenziato.
"No Ceycey, per l'ennesima volta." Replicai, dirigendomi verso i laboratori.

Quando aprii la grande porta la vidi subito. Indossava uno dei camici bianchi e quegli occhiali protettivi che a tutti stavano malissimo ma che lei portava in tutta la sua bellezza, rendendoli un accessorio meraviglioso. In una mano teneva un dosatore, intanto che con l'altra trascriveva qualcosa su un quaderno.
Era talmente immersa in quello che stava facendo che non si accorse della mia presenza.

Arrivai alle sue spalle e posai le mie grandi mani sulla sua vita stretta, facendola sussultare e quasi versare il concentrato.
Mi avvicinai a lei ed abbassai il viso sul suo collo sottile e femminile, inspirando la mia dose quotidiana del suo profumo.

La sentii sorridere intanto che posava il tutto. Si voltò nella mia morsa regalandomi la parte più bella di lei; il suo bel viso ed il suo grande e dolce sorriso. "Non penso che dovresti venire a salutarmi così qui. Lo fai di rado a casa perché rischiare qui?" Domandò ancora sorridente, posandomi una mano sulla guancia ad accarezzarmi la barba.

"Questa è la mia azienda, faccio quello che mi pare. Se voglio venire a baciarti, vengo a baciarti. Se ti voglio prendere negli archivi, ti prendo negli archivi. Anlaştık mı?" Chiarii, tirandola verso il mio corpo, guardandola dritta negli occhi.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora