49.

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ANNE

Sedevo ad uno dei tavoli vicino a quello degli sposi.

Alberto era un ragazzo stupendo.
Quando aveva visto la donna che sarebbe diventata sua moglie, entrare in chiesa, aveva fatto un sorriso stupendo e i suoi occhi si erano velati di lacrime.

Sull'altare non le aveva tolto gli occhi di dosso, tant'è che il prete lo aveva comicamente ripreso, facendo ridacchiare tutta la chiesa e allentando un po' la loro emozione.

La bellezza d'animo e esteriore di uno e dell'altra si riflettevano su di loro, rendendoli meravigliosi.

Dopo il fatidico "Sì!", ci eravamo spostati in questa meravigliosa location persa tra l'alto dei vigneti, con uno scorcio sulla città sottostante alle colline.

Eravamo a fine di marzo ma il sole era stato caldo per tutta la giornata e solo ora iniziava a sentirsi un po' il fresco, con il calare del sole.

Iniziò a suonare un lento e gli sposi novelli andarono di nuovo al centro della pista. Vennero spente le luci, lasciando che a circondarli fosse un'atmosfera magica, modellata dalle ultime luci del sole.

Dopo qualche secondo, numerose altre coppie li raggiunsero.

Sorridevo come un'ebete, guardando meravigliata gli sguardi dei vari innamorati, i sorrisi di alcune donne dopo che il marito o il fidanzato le aveva sussurrato qualcosa, le carezze che gli uomini davano ai capelli di alcune donne.
Era quello l'amore? Trovare qualcuno che ti facesse sentire fuori dal mondo, qualcuno che sembrava fermare il tempo?

Sussultai leggermente quando sentii due mani grandi e calde posarsi sulle mie spalle nude, le sue mani.
Solo quel tocco mi fece sentire le farfalle nello stomaco.

Si spostò alla mia destra, chiedendomi la mano.

Guardai prima le sue dita tese e poi portai gli occhi nei suoi.
Da questa mattina mi sembrava di camminare in punta di piedi, ad un passo da toccare il cielo con un dito, il mio cuore andava in fibrillazione appena lui mi era vicino, il mio stomaco era in subbuglio, il mio respiro si faceva corto e la mia gola era secca e allo stesso tempo solo lui mi permetteva di tornare a respirare. 

A tutto ciò si affiancava il fatto che avevo tremendamente paura, paura che tutto questo stesse accadendo solo nella mia immaginazione, ma anche se così fosse stato avrei avuto paura lo stesso.

Non avevo mai amato nella mia vita e queste sensazioni che provavo mi spaventavano tantissimo.

Deglutii la saliva e posai la mia mano nella sua, che lui si affrettò a stringere.

Mi alzai e mi condusse fino alla pista.

Quando ci fermammo il mio corpo si bloccò e diventai impacciata, come se non avessi mai mosso un passo in tutta la mia vita, come se non avessi mai ballato prima con lui. Ma ora era diverso, non avevamo mai ballato un lento prima... e visto lo stato in cui ero... quanto ero tornata a essere vulnerabile, ancora più di prima. Questo ballo sarebbe stata una prova di resistenza per il mio cuore.

Afferrò le mie braccia e se le portò sulle spalle, guardandomi con quello sguardo penetrante e desideroso che riservava solo a me.
Posò le sue mani che mi facevano impazzire, sulla mia schiena. Adoravo il modo in cui, visto quanto erano grandi, riuscissero a stringere tra di esse tutta la mia vita.

Mi avvicinò di più a se, tanto da far sfiorare i nostri nasi.
Ci muovevamo lentamente all'unisono mentre i nostri occhi si incatenarono, si persero gli uni negli altri.

Iniziavo a credere a tutto questo tant'è che mi sembro di scorgere nei suoi occhi anche l'amore, l'amore che provava per me, che non ero mai riuscita a vedere prima.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora