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ANNE

Decisi di smetterla di fare finta, quindi aprii gli occhi.
Da quando ero entrata in questa stanza, la mia agitazione non aveva fatto altro che aumentare. Mi ero fatta un lungo bagno caldo, togliendomi tutto lo schifo di questa settimana, eppure continuavo a non sentirmi pulita. Anzi, mi sembrava di essere ancora più sporca.

Dopo il bagno, mi ero avvolta nell'asciugamano e mi ero seduta per terra, rannicchiata contro le mattonelle fredde della stanza. Avevo pianto silenziosamente mentre il mio corpo tremava per il freddo e per la paura. Poi mi ero alzata, accantonando il terrore e usando la mia testa in modo più utile.
Comunque sarebbe andata, ce l'avrei fatta.

Mi sollevai a mezzo busto, per poi appoggiarmi alla testiera del letto. Abbassai il capo, portando gli occhi sulle mie mani che tenevo appoggiate sulle cosce.

Accarezzai prima uno e poi l'altro, gli anelli che stringevano i miei anulari. Domani avrebbero dovuto avere luogo le mie nozze, le mie vere nozze, quelle con l'uomo che amavo.
Mentre invece, tra poche ore, avrei dovuto iniziare a prepararmi per quelle con l'uomo che infestava i miei incubi. Avrei, dovuto.

Nonostante non dormissi da giorni, ora qui in un vero letto, grande, morbido e pulito, non riuscivo a prendere sonno. Indossai la vestaglia nera di raso e mi avvicinai alla grande finestra, anch'essa con delle sbarre a impedirmi di uscire, di vedere il mondo.

Mi guardai attorno, vedendo una sorta di poltrona accanto al tavolino. Decisi di spostarla qui davanti, cercando di fare il meno rumore possibile; dopotutto erano le prime ore del mattino ed ero sicura che un qualsiasi rumore un po' strano avrebbe portato nella mia stanza uno squadrone di uomini.

Ci riuscii dopo un paio di minuti, posizionandola proprio davanti alle traverse, ma non troppo lontana dalla toeletta per il trucco. Mi ci accoccolai sopra, tirando le ginocchia al petto e mi persi a guardare le stelle. La mia stanza era buia, non avevo una sola luce accesa, ma il chiarore della Luna piena invadeva ogni angolo.
Chiusi gli occhi, immaginando che dietro di me, anziché lo schienale, ci fosse il petto possente del mio fidanzato. Con l'avvicinamento della bella stagione, erano state molte le sere in cui eravamo usciti a guardare le stelle. Mi sedevo sempre tra le sue gambe e nel mentre che mi spiegava varie storie avvincenti, celate dietro a delle semplici costellazioni, mi accarezzava i capelli e mi baciava delicatamente.

Senza che me ne accorgessi, alcune lacrime avevano abbandonato i miei occhi, accarezzandomi gli zigomi per poi cadere sul tessuto nero e scomparire, come se non fossero mai esistite.

Ci trovavamo verso la metà di maggio e l'aria era leggermente più calda, il suo tocco leggero mi fece venire i brividi: mi sembravano passati secoli da quando avevo ricevuto una carezza amorevole per l'ultima volta. Cullata dal soffio dolce della brezza di maggio, riuscii a trovare un po' di pace e di tranquillità, tant'è che riuscii a lasciarmi andare nelle braccia di Morfeo.



***



Sentii dei rumori e di conseguenza aprii gli occhi a due fessure. Quel baccano continuò e mi svegliai completamente, mettendomi a sedere su quella comoda poltrona.
Mi voltai verso la porta, dato che era da lì che proveniva il rumore, ora accompagnato anche da alcune imprecazioni.

Mi stavo chiudendo il più possibile la vestaglia, quando chi voleva entrare riuscì a farlo. Lo guardai con disprezzo, ancora non credendo alla persona che era davvero. Lui invece mi guardò con un luccichio negli occhi che mi fece rivoltare lo stomaco.

Ghignò e fece alcuni passi nella mia direzione, entrando definitivamente nella camera. "Buongiorno splendore... volevi tentare di scappare?" Ridacchiò, indicando la portafinestra bloccata dalle sbarre.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora