57.

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ANNE

Mi incamminai verso l'ufficio di Leyla.

Feci per intraprendere il corridoio che portava da lei, quando anche qualcun altro ebbe la stessa mia idea.

"Sanem." Mi chiamò, assicurandosi che mi fermassi. Guardai lui e poi sua sorella, che ogni volta mi scannerizzava da capo a piedi, con aria quasi divertita.
Non riuscivo a farmela piacere in nessun modo.

Sorrisi cordiale, fermandomi.

"Io e Polen non avevamo ancora avuto la possibilità di congratularci con te. Spero che Dio vi possa riservare il meglio." Mi disse e mi sembrò comunque di sentire della sincerità nella sua voce. Per Can lui era come una minaccia, ma io non ci vedevo nulla di male, era solo molto sicuro di sé.

Ero sicura che niente di quello che lui avesse appena detto, fosse condiviso anche dalla stangona che gli stava accanto.

Sorrisi e chiusi gli occhi, ringraziandoli. "İnşallah, grazie." Feci una piccola pausa, unendo le mani come in preghiera, notando che Polen portò lo sguardo sui bellissimi e preziosissimi anelli che stringevano i miei anulari. "Se volete scusarmi, ora avrei alcune cose da fare, grazie mille ancora." Li congedai, insieme ad un altro sorriso e li superai.

Puntando lo sguardo dritto davanti a me, vidi l'ufficio di Can... e lui dentro che mi osservava con quegli occhi che riservava solo a me.

Buttai un'occhiata veloce dietro di me, vedendo se ci fosse qualcuno. Quando non vidi nessuno, decisi di rallentare il passo e ancheggiare un po' di più, come se stessi sfilando per lui.

Se già prima la sua concentrazione era su di me, ora non c'era nulla che potesse fargli distogliere il suo sguardo da me.

Fece un passo indietro nel suo ufficio, accarezzandosi la barba, convinto che stessi per andare da lui.
Abbassai lo sguardo, mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli lanciai un'ultima occhiata maliziosa e girai a destra, entrando nell'ufficio della mia amica.

"Ci sono subito! Mi appunto questa cosa prima di dimenticarla e sono da te." Mi disse, senza guardarmi, scrivendo veloce delle cose su un post-it.

"Mhm." Mormorai, piegandomi leggermente in avanti per vedere se riuscivo ancora a scorgere i suoi lineamenti.

Incontrai immediatamente il suo sguardo irritato. Si era spostato davanti alla porta, proprio nell'angolo pur di riuscire in qualche modo a vedermi.

Mi ritirai indietro, sorridendo, cercando di sembrare il più normale e tranquilla del solito.

L'altro giorno, oltre che inaspettato, era stato molto difficile l'incontro col medico.
Can non faceva altro che sorvegliarmi ed era ancora più attento ad ogni mia espressione, parola, movimento... letteralmente a qualsiasi cosa.
Quando il dottore mi aveva chiesto se ci fosse qualcosa che mi preoccupasse, che mi avesse colto di sorpresa, era stato davvero difficile riuscire a non dare a vedere nulla.

Colto di sorpresa era un eufemismo.
Dentro di me c'era un enorme voglia di piangere, non riuscendo ancora a crederci. Odiavo nascondere tutto a Can, questo non faceva che peggiorare ancora di più il mio stato d'animo.

Coop. L'uomo che mi era stato accanto nei miei momenti più difficili, che aveva fatto le veci di mio padre, era vivo.
E mi aveva trovata.
Quasi una settimana fa, avevo aperto un'altra porta, che mi aveva cambiato in un altro modo la vita. La prima volta mi aveva trascinata nell'oscurità, questa volta invece mi aveva riportato un po' di luce.
Quando lo avevo visto davanti a me, ero quasi svenuta.

Mi ero avvicinata titubante di un passo, guardandolo dalla testa ai piedi, con le lacrime che scendevano copiose sulle mie guance.
Avevo avvicinato le mani alle sue spalle, esitando, per poi decidermi a toccarlo, cercando di capire se fosse tutto vero.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora