34.

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ANNE

Era pomeriggio più che inoltrato ed era stata una giornata di merda. Di merda era un eufemismo.

L'ufficio era venuto qui perché oggi si sarebbe tenuto uno dei numerosi set fotografici per i profumi di Eda, in particolare la campagna era per il profumo legato alla linea della signora Polen. Ergo, la modella di quest'oggi era stata proprio lei ed uno dei fotografi il suo Can.

Nonostante in azienda non lo avesse mai fatto, oggi aveva tentato di avvicinarmi numerose volte, anche per delle idiozie.
Io in tutta risposta mi ero allontanata sempre di più e avevo notato il suo nervosismo nel vedere il mio atteggiamento, per lui ingiustificato.

"Okay ragazzi, per oggi è tutto. Di sicuro sarete anche infreddoliti quindi ognuno di voi è libero di tornare a casa propria. È stata una giornata molta intensa e vi ringrazio per il lavoro che avete svolto. Buona serata a tutti, a domani." Esclamò di punto in bianco, allontanando l'obiettivo dal suo viso.

I suoi dipendenti lo ringraziarono, si salutarono e nel giro di una decina di minuti rimanemmo solo più io, Leyla, la signora Deren, Polen, Can e un altro fotografo.

Polen si allontanò dallo scenario che era stato allestito per lei e si avvicinò a Can. Gli poggiò una mano sulla spalla e i loro visi furono molto vicini mentre guardavano le foto.

"Sanem puoi anche andare ora, non servi più, cara." Disse la dolce Polen, senza degnarmi di uno sguardo.
Can non battè ciglio, continuando a guardare la macchina fotografica come se nessuno avesse parlato. Odioso beota.

Strinsi i pugni per non risponderle ed incrociai gli occhi da cerbiatto della signora Deren. Stranamente mi sorrise ed annuì dolcemente, come se anche lei fosse infastidita dal comportamento di quella stangona dai capelli biondo scuro.

Le sorrisi a mia volta e mi incamminai verso casa. Ora dovevo stare attenta a che nessuno mi vedesse salire al piano di sopra.

Giunta alla terrazza la voce di Leyla mi fermò. "Sanem, hai bisogno di un passaggio?" Mi domandò con premura, anche se sapevo che questa domanda era fatta sempre per lo stesso scopo. Capire cosa le stavo nascondendo.

Schioccai la lingua. "Viene un mio amico a prendermi, abita anche lui qui nei dintorni." Mentii, entrando in casa diretta verso l'ingresso.

"Ah, dintorni molto ampi dato che la prima casa è nel raggio di chilometri e chilometri." Osservò mentre mi seguiva.

Capivo che quell'atteggiamento era dovuto forse anche al fatto che mi volesse bene e che volesse aiutarmi a liberarmi da un peso, ma ora ero davvero stanca.
"Leyla, ascolta, è stata una giornata davvero lunga. Per favore smettila con queste tue congetture, non c'è niente da insinuare." Dissi stremata, uscendo nel vialetto, facendo finta di aspettare questo mio amico fino a che lei non se ne fosse andata.

Il suo modo di fare, questo suo curiosare, mi ricordava tanto Burak; in effetti poteva essere la sua influenza.

Ancora non sapevo perché frequentasse così tanto Leyla anche se era sposato con la sorella di Can.

Roteò gli occhi. "Va bene, per oggi sospendo le ricerche. Ma sappi che da domani le riprenderò. Ci vediamo." Replicò, baciandomi le guance prima di raggiungere la sua auto.

Aspettai di scomparire completamente dalla sua vista ed una volta che della macchina non si sentì neanche più il rumore, rientrai in casa.
Sentii dei tacchi e un bisbiglio arrivare dal salotto e alla velocità della luce salii le scale.

Rifugiandomi dietro al muro affinché nessuno sapesse della mia presenza, tesi le orecchie. Sentii Deren conversare con il fotografo mentre lasciavano la casa e poi avvertii una risata che mi mise i brividi e il rumore di tacchi a spillo. Polen.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora