41.

1.8K 154 52
                                    

LEYLA

Mi lisciai il vestito e mi diressi verso il grande portone.

Una volta arrivata suonai il campanello, sentendo un leggero frastuono provenire dall'interno. Era assurdo, mi sembrava di sentire persino vibrare il terreno.
Dovevo smettere di bere così tanti caffè.

Mentre cercavo di ricordare quanti ne avessi già bevuti di oggi, la porta si aprì.
Sorrisi a quel tenero vecchietto che conoscevo fin da piccolina. "Buongiorno zio." Lo salutai, intanto che lui si spostò per lasciarmi entrare.

"Benvenuta signorina. Le posso portare qualcosa?" Chiese, con la voce leggermente più alta visto che quel frastuono che sentivo si era fatto più forte ora che ero entrata in casa. Era musica, ma non avevo la minima idea da dove potesse arrivare. Can non era solito avere la musica così alta.

Con ancora la fronte aggrottata gli risposi. "Ben trovato. No grazie zio, forse dopo. Forse non è la domanda più sensata, maa... Can è in casa?" Domandai guardandomi attorno. Mi aveva invitata lui a passare e solitamente mi accoglieva all'ingresso.

Si sistemò i gemelli della sua divisa sempre impeccabile. "È nel suo studio. Vuole che l'accompagni?" Mi rispose con un sospiro, quasi infastidito che avessi chiesto di lui. C'era qualcosa che non andava; Can era il suo pupillo, perché reagire così?

Schioccai la lingua. "No zio, vado da me. Grazie mille." Replicai, avviandomi verso le scale. Arrivata a metà della rampa, mi accertai che Rubino fosse tornato al lavoro ed estrassi il cellulare.
Composi il numero di quel dolce zuccone ed attesi in linea.

<<Oh buongiorno dolce Belle. A cosa devo il privilegio di poter sentire la sua voce?>> Disse con voce da sciocco, facendomi arrossire e sorridere come una deficiente. Era neanche una settimana che ci eravamo parlati e avevamo deciso di provare a frequentarci.
Continuavo ad avere paura che stessimo sbagliando e soprattutto mi sembrava di fare un torto enorme alla donna che era stata la sorella che avevo sempre desiderato.

"Non è il momento ora. Sai cosa è successo qui, da Can?"" Sussurrai per paura che qualcuno mi sentisse.

Il suo tono cambiò all'istante e capii che si era alzato in piedi. <<Cosa vuol dire? Sta male? È successo qualcosa?>> Ecco che era passato alla fase "allerta".

Strinsi gli occhi e scossi il capo velocemente, anche se lui non poteva vedermi. "No no no, nulla. È che qui... non lo so, c'è un'aria strana. Io sono arrivata e lui non mi ha accolta come al solito, una musica alta proviene da una parte della casa e Rubino, boh.. sembrava arrabbiato con Can." Gli spiegai, appoggiandomi al muro per poter vedere meglio che non ci fosse nessuno.

<<Rubino arrabbiato con Can?! Musica alta... Can->> Si interruppe e lo sentii battersi una mano in fronte. <<Quel cretino! Sta a vedere che ha rovinato tutto!>> Disse, parlando più con se stesso che con me, confondendomi ancora di più.

"Burak...?" Lo richiamai, sperando che mi dicesse qualcosa che avrei potuto capire.

<<Belle, parlate di quello che dovete io arrivo e me la vedo io con quel beota. A dopo.>> Riattaccò infastidito. Non sapevo a cosa si riferisse, ma prima di sta sera lo avrei scoperto.

Mi girai i capelli dietro l'orecchio e proseguii il mio cammino, fino ad arrivare al suo studio. La porta era aperta ma non vidi neanche l'ombra di Can, scorsi però che la portafinestra che dava sul balcone era aperta. Era di sicuro lì.

Entrai ed andai fino all'ingresso che dava su quel grande balcone, trovandolo a darmi le spalle mentre il suo sguardo era rivolto verso il mare in lontananza, oltre il bosco. Ma i suoi occhi erano ancora più lontani, andavano ben oltre l'orizzonte. I suoi occhi erano lontani, ma cercava qualcosa dentro di sé.
Eravamo praticamente fratelli e capivo il suo viso. Sì, qualcosa era successo.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora