25.

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ANNE

"Daiii, per favore chiediglielo!" Chiesi per la centesima volta a Rubino, mentre spolverava il salotto.

"Glielo chieda lei Milady, ha il dono della parola anche lei e di sicuro è più incalzante di me." Sospirò, lanciandomi un'occhiata esausta.

Inclinai il capo. "Stai dicendo che sono una rompiscatole?" Domandai, incrociando le braccia.

Mi guardò ed alzò le spalle; era un sì. Beh... non aveva tutti i torti.

Scossi la testa. "In qualsiasi caso a me non darebbe retta." Chiarii, giocherellando con il ciondolo argentato della mia collana.

Mi rivolse un sorriso spavaldo. "Non ne sono così sicuro Milady. Ha un'influenza abbastanza notevole su Sua Grazia."

Lo guardai sconcertata, non era assolutamente vero! Solo perché non mi aveva urlato più in faccia o perché mi avesse permesso di lavorare nella sua azienda, non significava che io esercitassi un certo potere su di lui. Al massimo era il contrario; diventavo sempre più vulnerabile quando lui mi era vicino e non capivo il perché... avevo iniziato a sentirmi così quando più di una settimana fa gli avevo chiesto di rimanere a dormire con me.
Ero leggermente alticcia e lui aveva fatto quello che gli avevo chiesto, non so se più per pena o per volere.

"Saçmalama!" Esclamai, squadrandolo e facendolo ridacchiare. Non c'era niente da ridere.

D'improvviso sembrò avere un'illuminazione. Si girò verso di me e si battè il piumino sul palmo della mano. "Scommetto quello che vuole che sono sicuro che al mio ritorno ci sarà almeno un albero di Natale in questa casa." Propose, tendendomi la mano.

Storsi la bocca e assottigliai gli occhi. "Ci sto." Replicai, stringendogli la mano. Proprio non sapevo cosa avrei potuto chiedergli se avessi vinto.

Mi sorrise e estrasse l'orologio da taschino. A volte sembrava uscito da un cartone animato, mi ricordava Lumiere della Bella e la Bestia.
"Bene. Io la saluto caramente e ci rivediamo tra un mesetto" Mormorò, con un grande sorriso.

Come avrei fatto un mese senza di lui? Se avessi anche solo provato a tartassare Can un decimo di quanto rompevo a Rubino ero sicura che avrei potuto dire le mie ultime preghiere. "Yaa, devi proprio andare?" Feci i capricci come una bambina di cinque anni, seguendolo fino alle scale come un cagnolino.

"Mi dispiace. Ma mio figlio è quello che rimane della mia famiglia." Replicò, prima di salire verso lo studio di Can.

Aspettai vicino alla porta e mi diedi una botta in testa; non avrei dovuto fargli una domanda del genere era da egoisti, lui per fortuna qualcuno ce l'aveva ancora.

Mi ricordai di un'usanza che mi aveva raccontato Rubino quindi corsi in cucina e presi una caraffa. La riempii per tre quarti e tornai all'ingresso giusto quando lui stava scendendo. Vedendo cosa tenevo tra le mani mi rivolse un sorriso pieno di gratitudine.

Posai la caraffa per terra e allargai le braccia, chiedendogli silenziosamente il permesso di abbracciarlo. Annuì e aprì a sua volta le braccia, accogliendomi.
Appoggiai il mento sulla sua spalla e lo salutai.

Quando ci staccammo e lui uscì, ripresi la caraffa e lo seguii. Aspettai che fosse un po' più distante di qualche passo e poi lanciai l'acqua dove lui era passato. Era come un buon auspicio per un lungo viaggio o per un trasferimento e direi che lui se lo meritava.

Lo guardai allontanarsi verso la sua piccola e lontana casetta, ma non a lungo dato che qui fuori faceva abbastanza freddo.

Rientrai e ritornai in cucina per posare il recipiente in vetro ora vuoto.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora