33.

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ANNE

Un rumore mi allontanò dalle braccia di Morfeo, ma non ci feci caso più di tanto.

Sentii i muscoli di Can guizzare sotto il mio corpo. Perché si stava alzando? Stavamo così bene.
Tuttavia, non appena il suo corpo caldo si allontanò dal mio, i miei occhi continuarono a rimanere serrati, cercando di restare nel mondo dei sogni il più a lungo possibile. Quando ero con lui dormivo così bene, che l'idea di non averlo accanto la notte iniziava ad agitarmi.

Pochi istanti dopo la sua voce alta risuonò nella grande stanza, giungendo fino alle mie orecchie. Non capii una sola parola; ero troppo presto per abilitare il mio cervello a capire il turco. Il suo tono però era forte e quindi, sempre tenendo gli occhi serrati, mi tirai a sedere, coprendomi con la coperta in pile.

"Sanem!" Mi richiamò perentorio ma sottovoce. In tutta risposta mugolai svogliatamente.

"Allah, Sanem. L'ufficio è qui." Quelle tre parole bastarono a portarmi sull'attenti.

Alla velocità della luce balzai giù dal divano e mi nascosi dietro ad esso.

Mi spostai le ciocche spettinate che mi erano ricadute davanti al viso, intanto che la mia vista metteva a fuoco la stanza in cui mi trovavo.

Non riuscii a trattenere una risata quando vidi Can. Mi guardò interrogativo ed io lo indicai con lo sguardo.

Abbassò lo sguardo su di sé, come se non sapesse a cosa mi stessi riferendo. Quando si accorse del mio vestito che si era legato addosso per nascondere il suo gran bel amico, un gran sorriso divertito disegnò il suo viso.
Era bello da far male.

"Almeno mi ero coperto nel caso avessi dovuto per forza aprire la porta." Puntualizzò, buttando un'occhiata fuori, facendomi segno con la mano di raggiungerlo velocemente.

Come uno gnomo col mantello di uno stregone lo raggiunsi, nascondendomi insieme a lui nel piccolo corridoio. "Perché altrimenti il potente e carismatico Can Divit si sarebbe presentato a qualcuno conciato in questo modo?" Domandai divertita, facendomi venire la cervicale per guardarlo negli occhi.

Alzò un sopracciglio. "Conciato?"

"Sì, conciato. Ehm, vuol dire ridotto in queste condizioni possiamo dire." Gli spiegai, avvicinandomi inconsciamente di più a lui.

Continuò a sorridere in quel modo meraviglioso. "Beh almeno avrei tenuto la mia merce celata, riservata solo a te. Guarda che per me non ci sarebbero problemi a mostrarmi completamente nudo." Ammiccò, tirandomi verso di sé.

Sorrisi come un ebete. "Chissà perché la cosa non mi sorprende affatto." Feci per staccarmi, quando lui mi riprese.

"Dove scappi? E il bacio?" Chiese, con finto tono arrabbiato.

Le mie piccole mani erano posate sul suo petto statuario e i nostri occhi erano incastonanti come due pietre preziose, che brillavano una della luce dell'altra.
Mi accarezzò dolcemente i capelli, continuando a guardarmi intensamente.

Stupidamente mi sembrava di percepire che qualsiasi cosa ci fosse tra noi due, avesse compiuto il passo successivo. Mi sentivo più legata a lui, ma non per il fatto che eravamo andati a letto insieme. Non sapevo neanche dare una spiegazione a quello che sentivo.
Eppure dovevo eliminare dalla mia mente tutte queste stupidaggini, lui una ragazza ce l'aveva già... e di sicuro non ero io e non lo sarei mai stata.

Davanti ai miei occhi vidi la figura longilinea di quella stangona dai capelli biondo scuro e un brivido mi fece venire la pelle d'oca. Scossi il capo ed abbassai lo sguardo, riprendendo le distanze da lui.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora