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CAN

Mi assicurai che tutta la casa fosse completamente chiusa ed allarmata, poi salii al piano di sopra.
Quando arrivai al piano della mia camera da letto, avevo già sbottonato i primi due bottoni della camicia.

Odiavo vestirmi così elegante, mi sentivo tremendamente limitato in qualsiasi movimento.

Sciolsi anche la parte raccolta dei miei capelli, scompigliandomeli.

Mi voltai verso le scale che portavano alla mansarda, sentendomi tremendamente attirato dalla donna che vi ci si trovava.
Infine presi una decisione. Non mi importava di nulla, se si sarebbe arrabbiata, se mi avrebbe cacciato... volevo semplicemente ringraziarla.

Salii ogni scalino facendo il meno rumore possibile, percorsi il piccolo corridoio fino ad arrivare accanto alla porta della sua stanza ancora appoggiata a questo muro.
Accennai un sorriso mentre mi appoggiai allo stipite.
Nella stanza non c'era un suo minimo movimento. Feci per entrare quando la vidi uscire dal bagno, ancora completamente uguale a com'era al galà, con l'eccezione che si era sciolta i capelli.

Mi riappoggiai e la osservai come un guardone ossessionato.

Andò ad aprire la finestra e vi rimase davanti per alcuni attimi. L'aria fresca le accarezzava le morbide guance e nonostante non stessi vedendo il suo viso in quel momento ero sicuro che avesse gli occhi socchiusi, per godersi meglio la libertà e la piccola serenità che l'aria le dava.

Inspirò avidamente quell'aria e poi abbassò leggermente il capo, per poi voltarlo lentamente verso di me.
Ormai era impossibile che non sentisse il mio sguardo o la mia presenza, potevamo essere ovunque ma entrambi riuscivamo a sentire la vicinanza dell'altro.

Non disse una parola ed io non mi mossi, continuando a guardarla con la stessa intensità.
Riportò lo sguardo davanti a sé e si piegò in avanti tenendosi alla finestra, come se si stesse stiracchiando.
Io tuttavia mi concentrai sulla sua schiena scoperta accarezzata dai colori dei raggi della luna.

Si raddrizzò e andò verso il suo letto, non prima di avermi lanciato un'occhiataccia.
"Perché sei venuto qui?" Domandò fredda, abbassandosi per togliersi i tacchi.

I miei occhi continuarono a rimanere incollati al suo corpo. "Deve esserci per forza un motivo?" Le chiesi, rispondendo con una domanda, cosa che sapevo che lei detestava.

Dopo aver tolto la prima scarpa, si concentrò sull'altra. Una volta levata anche quella, mi guardò dritta negli occhi. "Sì altrimenti puoi anche andartene." Replicò, andando verso la scarpiera e mettere quel paio di tacchi al loro posto, tra tutti gli altri ordinati secondo un certo criterio.

Mi passai una mano tra i capelli ed entrai nella stanza. "Volevo ringraziarti." Le dissi, mentre lei mi passò davanti, per andare davanti allo specchio a figura intera.

"Prego." Rispose secca, portando le mani su un'orecchio per togliersi il prezioso orecchino del pandan che le avevo fatto trovare con il vestito.

Sospirai, iniziando ad essere infastidito da questo suo comportamento. "Non sai neanche per che cosa ti sto ringraziando!" La ripresi, dirigendomi verso di lei.

"Poco mi importa. L'unica cosa che voglio è che tu esca il prima possibile da questa stanza!" Replicò, con entrambi gli orecchini in mano, voltandosi verso di me con gli occhi pieni di rabbia.

Posò gli orecchini e poi si concentrò sulla collana.
Tentò numerose volte di sganciarla, ma con scarsi risultati.

Mi avvicinai definitivamente a lei, ma la reazione che mi rivolse non mi piacque affatto. Fece un passo di lato e mi uccise con lo sguardo.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora