21.

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ANNE

"Çok çok iyi Milady, gerçekten." Si complimentò infine Rubino, con un fiero sorriso.

"Teşekkür ederim!" Lo ringraziai con un sorrisone, super felice.

Era più di un mese che mi mettevo sotto tutti i giorni, giorno e notte, per apprendere al meglio questa melodiosa lingua. All'inizio avevo faticato un po', era completamente diversa da qualsiasi lingua parlassi e riuscire a pronunciare correttamente già solo le lettere era un'impresa.

Ora però capivo quasi tutto e se era un'argomento un po' più difficile, captavo le parole a me conosciute e riuscivo a far quadrare quello che mi veniva detto. Grazie memoria fotografica.

Stavo raccogliendo i vari fogli e ordinando le mie cose quando Can entrò con tutto il suo carisma nella grande sala. Pur senza posare lo sguardo su di lui avvertivo i suoi occhi bruciare su di me.

Quest'ultimo mese era stato molto lungo e... intenso. Non aveva provato neanche una volta ad avvicinarsi a me, tranne qualche raro bacio. Erano state poche le volte in cui avevamo parlato, parlato davvero. Ogni volta che ci trovavamo nella stessa stanza il mio stomaco sembrava chiudersi, la saliva sembrava prosciugarsi e il mio respiro si faceva più pesante. Qualcosa era cambiato in me e non sapevo perché, in fondo era sempre lo stesso uomo quello che avevo di fronte.
A volte mi sentivo addirittura in colpa e in debito con lui... che assurdità.

Rubino fece un inchino e uscì silenzioso dalla sala, lasciandomi da sola con lui.

Aspettò alcuni secondi e poi venne verso di me, ed io mi costrinsi a guardarlo. Teneva gli occhi fissi nei miei, dominandomi con un solo sguardo, le labbra erano contratte così come le sue sopracciglia. Sembrava costantemente arrabbiato.

Lanciò alcune carte e documenti sul tavolo e mise le mani in tasca. "I tuoi nuovi documenti. Vedi di impararli bene." Mi ordinò.

Inspirai profondamente e presi in mano quella che sembrava la carta d'identità. "Non sei proprio capace a dire più di quattro parole."

"Come scusa?" Chiese, inclinando il capo.
Che? Avevo di nuovo detto quello che pensavo ad alta voce?!

Lo guardai e mi costrinsi ad ammettere quello che avevo appena detto. "È la verità. Con me non sei più in grado di fare una frase che non contenga solo soggetto, verbo e complemento oggetto."

Mi guardò con un sopracciglio alzato, allibito. "Cosa dovrei fare? Raccontarti i miei problemi mentre beviamo un tè? Dato che non posso averti con me come voglio io, e meglio anche se ti parlo solo lo stretto necessario, yoksa..." Si portò le mani sui fianchi e abbassò il capo, non continuando.

"Yoksa ne?" Chiesi, cercando i suoi occhi neri come le tenebre.

Quando rialzò il capo mi accorsi che avevo fatto inconsapevolmente un passo verso di lui, dato che ci ritrovammo a pochi centimetri uno dall'altro.
Non mi rispose. I suoi occhi fecero avanti indietro tra i miei e le mie labbra. Riuscivo a percepire il suo respiro caldo ed immaginai l'albatros tracciato sul suo petto che si alzava ed abbassava.

"Giovedì verrai a fare il colloquio. Calati nella parte." Ovviamente evitò la mia domanda e fece per andarsene.

"Perché giovedì?" Domandai; ero già perfettamente pronta perché avrei dovuto aspettare una settimana?

Si fermò e prima di riportare lo sguardo su di me prese un lungo respiro. "Perché sarò via per lavoro."

"E quindi? Hai un vicecapo che prende le decisioni quando non ci sei-"

"Fai quello che vuoi Sanem. Parlare con te è inutile." Sibilò, abbandonando la sala.

Mi morsi il labbro e scossi il capo, incredula del suo comportamento. Diedi una rapida occhiata al documento che tenevo in mano.
Quasi non credetti a quale sarebbe stato il mio nuovo nome.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora